Lecco: truffa dello specchetto, giovane condannato a 5 mesi
Cinque mesi, oltre al pagamento di una multa di 100 euro. E' la condanna inflitta stamani dal giudice in ruolo monocratico del Tribunale di Lecco, Bianca Maria Bianchi, nei confronti di Giuseppe F., imputato in un procedimento penale per truffa (e tentata truffa). La vicenda sviscerata stamani in aula risale al marzo 2022 quando tre persone si rivolsero alla Questura a Lecco presentando altrettante querele, poichè avvicinate - in tempi e modalità differenti - da un soggetto di giovane età, italiano, che richiedeva loro una somma di denaro a seguito di un presunto danno cagionato allo specchietto della sua auto.
Nell'istruttoria dibattimentale sono state dunque ascoltate le persone offese; a partire da un poliziotto che, in borghese, mentre percorreva Via Ghislanzoni, si era ritrovato faccia a faccia con l'imputato. ''Ho sentito all'improvviso un botto molto forte all'altezza della portiera. Poco più tardi mi si è avvicinato un individuo, alto, robusto e con un tatuaggio sul collo, sostenendo che gli ero andato addosso, rompendo lo specchietto della sua Polo'' ha detto il teste. ''Quando ho preso il telefono per chiamare i miei colleghi della Questura, è subito fuggito''.
La truffa nel suo caso, è stata soltanto tentata, ma ha comunque rifiutato all'offerta di un risarcimento simbolico di 150 euro da parte della difesa, non volendo rimettere la querela sporta.
Stessa posizione della successiva vittima escussa stamani, un ottantenne residente a Lecco che era stato avvicinato dal soggetto l'8 marzo 2022, fra Via Como e Via Ghislanzoni. ''Voleva 380 euro per lo specchietto che gli avrei rotto in uno scontro avvenuto in curva, ma io non avevo soldi. Così è sceso di prezzo, arrivando a 80 euro. Quando ho preso in mano il telefono, è andato via'' ha detto il lecchese, che ha accettato il risarcimento per il danno morale patito, non ritirando però la denuncia a carico del giovane imputato. Troppo grande lo spavento rimediato in quello sgradito incontro.
Se i primi due testi hanno riferito di un tentativo di truffa subito, è andata invece peggio ad un terzo lecchese, comparso anch'egli dinnanzi al giudice. ''Ero appena uscito di casa, quando in Via Polvara ho sentito un colpo forte. Poco dopo un uomo si è palesato, chiedendomi un risarcimento'' ha detto il teste. ''All'inizio ci avevo creduto perchè in quella zona la strada è stretta e spesso accadono questi episodi. Così gli ho dato 130 euro. Solo qualche giorno più tardi, ascoltando alla televisione un servizio su questi fatti, ho capito di essere stato truffato e ho sporto denuncia''.
Seppur differenti, i tre episodi hanno presentato un quadro analogo, caratterizzato dalla medesima condotta da parte di un soggetto che le vittime avevano riconosciuto in un album fotografico mostrato loro dalla Polizia che, al culmine dell'indagine, aveva deferito il soggetto. Un fascicolo dal quale è scaturito il processo a suo carico.
A istruttoria chiusa, il vice procuratore onorario Caterina Scarselli - ritenendo raggiunta la prova in ordine alla penale responsabilità dell'imputato e valutando altresì la condotta riparatoria messa in atto - ne ha chiesto la condanna alla pena di quattro mesi di reclusione, oltre al pagamento di una multa di 150 euro. Si è invece battuta per l'estinzione del reato - stante i risarcimenti proposti - la difesa. Ritiratasi in camera di consiglio il giudice Bianchi si è espressa per la condanna a cinque mesi di reclusione e al pagamento di 100 euro di multa.
Nell'istruttoria dibattimentale sono state dunque ascoltate le persone offese; a partire da un poliziotto che, in borghese, mentre percorreva Via Ghislanzoni, si era ritrovato faccia a faccia con l'imputato. ''Ho sentito all'improvviso un botto molto forte all'altezza della portiera. Poco più tardi mi si è avvicinato un individuo, alto, robusto e con un tatuaggio sul collo, sostenendo che gli ero andato addosso, rompendo lo specchietto della sua Polo'' ha detto il teste. ''Quando ho preso il telefono per chiamare i miei colleghi della Questura, è subito fuggito''.
La truffa nel suo caso, è stata soltanto tentata, ma ha comunque rifiutato all'offerta di un risarcimento simbolico di 150 euro da parte della difesa, non volendo rimettere la querela sporta.
Stessa posizione della successiva vittima escussa stamani, un ottantenne residente a Lecco che era stato avvicinato dal soggetto l'8 marzo 2022, fra Via Como e Via Ghislanzoni. ''Voleva 380 euro per lo specchietto che gli avrei rotto in uno scontro avvenuto in curva, ma io non avevo soldi. Così è sceso di prezzo, arrivando a 80 euro. Quando ho preso in mano il telefono, è andato via'' ha detto il lecchese, che ha accettato il risarcimento per il danno morale patito, non ritirando però la denuncia a carico del giovane imputato. Troppo grande lo spavento rimediato in quello sgradito incontro.
Se i primi due testi hanno riferito di un tentativo di truffa subito, è andata invece peggio ad un terzo lecchese, comparso anch'egli dinnanzi al giudice. ''Ero appena uscito di casa, quando in Via Polvara ho sentito un colpo forte. Poco dopo un uomo si è palesato, chiedendomi un risarcimento'' ha detto il teste. ''All'inizio ci avevo creduto perchè in quella zona la strada è stretta e spesso accadono questi episodi. Così gli ho dato 130 euro. Solo qualche giorno più tardi, ascoltando alla televisione un servizio su questi fatti, ho capito di essere stato truffato e ho sporto denuncia''.
Seppur differenti, i tre episodi hanno presentato un quadro analogo, caratterizzato dalla medesima condotta da parte di un soggetto che le vittime avevano riconosciuto in un album fotografico mostrato loro dalla Polizia che, al culmine dell'indagine, aveva deferito il soggetto. Un fascicolo dal quale è scaturito il processo a suo carico.
A istruttoria chiusa, il vice procuratore onorario Caterina Scarselli - ritenendo raggiunta la prova in ordine alla penale responsabilità dell'imputato e valutando altresì la condotta riparatoria messa in atto - ne ha chiesto la condanna alla pena di quattro mesi di reclusione, oltre al pagamento di una multa di 150 euro. Si è invece battuta per l'estinzione del reato - stante i risarcimenti proposti - la difesa. Ritiratasi in camera di consiglio il giudice Bianchi si è espressa per la condanna a cinque mesi di reclusione e al pagamento di 100 euro di multa.
G.C.