Lecco perduta/427: la 'torre mozza' del Santuario della Vittoria
Un attento lettore ha chiesto di dedicare un articolo anche alla storia del campanile del Santuario della Vittoria, che merita una memoria anche per la campana che fa scendere ogni giorno sulla città lenti rintocchi al tramonto, alle 19.00, come invocazione di pace e di commosso ricordo di tanti caduti in guerra. Ebbene, la sua storia non manca anche di momenti ormai dimenticati per l’inesorabile passare degli anni e la relativa scomparsa delle generazioni che hanno accompagnato quel periodo.
Primo dato da sottolineare: il santuario della Vittoria è stato consacrato e inaugurato dal cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, all’alba del 5 novembre 1932. La chiesa era allora ancora incompleta nella sua realizzazione, nonostante la prima pietra fosse stata solennemente posata dal cardinale Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano, nell’autunno 1918.
Nella realizzazione spiccava anche il campanile “corto” o “mozzo” sul lato laterale della chiesa stessa, lungo via Trieste. Quello attuale venne inaugurato solo il 4 novembre 1940, con una solenne cerimonia ufficiale con il discorso del cappellano militare dei bersaglieri Edoardo Gilardi (lecchese del quartiere San Giovanni, deceduto nel 1962), decorato della Prima guerra mondiale e promotore della Casa del Cieco di Civate dove, nel locale cimitero, è ora sepolto. Alto 61 metri, il campanile domina una vasta parte di Lecco, in particolare quella dei ponti stradali sull’Adda, e anche una notevole fascia del centro cittadino. Nel 1940 era l’unica “torre” dopo i 96 metri del campanile della basilica; poi è venuto qualche “grattacielo”, intorno agli anni ‘57/’60, come quello collocato all’angolo fra via Azzone Visconti e piazza Manzoni, proprio davanti alla Vittoria. Il campanile conserva la “statura” monumentale, rivestito di pietra fornita dalla ditta Calvasina; il granito bianco proviene da San Giacomo di Chiavenna e la pietra nera da Prata di Camportaccio, sempre vicino a Chiavenna.
I lavori per terminarlo come nel progetto iniziale del santuario furono eseguiti dal marzo al novembre 1940, quando, purtroppo, nuovi tragici lampi di guerra si erano accesi nei cieli d’Europa e giungevano anche a Lecco le notizie drammatiche dei primi caduti italiani in Francia, Albania e Grecia. La torre della Vittoria, dedicata alla regina della pace, veniva, quindi, inaugurata mentre la tragedia del conflitto entrava nelle case di tutti. Il progetto del campanile si deve all’architetto Pietro Palumbo ed è stato realizzato dall’impresa Lotario Bigoni. Si alza su una solida base studiata dall’ing. Pietro Amigoni (poi senatore eletto nel collegio di Lecco dal 1953 al 1963) e dall’arch. Mario Ruggeri; la croce, alta tre metri, che si eleva oltre la costruzione, è un dono della società Antonio Badoni. Sull’ingresso al campanile in via Trieste una lapide incisa su pietra nera ricorda la data del 4 novembre 1940.
Durante l’inaugurazione venne espresso l’augurio di collocare sulla torre una grossa campana della Vittoria. Sarà inaugurata 28 anni dopo, il 4 novembre 1968, per iniziativa del Comune di Lecco e dell’Associazione Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, in particolare della presidente cav. Maria Fusi. Vi è stata una pubblica sottoscrizione, con ampia e pronta adesione fra enti e cittadini, per raccogliere i fondi della campana inaugurata nel 50° di Vittorio Veneto. La cerimonia avvenne presso il monumento ai Caduti, e il manufatto venne poi portato in via Trieste per essere sollevato nella torre.
Sotto il campanile, nella cripta-sacrario militare inaugurata nel 1935/1936, riposano i resti mortali di 240 Caduti di tutte le guerre e i fronti del Novecento, vicini a quelli di opposte trincee e di schieramenti dell’ultima guerra 1940/1945. L'elevata struttura conserva ancora un “segreto”: la dozzina di buchi allungati sulle grate in cemento che chiudono le arcate della parte terminale, verso piazza Manzoni.
Esistono versioni diverse intorno a quanto è avvenuto presso il campanile nei giorni della Liberazione di fine aprile 1945. Chi ha sparato verso le grate sul lato del terrazzino che fronteggia via Azzone Visconti? In quei giorni anche in piazza Manzoni e lungo quest'ultima strada sono fischiati proiettili fra reparti tedeschi e fascisti in ritirata verso Como e verso la Valtellina, e gruppi di combattenti partigiani per la Liberazione. Sono state fornite diverse ipotesi: qualcuno avanzò anche quella che fossero sventagliate del famoso aereo notturno Pippo, protagonista di incursioni anche nel territorio cittadino, in particolare in piazza Garibaldi. La verità non è mai venuta a galla; la domanda è sempre la stessa: “quelle tracce sul campanile ridotto a gruviera sono raffiche di Salò o della Liberazione?”. Forse non lo sapremo mai.
