Galbiate: presentato il libro sulle scoperte archeologiche nel sito di Monte Castelletto
''Alla scoperta del sito archeologico di Monte Castelletto'': questo il titolo scelto dal Parco regionale del Monte Barro, che ha contribuito alla stesura e alla pubblicazione dell’opera editoriale presentata sabato 18 maggio. Presso la sede dell'ente, in Via Bertarelli a Galbiate, è stato illustrato il lavoro svolto e le scoperte effettuate, sfociate appunto nella pubblicazione del volume. Lo scopo di questa costante ricerca, che unisce il territorio di Galbiate a quello limitrofo di Pescate, riguarda la ricostruzione della storia locale, dall’epoca gota (V-VI secolo) fino ai giorni nostri.
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''La curiosità del Parco - ha esordito la presidente Paola Golfari - è ritrovare quella parte di storia persa durante i secoli: ci distinguiamo sul territorio per gli scavi del V-VI secolo a.C, ritrovati ai Piani di Barra. Grazie al suo intuito e a grande curiosità, Federico Bonifacio, che ricoprì la carica di presidente dal 2007 al 2019, ha pensato di indagare il motivo del toponimo Monte Castelletto: da qui sono cominciate le campagne di scavo, il cui esito portò ad annoverare reperti del XIII-XV secolo. Di fronte alla continua scoperta di questi pezzi di storia, non abbiamo intenzione di fermarci: non appena intercetteremo bandi di finanziamento per nuove ricerche, intendiamo spostarci in un'altra zona del Parco, dalla Chiesa di Sant’Agata a Pescate fino agli scavi di Monte Castelletto''.
I ringraziamenti per aver scritto questa ulteriore pagina sono stati rivolti a numerose figure e autorità, tra cui Marco Tremari e altri archeologi, protagonisti di questo lavoro sul campo, ma anche Gianmarco Cossandi, sindaco di Palazzolo sull’Oglio, e il professor Lanfredo Castelletti.
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''La mia parte all’interno del libro - ha raccontato Bonifacio, vice presidente del Parco - riguarda il percorso che ha portato all’inizio di questa attività, nel 2007 quando sono arrivati due archeologi, tra cui Marco Tremari e la dottoressa Morandi. In un primo momento, si trattava di indagini di superficie sul Monte Barro e zone limitrofe. In alcuni punti infatti, sono emersi alcuni ritrovamenti: da questo momento è nata l’idea di ricercare il toponimo di Monte Castelletto, presente in nessun catasto o documento''.
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In seguito alle campagne condotte nel 2011, 2013, 2015 e 2019, sono venute alla luce molteplici prospettive di carattere storico-archeologico legate a questo versante. ''Per questo motivo, attraverso la direzione scientifica della Soprintendenza, credo che sia possibile condurre altre indagini. Ringrazio quindi Paola per aver portato avanti questo interesse di cura e salvaguardia delle biodiversità, con uno sguardo storico. Un aspetto che ci piacerebbe introdurre per il futuro è la collaborazione con le università: è bello includere i giovani in questo progetto, per il quale siamo già in contatto con l’università di Torino, per proseguire lungo questa direzione''.
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Dalle parole dei rappresentanti del sito anche il ruolo della Soprintendenza risulta essere stato decisivo nella gestione dell’indagine: preziosa nella mattinata di sabato la presenza di Sara Matilde Masseroli e Alice Maria Sbriglio. ''Noi ci occupiamo di tutela - ha dichiarato quest'ultima - a partire dalla conoscenza del territorio, primo passo per realizzare questo obiettivo. Non avere consapevolezza dell’esistenza di questi luoghi significa non sapere come proteggerli e tutelarli. Per questo motivo, penso che sia importante non solo il lavoro che è stato fatto nel corso degli anni, ma anche di quelli futuri, per garantire la collaborazione con diversi enti, sia pubblici sia privati''.
