Quel tanto atteso raddoppio ferroviario che ha solo reso più critica la vita al pendolare

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Passaggi a livello aboliti, nuove pensiline, barriere fonoassorbenti (orrende), 13 sottopassi pedonali e veicolari. Il raddoppio ferroviario tra Usmate-Carnate e Calolziocorte, realizzato vent’anni fa, ha portato tutte queste e altre migliorie. Ma nei fatti che cosa è cambiato per il pendolare? Nulla. Sulla carta un regionale nel 2000 impiegava nel tratto mono binario 27 minuti, sempre sulla carta nel 2024 ne impiega 24 di minuti. Ma solo sulla carta. Perché i ritardi sono all’ordine del giorno. E quel che è peggio, motivo e causa di ritardi a catena, è la mancanza di uno scambio che consenta ai convogli di passare da una linea all’altra. Così, quando un treno come stamattina è fermo a Cernusco sul binario per Milano a causa di un guasto quelli in coda si fermano pure loro. Dilatando a dismisura il danno all’intera utenza della tratta.

Un tempo, Osnago a parte, Cernusco, Olgiate e Airuno erano dotate del secondo binario per l’interscambio per cui in caso di coincidenza il primo treno veniva deviato sul binario di servizio mentre il secondo restava su quello di transito. Sarebbe bastato, come parte della stampa locale sosteneva all’epoca del raddoppio, dotare anche Osnago di un secondo binario considerando che una stazione dista dall’altra dai 3 ai 4 minuti per evitare problemi e risparmiare un mucchio di soldi.

Ritardi a parte è l’intero sistema organizzativo delle stazioni che è stato azzerato. Merate disponeva della biglietteria, del personale di stazione, del deposito bagagli, dello scalo merci e del capostazione che abitava al piano superiore.

Oggi è tutto chiuso, deserto, abbandonato, oggi ci sono le biglietterie automatiche spesso fuori uso, le obliteratrici, spesso guaste. E, soprattutto i ritardi come norma e la puntualità come eccezione.

Nei programmi elettorali di Merate, Osnago e Airuno non ci sono concrete tracce di interesse sul tema. Beh, forse qualche attenzione in più non guasta soprattutto da parte di quei candidati che appartengono alla stessa partita politica del presidente di Trenord, Andrea Gibelli da sempre uomo della Lega. E poi di Flavio Nogara, ex componente del Consiglio di Amministrazione di Ferrovie dello Stato. Nonché di Antonella Faggi, attuale membro del CdA di Rete Ferroviaria Italiana la società del gruppo FS che si occupa di infrastrutture. Entrambi della Lega

Tra tutti facciano uno sforzo per chiedere qualche investimento utile riesumare l’antica tecnica dell’interscambio tra binari. Affinché un treno guasto non formi la coda.

Elementare no?
Claudio Brambilla
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