Lecco: una vigna nel nuovo oratorio, piantumate le prime barbatelle
Ai piedi del Matitone saranno prodotte una cinquantina di bottiglie di vino. Un bianco, il Vino del Prevosto, da vendersi poi a scopo benefico. Ci vorrà tempo - almeno tre anni prima di iniziare a vedere i primi frutti - ma quest'oggi il primo, simbolico, passo è stato compiuto: alla presenza anche dei piccoli alunni della Scuola dell'Infanzia Papa Giovanni XXIII, con Mario, Ludo e Tillo, a far da capogruppo occupandosi ciascuno di una barbatella, sono state messe a dimora, vanga alla mano, con monsignor Davide Milani a dirigere i lavori, le prime di 40 piante di quella che sarà una vera e propria vigna nel cuore della città, nel giardino del nuovo oratorio.Si è scelto - in collaborazione con il Consorzio Igt Terre Lariane, rappresentato dal presidente Marco Casati, dal vice Mario Ghezzi e dall'imprenditrice enologica Claudia Crippa - un vitigno antico, il verdese, unica varietà autoctona del nostro territorio, le cui prima tracce risalgono al 1600, dopo la dominazione spagnola.
"La vite, l'uva, è ciò che viene usato per rendere concreto il Corpo di Cristo, quindi averla qui all'ombra della Basilica, del campanile simbolo della nostra città, assume anche questo significato. Il Vangelo sfrutta molto questa immagine. Gesù quando deve parlare dell'unità della Chiesa, dei fedeli, cita il tralcio, che deve essere una cosa sola con la vite, quindi è anche il segno dell'unità delle opere che vengono realizzate: la Basilica, la Scuola dell'infanzia, il cinema, la Casa della Carità, l'oratorio, tutte le attività trovano un'armonia sorprendente" ha spiegato il Prevosto.
"Poi c'è il tema di questi bambini" ha aggiunto ancora, indicando i suoi piccoli aiutanti. "Il ciclo della vite è emblematico, simbolico, ed è bello che i piccoli possano vederlo. Questa area viene indicata da tutti come industriale, "ex Faini", ma cento anni fa qui c'era campagna, c'erano terrazzi e orti: è un messaggio importante per l'Oratorio, perché Papa Francesco ci stimola molto alla salvaguardia del Creato, quindi prendiamo un pezzo di città e lo restituiamo alla sua funzione primaria. L'ultimo aspetto è legato a un'iniziativa partita ormai tempo fa, quando abbiamo cominciato a lavorare insieme" ha aggiunto ancora, con riferimento invece agli adulti presenti, citando un'esperienza dal nome analoga all'etichetta che poi verrà data alla produzione made in Lecco. "Il vino del Prevosto, idea nata un po' come una boutade, è poi diventata un importante strumento di raccolta fondi; abbiamo racimolato decine e decine di migliaia di euro, vendendo migliaia di bottiglie di vino prodotto nel centro Italia, sul lago Trasimeno. Ora anche a Lecco. Il vino - infine - rappresenta un veicolo di comunicazione nella sua sostanza, perché crea comunione e unione. Se siamo arrivati oggi a realizzare questo pezzo di vigna è merito anche di Claudia e Giordano Crippa, che ringrazio perché ci siamo trovati fin da subito in sintonia e senza di loro io sarei qui con una vanga e poco altro: l'idea è quella di recuperare questo antico vitigno che ha radici antichissime sul nostro territorio, e farlo qui nel cuore della città ha un aspetto di sensibilizzazione su un'attività tipica".
"II verdese - ha spiegato proprio Claudia Crippa - è un vitigno a bacca bianca che ha una buccia importante che consente, dopo qualche giorno di macerazione e l'affinamento di un anno, di avere un vino bianco corposo e unico. Il verdese può essere coltivato solo nelle terre lariane e poterlo coltivare all'interno della città di Lecco ha un valore simbolico altissimo. Dopo essere sparito dalle coltivazioni è stato riammesso nell'elenco delle varietà autorizzate dal nostro disciplinare dal 2009 e oggi è un vino estremamente apprezzato".
All'interno del progetto del nuovo Oratorio, la vigna occuperà circa 100 mq dei 2700 destinati ad aree verdi. Saranno 130 i nuovi alberi ad alto fusto, alcuni sempreverdi altri a foglia caduca, che verranno messi a dimora nel futuro spazio che si affiancheranno a siepi, cespugli e piante aromatiche. Dalla menta al cipresso. dal rosmarino al pioppo, passando per faggi, lecci, ginepri e alloro: l'area promette di rappresentare una grandissima varietà di specie arboree che daranno vita a un parco verde e profumato - dove anche l'acqua, sarà protagonista, con la creazione di cascate e fontane, come da progetto dell'architetto Giorgio Melesi - che ambisce a diventare un luogo di pace per tutti i lecchesi.
Aperto alla cittadinanza, insomma. E dunque forte. Perchè come detto da Giacomo Moioli, di Slow Food, parlando della scelta del verdese come vitigno da metter a dimora, l'identità è forte, si si apre poi all'altro.
"La vite, l'uva, è ciò che viene usato per rendere concreto il Corpo di Cristo, quindi averla qui all'ombra della Basilica, del campanile simbolo della nostra città, assume anche questo significato. Il Vangelo sfrutta molto questa immagine. Gesù quando deve parlare dell'unità della Chiesa, dei fedeli, cita il tralcio, che deve essere una cosa sola con la vite, quindi è anche il segno dell'unità delle opere che vengono realizzate: la Basilica, la Scuola dell'infanzia, il cinema, la Casa della Carità, l'oratorio, tutte le attività trovano un'armonia sorprendente" ha spiegato il Prevosto.
"II verdese - ha spiegato proprio Claudia Crippa - è un vitigno a bacca bianca che ha una buccia importante che consente, dopo qualche giorno di macerazione e l'affinamento di un anno, di avere un vino bianco corposo e unico. Il verdese può essere coltivato solo nelle terre lariane e poterlo coltivare all'interno della città di Lecco ha un valore simbolico altissimo. Dopo essere sparito dalle coltivazioni è stato riammesso nell'elenco delle varietà autorizzate dal nostro disciplinare dal 2009 e oggi è un vino estremamente apprezzato".
All'interno del progetto del nuovo Oratorio, la vigna occuperà circa 100 mq dei 2700 destinati ad aree verdi. Saranno 130 i nuovi alberi ad alto fusto, alcuni sempreverdi altri a foglia caduca, che verranno messi a dimora nel futuro spazio che si affiancheranno a siepi, cespugli e piante aromatiche. Dalla menta al cipresso. dal rosmarino al pioppo, passando per faggi, lecci, ginepri e alloro: l'area promette di rappresentare una grandissima varietà di specie arboree che daranno vita a un parco verde e profumato - dove anche l'acqua, sarà protagonista, con la creazione di cascate e fontane, come da progetto dell'architetto Giorgio Melesi - che ambisce a diventare un luogo di pace per tutti i lecchesi.
Aperto alla cittadinanza, insomma. E dunque forte. Perchè come detto da Giacomo Moioli, di Slow Food, parlando della scelta del verdese come vitigno da metter a dimora, l'identità è forte, si si apre poi all'altro.