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Grazie a queste importanti scoperte, il Parco si è detto fiero non solo per la condivisione delle stesse con la comunità, ma anche per aver gettato le basi per altre importanti ricerche. Come segno di ringraziamento per questo momento, è stato consegnato a ogni presente una copia del libro pubblicato, nella speranza di riuscire a raggiungere i prossimi obiettivi.
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Paola Golfari
''La curiosità del Parco - ha esordito la presidente Paola Golfari - è ritrovare quella parte di storia persa durante i secoli: ci distinguiamo sul territorio per gli scavi del V-VI secolo a.C, ritrovati ai Piani di Barra. Grazie al suo intuito e a grande curiosità, Federico Bonifacio, che ricoprì la carica di presidente dal 2007 al 2019, ha pensato di indagare il motivo del toponimo Monte Castelletto: da qui sono cominciate le campagne di scavo, il cui esito portò ad annoverare reperti del XIII-XV secolo. Di fronte alla continua scoperta di questi pezzi di storia, non abbiamo intenzione di fermarci: non appena intercetteremo bandi di finanziamento per nuove ricerche, intendiamo spostarci in un'altra zona del Parco, dalla Chiesa di Sant’Agata a Pescate fino agli scavi di Monte Castelletto''.
I ringraziamenti per aver scritto questa ulteriore pagina sono stati rivolti a numerose figure e autorità, tra cui Marco Tremari e altri archeologi, protagonisti di questo lavoro sul campo, ma anche Gianmarco Cossandi, sindaco di Palazzolo sull’Oglio, e il professor Lanfredo Castelletti.
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Federico Bonifacio
''La mia parte all’interno del libro - ha raccontato Bonifacio, vice presidente del Parco - riguarda il percorso che ha portato all’inizio di questa attività, nel 2007 quando sono arrivati due archeologi, tra cui Marco Tremari e la dottoressa Morandi. In un primo momento, si trattava di indagini di superficie sul Monte Barro e zone limitrofe. In alcuni punti infatti, sono emersi alcuni ritrovamenti: da questo momento è nata l’idea di ricercare il toponimo di Monte Castelletto, presente in nessun catasto o documento''.
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In seguito alle campagne condotte nel 2011, 2013, 2015 e 2019, sono venute alla luce molteplici prospettive di carattere storico-archeologico legate a questo versante. ''Per questo motivo, attraverso la direzione scientifica della Soprintendenza, credo che sia possibile condurre altre indagini. Ringrazio quindi Paola per aver portato avanti questo interesse di cura e salvaguardia delle biodiversità, con uno sguardo storico. Un aspetto che ci piacerebbe introdurre per il futuro è la collaborazione con le università: è bello includere i giovani in questo progetto, per il quale siamo già in contatto con l’università di Torino, per proseguire lungo questa direzione''.
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Alice Maria Sbriglio e Sara Matilde Masseroli
Dalle parole dei rappresentanti del sito anche il ruolo della Soprintendenza risulta essere stato decisivo nella gestione dell’indagine: preziosa nella mattinata di sabato la presenza di Sara Matilde Masseroli e Alice Maria Sbriglio. ''Noi ci occupiamo di tutela - ha dichiarato quest'ultima - a partire dalla conoscenza del territorio, primo passo per realizzare questo obiettivo. Non avere consapevolezza dell’esistenza di questi luoghi significa non sapere come proteggerli e tutelarli. Per questo motivo, penso che sia importante non solo il lavoro che è stato fatto nel corso degli anni, ma anche di quelli futuri, per garantire la collaborazione con diversi enti, sia pubblici sia privati''.
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Grazie a queste importanti scoperte, il Parco si è detto fiero non solo per la condivisione delle stesse con la comunità, ma anche per aver gettato le basi per altre importanti ricerche. Come segno di ringraziamento per questo momento, è stato consegnato a ogni presente una copia del libro pubblicato, nella speranza di riuscire a raggiungere i prossimi obiettivi.
V.I.