Lecco perduta/425: quella che ora è piazza Cermenati
Illustre geologo ed uomo politico, Mario Cermenati, deceduto a Castelgandolfo dove si trovava per cure nel 1924, a 56 anni di età, venne subito ricordato dai suoi lecchesi con viale Cermenati, che è l’attuale lungolago Isonzo. Dopo il monumento del 1927, con il riordino generale delle denominazioni di vie e piazze negli anni ’30 per l’unificazione a Lecco di sette Comuni vicini, venne tolto viale Cermenati ed istituita la piazza Cermenati che sino ad allora si chiamava Cesare Battisti.
Al patriota trentino, venuto a Lecco in diverse occasioni e che aveva parlato anche davanti la caserma Sirtori nell’attuale via Leonardo da Vinci (c’è una lapide sull’edificio antistante), venne dedicato il lungolago Cavallotti che raggiungeva la piazza dei Mille, mutata in Stoppani per il nuovo monumento all’autore de “Il Bel Paese”.
Diverse sono, comunque, state, negli ultimi 150 anni, le denominazioni dell’attuale piazza Cermenati. La prima datazione civica del 1850, ancora con gli austriaci, indica la denominazione di Porto Maggiore, con l’osteria dell’Angelo ed i vicini vicoli del Torchio e di Sant’Elena.
La denominazione successiva è stata quella di Porto Garibaldi, in ricordo dello storico sbarco dell’eroe dei due mondi nel giugno 1859, seconda guerra di indipendenza nazionale. Era il largo del movimento portuale, con deposito di merci varie scaricate o destinate all’imbarco, con conducenti e facchini, carri e carretti. Il confinante vicolo Sant’Elena diventerà Granai per i magazzini di deposito in attesa della navigazione. E’ stato un movimento portuale che avviò un inesorabile declino con il diffondersi della motorizzazione. L’ultimo comballo ha lasciato il porto di Lecco una sera di autunno del 1958, superstite testimone di una flotta che nei giorni di mercato riempiva tutta la riva di approdo del golfo.
Il movimento del porto e del mercato, dagli ambulanti ai marinai d’acqua dolce, dai commercianti agli operatori vari, affluiva in una diffusa “ragnatela” di locali pubblici, punti di riferimento per ristori e pranzi, lungo via Bovara, piazza XX Settembre, i vicoli vicini. C’erano i nomi lacuali del Lario: Vapore, Batel, Barchetta, ma anche il Mercato, Caval Bianco, Piemontese, Svizzero, Polenta, Pesce e Vino, Santa Marta, ed altri ancora. C’è da ricordare che l’attuale statua di Mario Cermenati non è l’originale inaugurato nel 1927, opera bronzea del romano Mario Rutelli.
La statua venne requisita pr il metallo in seguito ad esigenze belliche nel 1943 e c’è l’attuale in marmo opera di Francesco Modena.
Mario Cermenati era nato a Lecco nel 1868; la sua ascesa politica ebbe inizio con l’elezione a deputato nelle file dei radicali democratici avvenuta nel 1909. La sua ascesa culturale era, invece, iniziata ancora prima quando, a soli 22 anni, era già assistente alla cattedra di geologia e paleontologia all’Università di Roma. E’ stato il fondatore della rivista scientifica “La miniera italiana”, è stato tra i promotori del primo parco nazionale, quello del Gran Paradiso, dove chiamò alla segreteria del comitato il giovane avvocato lecchese Arnaldo Ruggiero.
E’ stato presidente a più riprese della Società Geologica Italiana e, come tale, indisse nel 1911 l’annuale congresso, fissando la sede in Lecco dove giunsero numerose delegazioni straniere.Cermenati, nell’aprile 1923 venne colpito dal primo grave attacco di cirrosi epatica, che lo avrebbe portato alla tomba 18 mesi dopo, l’8 ottobre 1924.
Lavorò ancora fino quasi all’ultimo, infaticabile, intorno ai suoi prediletti studi su Leonardo da Vinci. Nel 1922 era riuscito a pubblicare il primo volume dell’opera vinciana che consegnò personalmente al re Vittorio Emanuele III ed al Sommo Pontefice Pio XI (il cardinale Achille Ratti, nativo di Desio), conosciuto da Cermenati quando quest’ultimo frequentava la Biblioteca Ambrosiana di Milano dove il futuro Papa era stato prefetto. Ratti ricordò a Cermenati le sue vaste conoscenze del territorio lecchese, che andavano da Asso ad Esino Lario, passando per i monti dove era salito tante volte come giovane escursionista, grande appassionato delle montagne.
Mario Cermenati è sepolto nella cappella di famiglia presso il cimitero Monumentale di via Parini. E’ ricordato con una lapide sulla facciata della casa natale di piazza Manzoni, in Lecco, al civico n. 2, collocata lateralmente al balcone del primo piano, sopra il portone d’ingresso. La famiglia Cermenati veniva da Civenna, territorio panoramico sul ramo lecchese del Lario, a mezza strada tra Bellagio ed il valico del Ghisallo; la madre di Mario, Rosa Cristofoletti, era nativa di Sondrio.La lapide risale al novembre 1924, un mese dopo l’immatura scomparsa di Cermenati a 56 anni. La famiglia Cermenati lasciò poi piazza Manzoni per il palazzo di via Cairoli, 51, dove vissero i fratelli di Mario, il medico chirurgo dottor Attilio ed il pittore professor Rinaldo.
