Lecco: 4 pareti per esporre una storia lunga 70 anni. Inaugurata la mostra 'Patagonia ieri e oggi'
Una piccola mostra per una grande avventura: “Patagonia ieri e oggi”, inaugurata ieri a Palazzo delle paure e aperta fino al 26 maggio. In venti pannelli è sintetizzata una storia lunga settant’anni.
Una storia iniziata nel marzo 1956 quando Carlo Mauri con il trentino Clemente Maffei conquista la cima del Monte Sarmiento in una terra che si chiama Patagonia e che nei decenni successivi diventerà meta dell’alpinismo mondiale e “luogo del cuore” di quello lecchese. Una storia che è stata raccontata nei giorni scorsi in uno degli appuntamenti promossi nell’ambito delle celebrazioni dei cinquant’anni della conquista del Cerro Torre da parte della spedizione dei “Ragni” guidata da Casimiro Ferrari nel gennaio 1974.
Il racconto è ora condensato in una mostra più che essenziale ospitata fino al 26 maggio in una sala al piano terreno di Palazzo delle paure (sede, tra l’altro, anche dell’Osservatorio e del museo della montagna), mostra che probabilmente sarà presentata anche altrove.
I pannelli, con una sorta di gioco di specchi tra passato e presente allestito sulle quattro pareti della sala, si soffermano sulle tappe fondamentali della “conquista” lecchese: il Sarmiento, appunto, e poi il Monte Buckland, il Fitz Roy, il Cerro Murallon e naturalmente il Cerro Torre. Vi è poi una “quinta parete” che raccoglie quattro fotografie di grande suggestione scattate dal fotografo americano Tyler Lekki e che – è stato detto – vogliono in qualche modo rappresentare il futuro.
E proprio nel ricordo dell’impresa del 1974, De Zaiacomo ha sottolineato come l’energia dei “Ragni” sia ancora viva sia nel semplice gesto dell’attaccare un quadro sia nell’organizzare una spedizione e raccontando della propria ascesa al Torre nel 2022 ha detto come nell’ultimo tiro che risaliva la via aperta dalla squadra di Ferrari di avere rivissuto «le emozioni che altri hanno provato cinqunt’anni prima. Lì ho capito veramente Lecco. E quando torni indietro usi la stessa energia usata a salire per comunicarlo agli altri perché è un patrimonio che appartiene a tutta una comunità».
La mostra, come detto, resterà fino al 26 maggio. Orari: martedì dalle 10 alle 14; da mercoledì a domenica dalle 10 alle 18; lunedì chiuso. Ingresso libero.
Una storia iniziata nel marzo 1956 quando Carlo Mauri con il trentino Clemente Maffei conquista la cima del Monte Sarmiento in una terra che si chiama Patagonia e che nei decenni successivi diventerà meta dell’alpinismo mondiale e “luogo del cuore” di quello lecchese. Una storia che è stata raccontata nei giorni scorsi in uno degli appuntamenti promossi nell’ambito delle celebrazioni dei cinquant’anni della conquista del Cerro Torre da parte della spedizione dei “Ragni” guidata da Casimiro Ferrari nel gennaio 1974.
Il racconto è ora condensato in una mostra più che essenziale ospitata fino al 26 maggio in una sala al piano terreno di Palazzo delle paure (sede, tra l’altro, anche dell’Osservatorio e del museo della montagna), mostra che probabilmente sarà presentata anche altrove.
Del resto, come ha ricordato il sindaco lecchese Mauro Gattinoni, coinvolti in queste celebrazioni vi sono i quattro Comuni da dove provenivano i quattro alpinisti che nel ’74 misero piede in vetta al Cerro Torre: Casimiro Ferrari, Daniele Chiappa, Mariolino Conti e Pino Negri. E cioè Lecco, Abbadia, Mandello, Ballabio. Che sono poi – come ha fatto rilevare lo stesso sindaco – i Comuni che amministrano i Piani Resinelli ai piedi di quella Frigna che è stata la culla dell’alpinismo lecchese.
I pannelli, con una sorta di gioco di specchi tra passato e presente allestito sulle quattro pareti della sala, si soffermano sulle tappe fondamentali della “conquista” lecchese: il Sarmiento, appunto, e poi il Monte Buckland, il Fitz Roy, il Cerro Murallon e naturalmente il Cerro Torre. Vi è poi una “quinta parete” che raccoglie quattro fotografie di grande suggestione scattate dal fotografo americano Tyler Lekki e che – è stato detto – vogliono in qualche modo rappresentare il futuro.
All’inaugurazione della mostra sono intervenuti, oltre al sindaco Gattinoni e alla consulente dei musei Barbara Cattaneo, il presidente dei “Ragni” Matteo De Zaiacomo, il “ragno” e storico dell’alpinismo Serafino Ripamonti, il presidente della Comunità montana Carlo Greppi che ha ricordato il momento di qualche mese fa quando Laura Ferrari (figlia di Casimiro) e Marta Cassin (figlia di Riccardo) proposero il progetto di celebrazioni del cinquantesimo del Torre, celebrazioni che sarebbero dovute durare un intero anno.
E proprio nel ricordo dell’impresa del 1974, De Zaiacomo ha sottolineato come l’energia dei “Ragni” sia ancora viva sia nel semplice gesto dell’attaccare un quadro sia nell’organizzare una spedizione e raccontando della propria ascesa al Torre nel 2022 ha detto come nell’ultimo tiro che risaliva la via aperta dalla squadra di Ferrari di avere rivissuto «le emozioni che altri hanno provato cinqunt’anni prima. Lì ho capito veramente Lecco. E quando torni indietro usi la stessa energia usata a salire per comunicarlo agli altri perché è un patrimonio che appartiene a tutta una comunità».
Ripamonti ha invece spiegato l’ideazione dalla mostra: «L’idea era di raccontare i settant’anni del gruppo “Ragni” in Patagonia. L’archivio è ricchissimo, ma occorreva una selezione e non solo delle immagini, ma anche di tutto un narrato, perché ci sono cose che un’immagine da sola non riesce a trasmettere. La sala ci ha aiutato: le quattro pareti a disposizione sono state usate per confrontare le spedizioni più “antiche” e quelle contemporanee. E questo rispecchiarsi è la cifra di quanto hanno fatto i “Ragni” in Patagonia: molte innovazioni innestate su quanto avevano già fatto gli altri». E infine, il futuro: «Pannelli senza storia perché la storia è tutta da scrivere. E la speranza è che le immagini di Tyler Lekki facciano venir voglia a qualcuno di continuare questa storia. Perché ci vuole immaginazione: l’alpinismo non è fatto solo di prestazioni ma anche di visioni».
La mostra, come detto, resterà fino al 26 maggio. Orari: martedì dalle 10 alle 14; da mercoledì a domenica dalle 10 alle 18; lunedì chiuso. Ingresso libero.
D.C.