Vera Gheno porta a Lecco 'Grammamanti. Immaginare futuri con le Parole'

Nella giornata di sabato, 18 maggio, Lecco ha ospitato in due diverse sedi l’autrice, traduttrice, femminista, sociolinguista, madre - così si definisce - Vera Gheno.
I temi da lei trattati sono all’ordine del giorno. In un momento storico in cui le parole sono diventate oggetto di attenzione, le etichette a volte possono servire non per discriminare, bensì per identificarsi, così come sono le diverse sfumature della personalità di ciascuno. E data la grande possibilità che la lingua offre, rifletterne insieme e sperimentare futuri possibili con le parole diventa buona pratica per vivere una vita più libera.
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Madrelingua ungherese, ma con un italiano scelto come abito preferito, Vera Gheno utilizza un neologismo Grammamanti per titolare l’ultimo dei suoi libri. Il volume, spiega l’autrice, è nato grazie al lavoro delle sue “editrix” (la squadra di editrici dietro le pubblicazioni dei libri), tra le quali Maria Teresa Polodoro. Sua l’idea di trasformare una dozzina di pagine di appunti di un monologo in un libro, come spiegato dall’ospite durante l’intervista condotta nello Spazio Volante della Libreria in via Bovara colmo di lettrici e lettori. L’autrice, rispondendo alle domande di Shanti Faccinetto, ha avuto la possibilità di farsi conoscere e raccontare le storie e i riferimenti culturali che hanno contribuito alle struttura del libro. 
Come nasce il linguaggio?  A cosa serve? Per comunicare, per esprimere bisogno, certo, ma anche per crescere, proclamare la morte di una persona e nominarsi, cioè riconoscersi e prendersi uno spazio.
“Le etichette non bastano mai” e “la lingua è in relazione con l’amore”, infatti quando amano, fa notare l’autrice, le persone diventano onomaturghi, poiché creano parole nuove per chiamarsi, visto che le parole presenti non bastano per esprime concetti ed emozioni nuovi.
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Grammamanti è un libro sulla ricerca di futuri possibili per presenti che stanno emergendo.
Non è un libro sullo Schwa, a cui vera Gheno ha dedicato una parte della sua ricerca come studiosa - benchè ci tenga a sottolineare che sia stata additata come capo espiatorio di questo tema, mentre il suo è un suggerimento, una pulce nell’orecchio, non una regola. Ma il parallelismo c’è. Perché si è parlato per l’appunto di dare spazi e visibilità a persone che solitamente solo parlate da altri. Cade infatti il riferimento sull’autrice Giulia Sivierio, che nel suo ultimo libro Fare femminismo, dice che le donne hanno smesso di farsi parlare da altri (altri, maschile non sovra-esteso), perché è tempo di dire l’indicibile. Dire cosa difficile come, ad esempio, dire che le donne hanno continuato ad abortire, una volta fatta una scelta: sono solo aumentate le morti a causa delle condizione della clandestinità. Quindi in tema di liberare le parole si è parlato dell’importanza dei significati: Pro-Choice non vuole dire pro morte, come suppone l’opposto del significato dei gruppi Pro Vita. 

La lingua non va difesa, la libertà sì
L’autrice, nel corso dell’incontro, ha spiegato che l’italiano è una lingua giovane, e che in generale non va difesa, perché la lingua serve a chi la usa per esprimersi ed è un frutto del trilogo tra realtà, bisogni da esprimere e coscienza creativa delle persone, ed è quindi in evoluzione. Citanto il suo maestro Tullio De Mauro in L'educazione linguistica democratica e Bell Hooks, in Insegnare a trasgredire. L’educazione come pratica della libertà, si è toccato il tema della riappropriazione delle parole e del fermarsi a riflettere sull’utilizzo di parole che discriminano. Una affermazione di libertà che passo tramite parole che escludo gli altri, è una idea di libertà che non convince: “Un conto è se io sono a usare le etichette, un conto se sono gli altri che ne danno di non richieste”.
Quindi cosa vuol dire essere Grammamanti? Interrogarsi ed essere curiosi dell’origine e della finalità delle parole, per scoprire quelle già esistenti e trovarne di più appropriate o di nuove, per immaginare futuri possibili migliori.

Il monologo serale al Centro Civico Sandro Pertiti
Alla sera alle 21.00 è andato in scena il monologo con una grande partecipazione presso il centro civico Sandro Pertiti.
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L’evento è stato promosso dall’associazione Renzo e Lucio - Lecco Pride e sul palco sono intervenute Paola Galbusera e Renata Zuffi, Assessora alla mobilità e della Commissione delle pari opportunità, presentando l’autrice e le progettualità in atto sul territorio. Inoltre, hanno anche ricordato che l’Italia non sia tra le firmatarie della dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore della comunità Lgbtq+ presentata dalla presidenza di turno belga al Consiglio dell’Ue (sono 9 i paesi non firmatari su 27: oltre a noi, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia).
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Lo spettacolo ha previsto dei grandi cambi di abbigliamento scenico, proposti dalla costumista Eva, che hanno accompagnato le quattro storie proposte: come nasce la lingua; l’infanzia e l’acquisizione linguistica; l’atto identitario unitario e comunitario; la lingua come esercizio di potere.
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Con grande senso comico e ironico i temi approfonditi nel corso della performance viaggiano nel tempo e nello spazio, e tra i tanti toccati, si è ridato spazio alle donne nelle teorie sulla nascita della lingua e all’importanza delle relazioni umane per crescere e svilupparsi pienamente come esseri umani.

Martina Bonacina
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