Al patriota trentino, venuto a Lecco in diverse occasioni e che aveva parlato anche davanti la caserma Sirtori nell’attuale via Leonardo da Vinci (c’è una lapide sull’edificio antistante), venne dedicato il lungolago Cavallotti che raggiungeva la piazza dei Mille, mutata in Stoppani per il nuovo monumento all’autore de “Il Bel Paese”.
Diverse sono, comunque, state, negli ultimi 150 anni, le denominazioni dell’attuale piazza Cermenati. La prima datazione civica del 1850, ancora con gli austriaci, indica la denominazione di Porto Maggiore, con l’osteria dell’Angelo ed i vicini vicoli del Torchio e di Sant’Elena.
La denominazione successiva è stata quella di Porto Garibaldi, in ricordo dello storico sbarco dell’eroe dei due mondi nel giugno 1859, seconda guerra di indipendenza nazionale. Era il largo del movimento portuale, con deposito di merci varie scaricate o destinate all’imbarco, con conducenti e facchini, carri e carretti. Il confinante vicolo Sant’Elena diventerà Granai per i magazzini di deposito in attesa della navigazione. E’ stato un movimento portuale che avviò un inesorabile declino con il diffondersi della motorizzazione. L’ultimo comballo ha lasciato il porto di Lecco una sera di autunno del 1958, superstite testimone di una flotta che nei giorni di mercato riempiva tutta la riva di approdo del golfo.
Il movimento del porto e del mercato, dagli ambulanti ai marinai d’acqua dolce, dai commercianti agli operatori vari, affluiva in una diffusa “ragnatela” di locali pubblici, punti di riferimento per ristori e pranzi, lungo via Bovara, piazza XX Settembre, i vicoli vicini. C’erano i nomi lacuali del Lario: Vapore, Batel, Barchetta, ma anche il Mercato, Caval Bianco, Piemontese, Svizzero, Polenta, Pesce e Vino, Santa Marta, ed altri ancora. C’è da ricordare che l’attuale statua di Mario Cermenati non è l’originale inaugurato nel 1927, opera bronzea del romano Mario Rutelli.
La statua venne requisita pr il metallo in seguito ad esigenze belliche nel 1943 e c’è l’attuale in marmo opera di Francesco Modena.
Mario Cermenati era nato a Lecco nel 1868; la sua ascesa politica ebbe inizio con l’elezione a deputato nelle file dei radicali democratici avvenuta nel 1909. La sua ascesa culturale era, invece, iniziata ancora prima quando, a soli 22 anni, era già assistente alla cattedra di geologia e paleontologia all’Università di Roma. E’ stato il fondatore della rivista scientifica “La miniera italiana”, è stato tra i promotori del primo parco nazionale, quello del Gran Paradiso, dove chiamò alla segreteria del comitato il giovane avvocato lecchese Arnaldo Ruggiero.
E’ stato presidente a più riprese della Società Geologica Italiana e, come tale, indisse nel 1911 l’annuale congresso, fissando la sede in Lecco dove giunsero numerose delegazioni straniere.Cermenati, nell’aprile 1923 venne colpito dal primo grave attacco di cirrosi epatica, che lo avrebbe portato alla tomba 18 mesi dopo, l’8 ottobre 1924.
Lavorò ancora fino quasi all’ultimo, infaticabile, intorno ai suoi prediletti studi su Leonardo da Vinci. Nel 1922 era riuscito a pubblicare il primo volume dell’opera vinciana che consegnò personalmente al re Vittorio Emanuele III ed al Sommo Pontefice Pio XI (il cardinale Achille Ratti, nativo di Desio), conosciuto da Cermenati quando quest’ultimo frequentava la Biblioteca Ambrosiana di Milano dove il futuro Papa era stato prefetto. Ratti ricordò a Cermenati le sue vaste conoscenze del territorio lecchese, che andavano da Asso ad Esino Lario, passando per i monti dove era salito tante volte come giovane escursionista, grande appassionato delle montagne.
Mario Cermenati è sepolto nella cappella di famiglia presso il cimitero Monumentale di via Parini. E’ ricordato con una lapide sulla facciata della casa natale di piazza Manzoni, in Lecco, al civico n. 2, collocata lateralmente al balcone del primo piano, sopra il portone d’ingresso. La famiglia Cermenati veniva da Civenna, territorio panoramico sul ramo lecchese del Lario, a mezza strada tra Bellagio ed il valico del Ghisallo; la madre di Mario, Rosa Cristofoletti, era nativa di Sondrio.La lapide risale al novembre 1924, un mese dopo l’immatura scomparsa di Cermenati a 56 anni. La famiglia Cermenati lasciò poi piazza Manzoni per il palazzo di via Cairoli, 51, dove vissero i fratelli di Mario, il medico chirurgo dottor Attilio ed il pittore professor Rinaldo.
A.B.