Tre sostantivi per coprire guerre, disequilibri sociali scandali politico-finanziari

Ci sono tre sostantivi in circolazione che occupano pagine di giornali, talk show, media e sballottano sulle labbra dei politici, opinionisti, commentatori e sono: dissenso, censura, ordine.

I tre sostantivi stanno coprendo, mascherando problematiche come le guerre in corso, morti bianche, disequilibri sociali, scandali politici economici finanziari tra politici, imprenditori e associazioni illegali. È la corruzione sistematica e storica dei colletti bianchi, che è come un raspo ramificato che contamina il parenchima della vita sociale di un paese.

Poi, ci si scandalizza del dissenso dei giovani che manifestano alla Columbia university, oppure alla Sapienza di Roma, Pisa, Milano, Napoli, Parigi, Berlino perché sono contro la guerra, l’invio di armi, l’inquinamento e sono per l’energia pulita, per una scelta individuale esistenziale delle pratiche di vita. I giovani, secondo Laio, padre ripudiante di Edipo, devono concedersi al senior, a chi possiede lo scettro del comando, devono sottoporsi al pensiero dominante, alle multinazionali dei media e dei governanti.

Guai criticare o essere dissidenti dal totem o fischiare Minerva, la dea romana della saggezza, se no, si offende, tace, e in fine, con una scena sacrale reiterata, da grande celebrante, lascia la stanza, per far ritorno in Campidoglio, lamentandosi dei maleducati omuncoli.

I giovani possono dissentire in famiglia, chiudersi in casa come hikikomori, soffrire d’ansia, deprimersi, farsi del male, digiunare o ingrassare, sniffare, ubriacarsi, arrabbiarsi con i prof o con i capetti sul posto di lavoro, ma non devono alzare la testa.

Laio non tollera il dissenso, lo si è visto in piazza Tiananmen, in Iran, per il Vietnam, Cile, Argentina, Birmania. Oggi invece lo si vede nelle strade polverose della Palestina, d’Israele che sono bagnate di sangue, così pure come lo sono le verdi praterie dell’Ucraina o le desertiche strade dei migranti provenienti dall’Africa e dall’Afghanistan.  

Laio desidera giovani ordinati, obbedienti rispettosi delle direttive. Non gliene frega niente se sono disinteressati delle elezioni politiche, amministrative, locali.

Basta velocemente scorrere le liste per le europee dell’8/9 giugno 24, per registrare candidature poco o per nulla attrattive per le giovani generazioni: Laio è ontogeneticamente conservatore.

Infatti, nelle liste per le amministrative prevalentemente ci sono figure che godono del dono della reincarnazione perpetuata: pochi sono i volti giovani.

I giovani, per dare scacco a Laio, devono andare a votare in massa e appropriarsi dello spazio della parola votando il candidato che è più in sintonia con i propri bisogni: basta delegare alla gerontocrazia il futuro. 

È solo attraverso la conquista del logos che è possibile affrontare la conservazione; è il logos che guida il cambiamento e abbatte gli steccati generazionali, fasulli. È un falso storico pensare che siano le generazioni più adulte a fare la storia.

L’attuale governance, per conservarsi, svolge una politica di infantilizzazione screditando il logos del giovane delegandolo ai margini del sistema decisionale: è la solita concezione gerontologica di chi occupa il potere.

I giovani devono uscire dalle case, guardare in faccia la cruda realtà e proporre le proprie istanze senza arretrare. Laio avrà sempre qualcosa da dire e cercherà sempre di bloccare qualsiasi processo innovativo o con l’uso della forza o con il discredito.
Dr. Enrico Magni, Psicologo, giornalista
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