In viaggio a tempo indeterminato/334: un minuscolo puntino
"L'indice della borsa di Tokyo..."
"Diamo la linea al nostro inviato da Tokyo"
Tokyo è una di quelle città che ti sembra di conoscere già, anche se non ci sei mai stato.
È un po' come New York ma in versione asiatica.
La conosci perché l'hai vista in TV fin da quando eri una bambina che faceva merenda con il succo alla pesca. Mila e Shiro giocavano lì e anche se il fulcro del cartone animato era un pallone rotante a volte attorniato da fiamme, sapevi che dall'altra parte del mondo esisteva una città con quel nome.
Tokyo, letteralmente la "capitale dell'Est", una delle megalopoli più grandi del mondo. E pensare che tutto è iniziato da un piccolo villaggio di pescatori chiamato Edo che nel corso della storia si è trasformato e ingigantito talmente tanto da diventare il principale centro dell'Asia.
È la seconda volta che visitiamo questa metropoli e ogni volta provo una stranissima sensazione, anzi due stranissime sensazioni.
La prima è legata al concentrato di giapponesità di questa città. Qui c'è tutto il Giappone ma in una dimensione gigantesca.
Giganteschi sono i grattacieli che nascondono il sole anche alle due di pomeriggio.
Giganteschi sono i templi, i parchi, i mercati.
Giganteschi sono gli incroci, come Shibuya, il più popolato del mondo.
Gigantesche sono le insegne al neon del quartiere dell'elettronica.
Gigantesche le stazioni dei treni e della metro.
Tokyo è l'elevamento a potenza di qualunque altra città nipponica.
E davanti a tutta questa "mastodonticità" non puoi che rimanere ammaliato e strabiliato.
Ti sembra di trovarti in una città progettata per giganti ma abitata da uomini.
Mentre camminavo su quelle strade affollate, non riuscivo a smettere di guardarmi attorno, rapita da tutto quel caos ordinato e imperfetto.
Da una veloce ricerca online ho poi scoperto che Tokyo ha moltissimi primati che contribuiscono a renderla bizzarramente unica.
Oltre a essere la megalopoli più popolosa del mondo, è anche quella con il maggior numero di ristoranti con stelle Michelin. Le due cose non credo siano collegate ma non si può dire che a Tokyo si mangi male.
Poi c'è la torre più alta del mondo, la Tokyo Skytree, che con i suoi 634 metri di altezza fa sembrare una miniatura la Tour Eiffel.
All'incrocio più caotico dell'universo ho già fatto un accenno prima, ma pare che a Shibuya nell'ora di punta, possano attraversare anche 3000 persone contemporaneamente. Un'incredibile danza umana.
A Tokyo è stato costruito il primo Disneyland fuori dagli Stati Uniti.
A Tokyo c'è il mercato del pesce all'ingrosso più grande del mondo.
A Tokyo c'è il quartiere di elettronica più imponente del globo.
Tokyo, insomma, sembra avere tanti di quei primati tutti insieme da pensare che alcuni, forse, siano un po' esagerati e farlocchi.
Salvo poi trovarcisi in quell'incrocio, a quel mercato, o ai piedi di quella torre, per capire che in realtà è tutto vero.E poi c'è la seconda strana sensazione che mi provoca questa città.
È personale perché credo sia collegata a un periodo passato della mia vita.
Vedere tutte quelle persone in giacca e cravatta che si infilano rapide nella stazione della metro, seguendo una coreografia che nessuno ha scritto ma che tutti conoscono, mi ricorda di quando correvo verso l'ufficio in centro a Milano.
Quella strada che facevo a memoria senza nemmeno vedere ciò che mi succedeva attorno.
Magari notavo i turisti distratti che passeggiavano con le macchine fotografiche al collo, ma ero troppo concentrata sul luogo che dovevo raggiungere per far caso alla maestosità del Duomo o alla grandiosità del Castello Sforzesco.
Essere a Tokyo, ora, mi fa sentire "dall'altra parte". Come se non fossi più quella corre ma quella che osserva lentamente.
Ma allo stesso tempo, mi lascia una sensazione di vuoto e spaesamento. Mi fa sentire come una piccola formica in un enorme caotico formicaio, intenta a correre verso qualcosa che non sa nemmeno cos'è.
Un po' come quando vedi uno di quei meme sui social con la foto dell'universo e una freccia diretta verso un minuscolo puntino con la scritta "Terra" che serve a farti capire quanto infinitamente minuscolo sia lo spazio che ognuno di noi occupa.
Ecco, Tokyo mi fa lo stesso effetto.
