La Grande Madre
In quest’area geografica industriale, produttiva la centralità del lavoro e la solidarietà associativa costituiscono un dato strutturale valoriale. Dopo la prima rivoluzione industriale del settecento questi due tratti si sono sviluppati, stratificati e costituiscono un aspetto psicosociale della società lecchese. Le forme etiche della concezione del lavoro, come funzione di benessere, ma anche come liberazione dal mal-essere, hanno radici, secondo Émile Durkheim e Max Weber, in alcune tesi della riforma protestante, che mette al centro il lavoro come atto liberatorio, sacrale e di ordine.
L’associazionismo ha radici nella concezione cattolica (A. Manzoni) e si rifà al concetto di hospes: ospizi, ospedali per i poveri, lazzaretti. In seguito, tra fine ottocento e primo novecento, il filone associativo si infoltisce con le congregazioni del lavoro e le cooperative socialiste.
È un figurato, è una cornice interpretativa per fotografare dentro quale storico contesto antropologico l’attuale campagna elettorale si sta sviluppando.
I programmi ruotano attorno all’asse occupazionale e a quello comunitario assistenziale. I contenuti delle multivariate liste civiche sono omologabili. Nella società globalizzata le liste civiche si definiscono aideologiche, si rifanno al concetto del buon senso, che rievoca il buon padre di famiglia, la buona madre, richiamandosi a valori neo paternalistici, neo maternalisti.
È interessante costatare la moltitudine di queste liste civiche a differenza di quelle del novecento (poche) che si frapponevano al dominio dei grandi partiti e davano vita al civismo repubblicano.
Le liste civiche attuali considerano i partiti dei ferri vecchi incapaci di rispondere ai bisogni emozionali e materiali. Le attuali liste civiche si contrappongono alla grande globalizzazione economica e politica.
La lista civica è un ibrido che contiene il tutto e il niente, il globale e il parziale, è contemporaneamente l’una cosa e l’altra; questo interstizio si sente portatore di soluzioni emozionali in grado di svolgere una politica assicurativa e di cura. È un ibrido che nasce a livello spontaneo da gruppi associativi, amicali e parentali.
Si è passati da una società disciplinare a una società neoliberista che valorizza il positivo dell’emozionale più che del fare.
I candidati chiedono di essere riconosciuti come figure genitoriali positive, chiedono una delega emozionale e di appartenenza. I candidati sindaci si sentono come dei piccoli leader locali messianici in grado di farsi carico del malessere sociale e individuale. Più della competenza, del saper fare, della conoscenza della macchina amministrativa ciò che conta è la dimensione salvifica: amministrare è una missione di buon volontariato, non necessitano i partiti ideologici in un piccolo comune, basta la buona volontà e l’impegno.
Questo approccio neo genitoriale del buon samaritano non è esclusivo solo delle piccole liste civiche (frammentazione) ma è anche nazionale, impersonato dalla Grande madre, che ha partorito la riforma madre di tutte le riforme perché: solo una Grande madre è in grado di assumere in sé tutte le sofferenze e le difficoltà politiche, sociali; solo una Grande madre può comprendere le difficoltà, le preoccupazioni; solo una Grande madre è nelle condizioni di accudire, curare, proteggere e svolgere politiche securitarie. La Grande madre però vuole una totale delega fiduciaria.
Come nel Grande fratello, la Grande madre, annuncia la sua novella presentandosi come un’icona mediatica sacrale.
Nella società del Grande fratello di Orwell l’individuo è costantemente controllato dalle autorità, invece, nella società securitaria basta l’icona sacrale della Grande madre per rassicurare i sudditi.
L’associazionismo ha radici nella concezione cattolica (A. Manzoni) e si rifà al concetto di hospes: ospizi, ospedali per i poveri, lazzaretti. In seguito, tra fine ottocento e primo novecento, il filone associativo si infoltisce con le congregazioni del lavoro e le cooperative socialiste.
È un figurato, è una cornice interpretativa per fotografare dentro quale storico contesto antropologico l’attuale campagna elettorale si sta sviluppando.
I programmi ruotano attorno all’asse occupazionale e a quello comunitario assistenziale. I contenuti delle multivariate liste civiche sono omologabili. Nella società globalizzata le liste civiche si definiscono aideologiche, si rifanno al concetto del buon senso, che rievoca il buon padre di famiglia, la buona madre, richiamandosi a valori neo paternalistici, neo maternalisti.
È interessante costatare la moltitudine di queste liste civiche a differenza di quelle del novecento (poche) che si frapponevano al dominio dei grandi partiti e davano vita al civismo repubblicano.
Le liste civiche attuali considerano i partiti dei ferri vecchi incapaci di rispondere ai bisogni emozionali e materiali. Le attuali liste civiche si contrappongono alla grande globalizzazione economica e politica.
La lista civica è un ibrido che contiene il tutto e il niente, il globale e il parziale, è contemporaneamente l’una cosa e l’altra; questo interstizio si sente portatore di soluzioni emozionali in grado di svolgere una politica assicurativa e di cura. È un ibrido che nasce a livello spontaneo da gruppi associativi, amicali e parentali.
Si è passati da una società disciplinare a una società neoliberista che valorizza il positivo dell’emozionale più che del fare.
I candidati chiedono di essere riconosciuti come figure genitoriali positive, chiedono una delega emozionale e di appartenenza. I candidati sindaci si sentono come dei piccoli leader locali messianici in grado di farsi carico del malessere sociale e individuale. Più della competenza, del saper fare, della conoscenza della macchina amministrativa ciò che conta è la dimensione salvifica: amministrare è una missione di buon volontariato, non necessitano i partiti ideologici in un piccolo comune, basta la buona volontà e l’impegno.
Questo approccio neo genitoriale del buon samaritano non è esclusivo solo delle piccole liste civiche (frammentazione) ma è anche nazionale, impersonato dalla Grande madre, che ha partorito la riforma madre di tutte le riforme perché: solo una Grande madre è in grado di assumere in sé tutte le sofferenze e le difficoltà politiche, sociali; solo una Grande madre può comprendere le difficoltà, le preoccupazioni; solo una Grande madre è nelle condizioni di accudire, curare, proteggere e svolgere politiche securitarie. La Grande madre però vuole una totale delega fiduciaria.
Come nel Grande fratello, la Grande madre, annuncia la sua novella presentandosi come un’icona mediatica sacrale.
Nella società del Grande fratello di Orwell l’individuo è costantemente controllato dalle autorità, invece, nella società securitaria basta l’icona sacrale della Grande madre per rassicurare i sudditi.
Dr. Enrico Magni, Psicologo, giornalista