Dopo lo 'sparo' di Calolzio, Marasco in Aula (da vittima) per un'altra aggressione

In una udienza che a tratti ha strappato anche qualche sorriso in aula, venerdì mattina Luca Marasco, campione italiano di pugilato, pluripremiato, residente a Calolzio, ha raccontato la sua versione dei fatti in merito all'aggressione subita a Malgrate nel giugno 2022, ben prima dunque della “sparatoria” che, il mese scorso, ha riportato lo sportivo al centro della cronaca, anche in quel caso quale persona offesa. 
Al banco degli imputati – idealmente essendo ora irreperibile -  per la vicenda più datata, finita all'attenzione del giudice Gianluca Piantadosi, Brahim Zrour,  tunisino classe 1998, pregiudicato, ora irreperibile, accusato di  lesioni aggravate e porto di armi od oggetti atti ad offendere .
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“Fuori dal bar del Porto di Malgrate c'era un tizio, con le cuffie per la musica nelle orecchie, un po' su di giri e che aveva un cane, un rottweiler che ad un certo punto mi ha morsicato ad una mano” ha spiegato Marasco. “Ho detto allora al suo padrone di stare attento e quello mi ha risposto “Oh zio” e ha fatto il segno di stare zitto portandosi l'indice davanti alla bocca. Era 30 chili vestito, gli ho detto di andarsene che era meglio e l'ho spintonato via. Poi sono entrato nel bar, ero al bancone, c'era altra gente. A un certo punto dallo specchio vedo che entra, aveva due coltelli in mano, con una lama di 10-15 cm. Sembrava Sandokan”. 
Mentre il calolziese era ancora girato, il tunisino, secondo la versione della vittima, ha sferrato un fendente all'altezza della schiena che il pugile ha deviato, riuscendo a girarsi per tempo ma venendo così colpito all'avambraccio.
“A quel punto me ne sono andato perché lui girava all'impazzata con i coltelli, saltava sulle macchine. Sono arrivate poi l'ambulanza e la Polizia e quando lo hanno ammanettato mi ha dato una testata”.
Portato in pronto soccorso, mentre è in attesa di essere visitato, Marasco viene raggiunto da Zrour che gli si scaglia contro sferrandogli due pugni al volto. “Mi ha fatto solletico. Gli ho dato una sberla e l'ho sdraiato”.
Quel giorno a rimediare un morso dal cane del tunisino era stata anche una barista che, uscita per vedere cosa stesse succedendo, era incappata in Zrour, residente proprio sopra l'esercizio commerciale, e nel suo animale che l'aveva azzannata ad un braccio. Rientrata nel bar aveva assistito alla scena del ritorno dell'aggressore armato e del colpo sferrato e poi deviato, a danno di Marasco. 
La parola è poi passata a uno dei carabinieri intervenuti sul posto quel giorno. L'operante si era poi occupato di sbobinare le riprese di alcune telecamere e dai fotogrammi aveva potuto ricavare come fosse in corso un alterco tra Marasco e Zrour che si stavano evidentemente “accapigliando”. 
La vicenda tornerà in aula per l'audizione di alcuni testi nel mese di giugno.
Si è invece costituito proprio nei giorni scorsi, dopo un mese di “latitanza”, l'italiano, residente nella bergamasca, che il 20 aprile, aveva avuto una discussione con Marasco, nel corso della quale era anche partito un colpo di pistola.  Alla base di quello "screzio", sfociato in violenza, sembra ci fossero rancori tra i due.
S.V.
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