Lecco: si leggono le lettere dei condannati a morte della Resistenza, omaggio a Angela Locatelli Guzzi

Un pomeriggio con “Il Giglio”, il centro comunale di Pescarenico che è punto di riferimento per le iniziative rivolte agli ultrasessantenni lecchesi, per rileggere alcune delle lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, il libro pubblicato dall’editore Einaudi nel 1952 e poi più volte ripubblicato in diverse edizioni.
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Bruno Biagi
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L’iniziativa, promossa nell’ambito delle celebrazioni per la festa di liberazione dal nazifascismo del 25 aprile, si è tenuta nel pomeriggio di ieri (8 maggio) a Palazzo delle paure. Coordinatore è stato Bruno Biagi, ex agente librario Einaudi per il nostro territorio, il quale già in passato aveva più volte organizzato lo stesso appuntamento, la prima volta già nel 2002 e l’ultima nel 2019. 
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Beatrice Civillini
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Dopo l’introduzione di Beatrice Civillini per il “Giglio”, è stato proprio Biagi a spiegare la genesi, molti anni fa, di questa iniziativa, ricordando come Angela Locatelli Guzzi (tra i protagonisti della Resistenza lecchese, nata nel 1914 e morta nel 2003) si recasse periodicamente nella sua libreria ad acquistare dieci, quindici copie del libro da portare agli studenti ai quali andava a raccontare della lotta antifascista e della guerra di liberazione.
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La copertina della prima edizione
«Una volta – ha detto Biagi – me ne chiese venti copie. Non le avevo. “Male”, mi disse: “Devi sempre averne a disposizione. Anzi, devi tenerlo tu stesso sul comodino. E’ come un evangelario. E ogni giorno devi leggere una di quelle lettere”. E così, nel 2002 cominciai a promuovere questi momenti, chiedendo di leggere alcune di queste lettere a persone che avaveno avuto collegamenti con condannati o con partigiani».
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E anche quest’anno tra i quattordici lettori, c’era ancora qualcuno che della Resistenza aveva sentito raccontare dal papà o dalla mamma partigiani. Al microfono si sono alternati giovani e meno giovani: Ivana Pozzi, Giorgio Crimella, Gaetano Chiappa, Matilde Ippolito, Gabriella Fumagalli, Samuel Gatti, Rita Scaramellini, Davide Piazza, Beppe Invernizzi, Pietro Sala, Aurelio Pozzi, Carlo De Giorgi, ma anche il parroco di Pescarenico don Cristiano Mauri e l’assessore comunale al Sociale Emanuele Manzoni.
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L'assessore Emanuele Manzoni
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Delle 112 lettere raccolte dal libro, ne sono state scelte tredici, tra le quali le poche righe scritte da Carlo Besana, nome di battaglia Scoiattolo, operaio di Barzanò e fucilato il 15 ottobre 1944 al cimitero di Introbio assieme ad altri compagni (Benedetto Bocchiola, Antonio Cendali, Franco Guarnieri, Andrea Ronchi e Benito Rubini). Erano stati arrestati in quel vasto rastrellamento operato dai nazifascisti e che era culimnato nello scontro a fuoco in Val Biandino dove, tra gli altri, perse la vita anche il fratello di Carlo, Guerino.
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I giovani Matilde e Samuel
Nell’ultima sua lettera, “Scoiattolo” scriveva: «Cara mamma, fatevi coraggio quando riceverete la notizia della mostra morte, ho ricevuto i Sacramenti e muoio in pace col Signore. Mamma non pensare al fratello Guerino perché l’ho assistito io alla sua morte. Arrivederci in Paradiso. Figlio Carlo. Ciao”.
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Alle lettere dei condannati a morte, è stata anche aggiunta la lettera che don Giovanni Ticozzi scrisse dal carcere di San Vittore il 5 gennaio 1945 (QUI e QUI il testo).
Il sacerdote era stato arrestato due mesi prima proprio per le sue attività a favore della Resistenza lecchese.
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Don Cristiano Mauri

Don Ticozzi venne poi scarcerato su intervento dell’arcivescovo Ildefonso Schuster e all’indomani della Liberazione tornò a dirigere il liceo classico “Manzoni” di Lecco dove morì il 19 febbraio 1958. Ed è stato il parroco di Pescarenico a leggere la lettera di don Ticozzi.
D.C.
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