Disarmiamoci a iniziare dai campi scuola
201 piccole penne nere come sono quelle a Torre de' Busi sono una meraviglia. Un po’ meno, molto molto molto meno, l’intruppamento militaresco “con le giornate scandite "alla militare", con l'alzabandiera di prima mattina, il rancio e la suddivisione dei partecipanti in "brigate", ect.
Prosieguo nel messaggio di quello sullo striscione che apriva un pezzo dell'adunata oceanica degli Alpini 2° Raggruppamento che si era tenuta a Lecco nell’ottobre 2022 che diceva: "per dare all'Italia altri 100 anni di impegno civile chiediamo il ripristino della leva". Che era un po' in contraddizione, l'impegno deve essere civile o militare? Ecco.
E’ ormai tempo prezioso, che fin da piccoli ci si disarmi, si insegni il disarmo e la smilitarizzazione. C’è davvero bisogno, soprattutto fin da piccoli di Alzabandiera, di Giornate scandite alla militare, di stare sull’attenti, di divise e gradi, di intruppamenti, per promuovere l’impegno civile? C'è davvero bisogno soprattutto da grandi, per l'impegno civile di cameratismo, esercitazioni militari, nonnismo, gerarchie date da gradi e non dal merito e ancora alienazione e sperperi economici per inutili caserme, soldati e carri armati da schierare perché non passi l'invasor?
Non è necessario invece oggi, per più motivi, culturali, economici, politici e di futuro possibile e da costruire al posto che la vita e le giornate in stile militare introdurre la leva, ma quella del disarmarci? Abbiamo 95.000 militari sparsi in un migliaio di caserme e ogni anno 28 miliardi di € in spesa militare, con l'obiettivo, approvato, di arrivare a 38. Ossia 104 milioni € al giorno. Siamo il sesto esportatore di armi al mondo, i nostri primi clienti sono Egitto e Turchia, Arabia saudita e ancora vendiamo ad Israele e tutti non è un mistero come le usino.
È tempo e responsabilità di ognuno di disarmarci, dismettere molte divise e altrettante caserme e restituirle, convertirle, aprirle alle Città, all'uso pubblico, educativo, sanitario, artistico, produttivo, sociale e abitativo popolare L'Italia è già fin troppo in guerra perché è da sempre un territorio infarcito di guerra, con basi militari sparse ovunque, ordigni nucleari, porti dove partono armamenti e divise da sfilare, e piccoli adolescenti da intruppare. Ci servono ragazze e ragazzi, uomini e donne disarmati, per il benessere delle comunità. Non si può vedere l’impegno civile solo sotto un’alzabandiera, un rancio, intruppati in brigate e insegnare, di fatto, il militarismo Eppure qui c'è ancora chi scandisce le giornate alla militare, chi in marcia per le strade festanti di qualche città con scritto "per dare all'Italia altri 100 anni di impegno civile chiediamo il ripristino della leva". Signornó signore.
Prosieguo nel messaggio di quello sullo striscione che apriva un pezzo dell'adunata oceanica degli Alpini 2° Raggruppamento che si era tenuta a Lecco nell’ottobre 2022 che diceva: "per dare all'Italia altri 100 anni di impegno civile chiediamo il ripristino della leva". Che era un po' in contraddizione, l'impegno deve essere civile o militare? Ecco.
E’ ormai tempo prezioso, che fin da piccoli ci si disarmi, si insegni il disarmo e la smilitarizzazione. C’è davvero bisogno, soprattutto fin da piccoli di Alzabandiera, di Giornate scandite alla militare, di stare sull’attenti, di divise e gradi, di intruppamenti, per promuovere l’impegno civile? C'è davvero bisogno soprattutto da grandi, per l'impegno civile di cameratismo, esercitazioni militari, nonnismo, gerarchie date da gradi e non dal merito e ancora alienazione e sperperi economici per inutili caserme, soldati e carri armati da schierare perché non passi l'invasor?
Non è necessario invece oggi, per più motivi, culturali, economici, politici e di futuro possibile e da costruire al posto che la vita e le giornate in stile militare introdurre la leva, ma quella del disarmarci? Abbiamo 95.000 militari sparsi in un migliaio di caserme e ogni anno 28 miliardi di € in spesa militare, con l'obiettivo, approvato, di arrivare a 38. Ossia 104 milioni € al giorno. Siamo il sesto esportatore di armi al mondo, i nostri primi clienti sono Egitto e Turchia, Arabia saudita e ancora vendiamo ad Israele e tutti non è un mistero come le usino.
È tempo e responsabilità di ognuno di disarmarci, dismettere molte divise e altrettante caserme e restituirle, convertirle, aprirle alle Città, all'uso pubblico, educativo, sanitario, artistico, produttivo, sociale e abitativo popolare L'Italia è già fin troppo in guerra perché è da sempre un territorio infarcito di guerra, con basi militari sparse ovunque, ordigni nucleari, porti dove partono armamenti e divise da sfilare, e piccoli adolescenti da intruppare. Ci servono ragazze e ragazzi, uomini e donne disarmati, per il benessere delle comunità. Non si può vedere l’impegno civile solo sotto un’alzabandiera, un rancio, intruppati in brigate e insegnare, di fatto, il militarismo Eppure qui c'è ancora chi scandisce le giornate alla militare, chi in marcia per le strade festanti di qualche città con scritto "per dare all'Italia altri 100 anni di impegno civile chiediamo il ripristino della leva". Signornó signore.