Lecco, Sportello 15/24: un servizio vincente grazie all'integrazione socio-sanitaria
Continua a funzionare ben oltre le aspettative iniziali lo sportello 15/24, il servizio di supporto psicologico a bassa soglia, gratuito e ad accesso spontaneo, attivo presso l’Informagiovani che si rivolge ai ragazzi tra i 15 e i 24 anni che hanno sofferenze o problematiche non inquadrabili come una psicopatologia già consolidata. Durante una riunione congiunta delle commissioni terza e quarta del Comune di Lecco ne è stato fatto il tradizionale bilancio e tutti i relatori intervenuti hanno sottolineato la bontà del progetto, grazie in particolare alla solida rete che si è costituita intorno ad esso.
È stata la dott.ssa Francesca Marchi, coordinatrice del progetto, ad entrare nel merito dei dati, ricordando innanzitutto alcuni tratti che rendono così efficace il servizio: la trasversalità rispetto alla maggiore età, il radicamento sul territorio, la possibilità di orientare verso servizi specialistici quei ragazzi che necessitano un supporto diverso.
Nel 2023 sono stati visti 158 ragazzi di cui 93 nuovi ingressi e 65 già in carico dal 2022. 88 ragazzi sono stati dimessi, 52 sono in carico, dieci sono stati accompagnati al passaggio in cura, 12 sono coloro che non hanno proseguito. “I nostri sono interventi brevi e focali che permettono dimissioni relativamente rapide e nuovi ingressi; lavoriamo con percorsi psicologici individuali, percorsi di gruppo, integrazione con i contesti di vita dei ragazzi - prosegue Marchi - L’82% di chi si rivolge allo sportello presenta un quadro diagnostico compatibile con Disturbi emotivi comuni, non gravi. Solo il 9% hanno assunto una terapia farmacologica e solo 15 ragazzi sono stati indirizzati verso una consulenza psichiatrica. Negli anni abbiamo adottato la valutazione ruotinaria di esito, uno strumento che permette di valutare se il paziente effettua un cambiamento significativo grazie al percorso psicologico: su 191 ragazzi che hanno seguito un percorso allo sportello tra il 2021 e il 2023, il 78% ha avuto un cambiato significativo, è stato dimesso con un livello di disagio trascurabile non solo a livello clinico ma anche statistico”.
Dati che ha commentato anche Vittorio Rigamonti, direttore della Struttura semplice dipartimentale di psicologia clinica: “È un servizio che ha avuto dei passaggi in cura molto bassi, questo è un dato importante perché vuol dire che il codice di accesso è correlato al servizio, ovvero che il servizio è identificato nella maniera corretta, anche il livello di drop-out molto basso è un ottimo dato. Il risultato finale è efficace, aver costruito dei servizi a libero accesso e con una forte integrazione con l’aspetto educativo è stata la carta vincente”.
Molte le riflessioni e le domande sollevate dai commissari durante il dibattito in aula: dal rapporto con le sostanze al tema del suicidio, dal rapporto con la famiglia e con le scuole al tema del futuro delle giovani generazioni. Ma le questioni che per lo più sono emerse sono state due: quali ragioni spingono i ragazzi a presentarsi allo sportello e che cosa può fare la politica per arginare il disagio dei giovani. Per rispondere alla prima domanda la dott.ssa Marchi ha spiegato che non si possono dare dei numeri perché non c’è una sola motivazione che spinge i giovani a chiedere aiuto: “Si arriva allo sportello perché si pensa di avere un problema, ma poi durante il percorso ne emergono degli altri”.
Rispetto alla seconda questione è stata l’assessore Durante a fare una riflessione: “L’obiettivo non è quello di azzerare i numeri dei ragazzi che si rivolgono al servizio, ma quello di far emergere le fragilità che è fisiologico che ci siano in questa fascia di età. L’80% dei ragazzi presenta un disagio emotivo comune, con qualsiasi azione preventiva non raggiungeremmo il punto zero di fragilità, il compito della politica è quello di offrire un posto accogliente e neutro dove affrontarla e accompagnarla”.
