PAROLE CHE PARLANO/179

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Compasso

Certo, lo sappiamo, il compasso è costituito da due asticelle incernierate ed è usato per tracciare circonferenze o per misurare lunghezze. La sua origine la ritroviamo nel verbo latino compassare, derivato di passus, passo, col prefisso cum-, con. Quindi, compasso vuol dire letteralmente misurare a passi. Ciò comporta che si tratti di uno strumento approssimativo e poco preciso? Assolutamente no, ben lo sanno coloro che si occupano di geometria o di misure nautiche.

In effetti, per i Romani, il passo era un’unità di misura ben precisa, corrispondente a cinque piedi (29,6 cm), per un totale di circa 148 cm. Mille passi corrispondevano a un miglio, quindi a 1,48 km. Ecco allora che il compasso acquista tutti quei significati di precisione che hanno portato alla creazione di modi di dire come “persona compassata” o “discorso compassato” per sottolineare comportamenti eccessivamente rigorosi, scrupolosi e controllati, spesso artificiosi ed eccessivi, costruiti quindi con un metaforico compasso.

Esiste anche un compasso musicale che non è altro che una precisa sezione di una partitura musicale che raggruppa un certo numero di battute (pulsazioni ritmiche) e ne definisce il tempo, ovvero la velocità e la suddivisione del ritmo.

Rubrica a cura di Dino Ticli
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