Primo dato da sottolineare: il santuario della Vittoria è stato consacrato e inaugurato dal cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, all’alba del 5 novembre 1932. La chiesa era allora ancora incompleta nella sua realizzazione, nonostante la prima pietra fosse stata solennemente posata dal cardinale Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano, nell’autunno 1918.
Nella realizzazione spiccava anche il campanile “corto” o “mozzo” sul lato laterale della chiesa stessa, lungo via Trieste. Quello attuale venne inaugurato solo il 4 novembre 1940, con una solenne cerimonia ufficiale con il discorso del cappellano militare dei bersaglieri Edoardo Gilardi (lecchese del quartiere San Giovanni, deceduto nel 1962), decorato della Prima guerra mondiale e promotore della Casa del Cieco di Civate dove, nel locale cimitero, è ora sepolto. Alto 61 metri, il campanile domina una vasta parte di Lecco, in particolare quella dei ponti stradali sull’Adda, e anche una notevole fascia del centro cittadino. Nel 1940 era l’unica “torre” dopo i 96 metri del campanile della basilica; poi è venuto qualche “grattacielo”, intorno agli anni ‘57/’60, come quello collocato all’angolo fra via Azzone Visconti e piazza Manzoni, proprio davanti alla Vittoria. Il campanile conserva la “statura” monumentale, rivestito di pietra fornita dalla ditta Calvasina; il granito bianco proviene da San Giacomo di Chiavenna e la pietra nera da Prata di Camportaccio, sempre vicino a Chiavenna.
I lavori per terminarlo come nel progetto iniziale del santuario furono eseguiti dal marzo al novembre 1940, quando, purtroppo, nuovi tragici lampi di guerra si erano accesi nei cieli d’Europa e giungevano anche a Lecco le notizie drammatiche dei primi caduti italiani in Francia, Albania e Grecia. La torre della Vittoria, dedicata alla regina della pace, veniva, quindi, inaugurata mentre la tragedia del conflitto entrava nelle case di tutti. Il progetto del campanile si deve all’architetto Pietro Palumbo ed è stato realizzato dall’impresa Lotario Bigoni. Si alza su una solida base studiata dall’ing. Pietro Amigoni (poi senatore eletto nel collegio di Lecco dal 1953 al 1963) e dall’arch. Mario Ruggeri; la croce, alta tre metri, che si eleva oltre la costruzione, è un dono della società Antonio Badoni. Sull’ingresso al campanile in via Trieste una lapide incisa su pietra nera ricorda la data del 4 novembre 1940.
Durante l’inaugurazione venne espresso l’augurio di collocare sulla torre una grossa campana della Vittoria. Sarà inaugurata 28 anni dopo, il 4 novembre 1968, per iniziativa del Comune di Lecco e dell’Associazione Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, in particolare della presidente cav. Maria Fusi. Vi è stata una pubblica sottoscrizione, con ampia e pronta adesione fra enti e cittadini, per raccogliere i fondi della campana inaugurata nel 50° di Vittorio Veneto. La cerimonia avvenne presso il monumento ai Caduti, e il manufatto venne poi portato in via Trieste per essere sollevato nella torre.
Sotto il campanile, nella cripta-sacrario militare inaugurata nel 1935/1936, riposano i resti mortali di 240 Caduti di tutte le guerre e i fronti del Novecento, vicini a quelli di opposte trincee e di schieramenti dell’ultima guerra 1940/1945. L'elevata struttura conserva ancora un “segreto”: la dozzina di buchi allungati sulle grate in cemento che chiudono le arcate della parte terminale, verso piazza Manzoni.
Esistono versioni diverse intorno a quanto è avvenuto presso il campanile nei giorni della Liberazione di fine aprile 1945. Chi ha sparato verso le grate sul lato del terrazzino che fronteggia via Azzone Visconti? In quei giorni anche in piazza Manzoni e lungo quest'ultima strada sono fischiati proiettili fra reparti tedeschi e fascisti in ritirata verso Como e verso la Valtellina, e gruppi di combattenti partigiani per la Liberazione. Sono state fornite diverse ipotesi: qualcuno avanzò anche quella che fossero sventagliate del famoso aereo notturno Pippo, protagonista di incursioni anche nel territorio cittadino, in particolare in piazza Garibaldi. La verità non è mai venuta a galla; la domanda è sempre la stessa: “quelle tracce sul campanile ridotto a gruviera sono raffiche di Salò o della Liberazione?”. Forse non lo sapremo mai.
A.B.