“Lo sportello è uno dei servizi di maggior valore che raccoglie i riscontri più positivi da parte dei ragazzi - ha detto l’assessore Alessandra Durante nella sua introduzione - Questo grazie alla rete che permette di garantire un servizio molto ricercato dai ragazzi che trovano allo sportello davvero il supporto che cercano. È un servizio che ci permette di intercettare delle tendenze e dei temi che nel tempo variano e danno all’amministrazione delle indicazioni per adeguare le proprie politiche. È infatti importante intercettare il più precocemente possibile le situazioni di fatica prima che si trasformino in vero e proprio disagio. Per questo stiamo pensando di rivolgerci anche ad una fascia ancora più piccola, quella che va dai dieci anni, con l’inevitabile coinvolgimento degli adulti di riferimento”. Luca Pedrazzoli, responsabile dell’Informagiovani, ha sottolineato l’importanza del lavoro integrato tra “socio” e “sanitario”: “Il progetto è nato con l’obiettivo di unire competenze diverse in un contesto informale, così da poter accogliere le domande che portano i ragazzi a livello di rete”.
È stata la dott.ssa Francesca Marchi, coordinatrice del progetto, ad entrare nel merito dei dati, ricordando innanzitutto alcuni tratti che rendono così efficace il servizio: la trasversalità rispetto alla maggiore età, il radicamento sul territorio, la possibilità di orientare verso servizi specialistici quei ragazzi che necessitano un supporto diverso.
Alcuni dati. Il numero dei contatti è cresciuto negli anni: dai 151 del 2018/2019, al calo a 95 nel 2020 a seguito del Covid, e poi la risalita a 215 nel 2021, 239 nel 2022, 238 nel 2023. “Sono numeri alti - sottolinea Marchi - con dei picchi verso il basso nei mesi estivi, quando non c’è la scuola. Per tutti coloro che si rivolgono allo sportello viene fatta una prima analisi della domanda dopo il contatto e l’esito può essere l’accompagnamento a un servizio specialistico per i casi gravi o l’avvio degli incontri con lo psicologo allo sportello”.
Nel 2023 sono stati visti 158 ragazzi di cui 93 nuovi ingressi e 65 già in carico dal 2022. 88 ragazzi sono stati dimessi, 52 sono in carico, dieci sono stati accompagnati al passaggio in cura, 12 sono coloro che non hanno proseguito. “I nostri sono interventi brevi e focali che permettono dimissioni relativamente rapide e nuovi ingressi; lavoriamo con percorsi psicologici individuali, percorsi di gruppo, integrazione con i contesti di vita dei ragazzi - prosegue Marchi - L’82% di chi si rivolge allo sportello presenta un quadro diagnostico compatibile con Disturbi emotivi comuni, non gravi. Solo il 9% hanno assunto una terapia farmacologica e solo 15 ragazzi sono stati indirizzati verso una consulenza psichiatrica. Negli anni abbiamo adottato la valutazione ruotinaria di esito, uno strumento che permette di valutare se il paziente effettua un cambiamento significativo grazie al percorso psicologico: su 191 ragazzi che hanno seguito un percorso allo sportello tra il 2021 e il 2023, il 78% ha avuto un cambiato significativo, è stato dimesso con un livello di disagio trascurabile non solo a livello clinico ma anche statistico”.
Dati che ha commentato anche Vittorio Rigamonti, direttore della Struttura semplice dipartimentale di psicologia clinica: “È un servizio che ha avuto dei passaggi in cura molto bassi, questo è un dato importante perché vuol dire che il codice di accesso è correlato al servizio, ovvero che il servizio è identificato nella maniera corretta, anche il livello di drop-out molto basso è un ottimo dato. Il risultato finale è efficace, aver costruito dei servizi a libero accesso e con una forte integrazione con l’aspetto educativo è stata la carta vincente”.
Molte le riflessioni e le domande sollevate dai commissari durante il dibattito in aula: dal rapporto con le sostanze al tema del suicidio, dal rapporto con la famiglia e con le scuole al tema del futuro delle giovani generazioni. Ma le questioni che per lo più sono emerse sono state due: quali ragioni spingono i ragazzi a presentarsi allo sportello e che cosa può fare la politica per arginare il disagio dei giovani. Per rispondere alla prima domanda la dott.ssa Marchi ha spiegato che non si possono dare dei numeri perché non c’è una sola motivazione che spinge i giovani a chiedere aiuto: “Si arriva allo sportello perché si pensa di avere un problema, ma poi durante il percorso ne emergono degli altri”.
Rispetto alla seconda questione è stata l’assessore Durante a fare una riflessione: “L’obiettivo non è quello di azzerare i numeri dei ragazzi che si rivolgono al servizio, ma quello di far emergere le fragilità che è fisiologico che ci siano in questa fascia di età. L’80% dei ragazzi presenta un disagio emotivo comune, con qualsiasi azione preventiva non raggiungeremmo il punto zero di fragilità, il compito della politica è quello di offrire un posto accogliente e neutro dove affrontarla e accompagnarla”.
M.V.