Solidarietà alla "Fiocchi munizioni". Inaccettabile la paralisi della città

Oggi la città, con i suoi residenti, i suoi commercianti ed i visitatori, ha pagato il conto dei disagi provocati da chi ha organizzato ed autorizzato il corteo contro la “Fiocchi Munizioni”. Avevo già espresso la mia solidarietà a questa azienda che rappresenta un orgoglio ed eccellenza del nostro territorio, in particolare a Stefano Fiocchi ed a tutte le persone che lavorano al suo interno, per quello che stanno subendo in questi giorni e per il clima poco sereno che immagino si stia generando intorno a questa vicenda. L’assurdità sta nel fatto che chi si proclama pacifista di sinistra, poi nei fatti porti allarme sociale, crei tensioni, ingegneri la preoccupazione di provocare violenza a chi gestisce l’ordine pubblico e metta a repentaglio posti di lavoro.
Inaccettabile che venga dato spazio e voce a chi propaganda violenza, proclamandosi tollerante ma praticando la peggiore intolleranza. Il loro diritto nel manifestare il proprio pensiero non può erodere altre libertà, come quella di chi si vuole muovere senza ritrovare una città paralizzata. Oppure il diritto al lavoro, calpestato e violata: penso ai tanti negozi ed esercizi commerciali che hanno deciso di rimanere chiusi per garantire la loro sicurezza e quella dei clienti. Chi paga i danni? Chiedo anche alle Forze dell’Ordine di effettuare controlli nell’ambito di queste iniziative, affinché, nel doveroso rispetto del diritto a manifestare ed esprimere la propria opinione, vengano rispettate tutte le norme di legge. Cosa accadrebbe se ogni sabato fosse autorizzato un corteo del genere? Questo anche e soprattutto a fronte degli atti di prepotenza e dei danneggiamenti che si sono verificati all’esterno dell’azienda, ed al deturpamento dei manifesti elettorali regolarmente affissi dall’amico lecchese Pietro Fiocchi, candidato per Fratelli d’Italia alle prossime elezioni europee, dei quali ho informato anche il Capo Delegazione a Bruxelles, l’on. Carlo Fidanza.
Ci sono molte aziende che producono componenti e materiali che hanno una piccola marginalità nell’ambito dell’uso militare e che per questo vengono esposte al pubblico ludibrio, creando delle vere e proprie liste di proscrizione. Qualcuno sta mettendo a repentaglio la credibilità di queste eccellenze del territorio e, di conseguenza, anche i posti di lavoro che offrono. Per fare un esempio, è come se gli artigiani che forgiano le famose forbici ed i coltelli di Premana, venissero catalogati come produttori di armi. Certo che un coltello da cucina può essere utilizzato come arma, ma è paradossale arrivare per questo a demonizzare aziende storiche e che rappresentano l’eccellenza della produzione lecchese. Questo mi sembra, più che altro, il tipico gesto di autolesionismo della sinistra italiana che difende i lavoratori soltanto a parole. Noi non ci stiamo! Faremo il possibile per difendere queste aziende.»
Giacomo Zamperini. consigliere regionale
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