Mi fa sentire un minuscolo puntino in un enorme universo.
"Diamo la linea al nostro inviato da Tokyo"
Tokyo è una di quelle città che ti sembra di conoscere già, anche se non ci sei mai stato.
È un po' come New York ma in versione asiatica.
La conosci perché l'hai vista in TV fin da quando eri una bambina che faceva merenda con il succo alla pesca. Mila e Shiro giocavano lì e anche se il fulcro del cartone animato era un pallone rotante a volte attorniato da fiamme, sapevi che dall'altra parte del mondo esisteva una città con quel nome.
Tokyo, letteralmente la "capitale dell'Est", una delle megalopoli più grandi del mondo. E pensare che tutto è iniziato da un piccolo villaggio di pescatori chiamato Edo che nel corso della storia si è trasformato e ingigantito talmente tanto da diventare il principale centro dell'Asia.
È la seconda volta che visitiamo questa metropoli e ogni volta provo una stranissima sensazione, anzi due stranissime sensazioni.
La prima è legata al concentrato di giapponesità di questa città. Qui c'è tutto il Giappone ma in una dimensione gigantesca.
Giganteschi sono i grattacieli che nascondono il sole anche alle due di pomeriggio.
Giganteschi sono i templi, i parchi, i mercati.
Giganteschi sono gli incroci, come Shibuya, il più popolato del mondo.
Gigantesche sono le insegne al neon del quartiere dell'elettronica.
Gigantesche le stazioni dei treni e della metro.
Tokyo è l'elevamento a potenza di qualunque altra città nipponica.
E davanti a tutta questa "mastodonticità" non puoi che rimanere ammaliato e strabiliato.
Ti sembra di trovarti in una città progettata per giganti ma abitata da uomini.
Mentre camminavo su quelle strade affollate, non riuscivo a smettere di guardarmi attorno, rapita da tutto quel caos ordinato e imperfetto.
Da una veloce ricerca online ho poi scoperto che Tokyo ha moltissimi primati che contribuiscono a renderla bizzarramente unica.
Oltre a essere la megalopoli più popolosa del mondo, è anche quella con il maggior numero di ristoranti con stelle Michelin. Le due cose non credo siano collegate ma non si può dire che a Tokyo si mangi male.
Poi c'è la torre più alta del mondo, la Tokyo Skytree, che con i suoi 634 metri di altezza fa sembrare una miniatura la Tour Eiffel.
All'incrocio più caotico dell'universo ho già fatto un accenno prima, ma pare che a Shibuya nell'ora di punta, possano attraversare anche 3000 persone contemporaneamente. Un'incredibile danza umana.
A Tokyo è stato costruito il primo Disneyland fuori dagli Stati Uniti.
A Tokyo c'è il mercato del pesce all'ingrosso più grande del mondo.
A Tokyo c'è il quartiere di elettronica più imponente del globo.
Tokyo, insomma, sembra avere tanti di quei primati tutti insieme da pensare che alcuni, forse, siano un po' esagerati e farlocchi.
Salvo poi trovarcisi in quell'incrocio, a quel mercato, o ai piedi di quella torre, per capire che in realtà è tutto vero.E poi c'è la seconda strana sensazione che mi provoca questa città.
È personale perché credo sia collegata a un periodo passato della mia vita.
Vedere tutte quelle persone in giacca e cravatta che si infilano rapide nella stazione della metro, seguendo una coreografia che nessuno ha scritto ma che tutti conoscono, mi ricorda di quando correvo verso l'ufficio in centro a Milano.
Quella strada che facevo a memoria senza nemmeno vedere ciò che mi succedeva attorno.
Magari notavo i turisti distratti che passeggiavano con le macchine fotografiche al collo, ma ero troppo concentrata sul luogo che dovevo raggiungere per far caso alla maestosità del Duomo o alla grandiosità del Castello Sforzesco.
Essere a Tokyo, ora, mi fa sentire "dall'altra parte". Come se non fossi più quella corre ma quella che osserva lentamente.
Ma allo stesso tempo, mi lascia una sensazione di vuoto e spaesamento. Mi fa sentire come una piccola formica in un enorme caotico formicaio, intenta a correre verso qualcosa che non sa nemmeno cos'è.
Un po' come quando vedi uno di quei meme sui social con la foto dell'universo e una freccia diretta verso un minuscolo puntino con la scritta "Terra" che serve a farti capire quanto infinitamente minuscolo sia lo spazio che ognuno di noi occupa.
Ecco, Tokyo mi fa lo stesso effetto.
Mi fa sentire un minuscolo puntino in un enorme universo.
Angela (e Paolo)