Carenno, mancata edificazione del Pertus: un milione il risarcimento spettante per la Cassazione all'Immobiliare
La Cassazione si è espressa, ma nemmeno la pronuncia degli Ermellini, di fatto, ha chiuso la partita aperta ormai da anni e anni tra il Comune di Carenno e la società "Immobiliare del Pertus srl", in riferimento alla (mancata) edificazione dell'omonima località, a causa dello stralcio - nel 1985- di parte della convenzione edilizia stipulata nel lontano 1969, convenzione che autorizzava una vera e propria "colata di cemento" e dunque la creazione di unità abitative (e servizi) per 5.000 nuovi abitanti.
La Suprema Corte, ormai giorni fa, ha confermato infatti la sentenza di secondo grado - avversa all'Ente pubblico, condannato, in solido con la Regione a risarcire l'impresa - rinviando però nuovamente in Appello per il ricalcolo degli interessi, dal primo ricorso ad oggi.
La notizia - già nota ai consiglieri comunali - è stata data direttamente dal sindaco Luca Pigazzini, in chiusura della presentazione della lista con cui correrà alle elezioni del prossimo 8-9 giugno, per sottolineare come chi tra un mese si troverà a indossare la fascia tricolore erediterà anche l'angoscia di una vera e propria spada di Damocle che, da lungo tempo ormai, pende sull'amministrazione e la comunità carennese. Per la precisione, dagli anni in cui il piccolo borgo della Val San Martino sognava di avere la sua "Consonno", per affermare "in grande" la sua vocazione turistica. Fu allora che l'Amministrazione stipulò una convenzione per la creazione di un vero e proprio nuovo paese al Pertus. L'immobiliare veniva così autorizzata a edificare complessi, case e palazzi per oltre 5.000 abitanti (oggi Carenno non arriva a 1.500), realizzando "in cambio" una serie di opere di urbanizzazione: la rete idrica, una strada lungo tutto la montagna ma anche campi da tennis, da calcio e persino una piscina.
Quasi tutto è rimasto solo sulla carta: le case costruite sono state molte meno (quelle che ci sono ancora oggi) e, lato risvolto pubblico, si è ottenuto solo un pezzo della strada e l'acquedotto. Nel 1985 infatti il Comune di Carenno ha adottato il nuovo "piano regolatore" nel quale si recepiva anche un atto interpretativo sottoscritto dalle parti in merito alla convenzione precedentemente sottoscritta. In concreto venivano stralciate parte delle costruzioni inizialmente previste.
"Nel 1985 è come se la lottizzazione fosse ripartita da capo" ci aveva spiegato a suo tempo Pigazzini. "Si riduceva la volumetria da 5.000 a 3.300 abitanti e si escludevano dall'edificazione alcune zone soggette a vincolo idrogeologico. Anche la Regione ha ritenuto l'area - sopra i 1.000 metri e soggetta a vincolo idrogeolico - non compatibile con l'urbanizzazione prevista".
Da qui la causa. Oggi, a conti rifatti secondo le prescrizioni della Cassazioni, il risarcimento da riconoscere all'Immobiliare si aggira sul milione di euro, oltre alle spese processuali.
Già versati - dopo la sentenza d'Appello, del 2018 - 350.000 euro, anticipati in toto dalla Regione, con il Comune impegnatosi a rifondere all'Ente superiore la metà della cifra con versamenti dilazionati in dieci anni. Ora, ha annunciato il sindaco uscente, bisognerà ricontattare Palazzo Lombardia per capire quale posizione terrà in merito al resto della somma, per andare poi in consiglio comunale e rettificare un accordo che peserà chiaramente come "un impegno non indifferente per chi si troverà (dopo il 9 giugno ndr) a governare".
La Suprema Corte, ormai giorni fa, ha confermato infatti la sentenza di secondo grado - avversa all'Ente pubblico, condannato, in solido con la Regione a risarcire l'impresa - rinviando però nuovamente in Appello per il ricalcolo degli interessi, dal primo ricorso ad oggi.
La notizia - già nota ai consiglieri comunali - è stata data direttamente dal sindaco Luca Pigazzini, in chiusura della presentazione della lista con cui correrà alle elezioni del prossimo 8-9 giugno, per sottolineare come chi tra un mese si troverà a indossare la fascia tricolore erediterà anche l'angoscia di una vera e propria spada di Damocle che, da lungo tempo ormai, pende sull'amministrazione e la comunità carennese. Per la precisione, dagli anni in cui il piccolo borgo della Val San Martino sognava di avere la sua "Consonno", per affermare "in grande" la sua vocazione turistica. Fu allora che l'Amministrazione stipulò una convenzione per la creazione di un vero e proprio nuovo paese al Pertus. L'immobiliare veniva così autorizzata a edificare complessi, case e palazzi per oltre 5.000 abitanti (oggi Carenno non arriva a 1.500), realizzando "in cambio" una serie di opere di urbanizzazione: la rete idrica, una strada lungo tutto la montagna ma anche campi da tennis, da calcio e persino una piscina.
Quasi tutto è rimasto solo sulla carta: le case costruite sono state molte meno (quelle che ci sono ancora oggi) e, lato risvolto pubblico, si è ottenuto solo un pezzo della strada e l'acquedotto. Nel 1985 infatti il Comune di Carenno ha adottato il nuovo "piano regolatore" nel quale si recepiva anche un atto interpretativo sottoscritto dalle parti in merito alla convenzione precedentemente sottoscritta. In concreto venivano stralciate parte delle costruzioni inizialmente previste.
"Nel 1985 è come se la lottizzazione fosse ripartita da capo" ci aveva spiegato a suo tempo Pigazzini. "Si riduceva la volumetria da 5.000 a 3.300 abitanti e si escludevano dall'edificazione alcune zone soggette a vincolo idrogeologico. Anche la Regione ha ritenuto l'area - sopra i 1.000 metri e soggetta a vincolo idrogeolico - non compatibile con l'urbanizzazione prevista".
Da qui la causa. Oggi, a conti rifatti secondo le prescrizioni della Cassazioni, il risarcimento da riconoscere all'Immobiliare si aggira sul milione di euro, oltre alle spese processuali.
Già versati - dopo la sentenza d'Appello, del 2018 - 350.000 euro, anticipati in toto dalla Regione, con il Comune impegnatosi a rifondere all'Ente superiore la metà della cifra con versamenti dilazionati in dieci anni. Ora, ha annunciato il sindaco uscente, bisognerà ricontattare Palazzo Lombardia per capire quale posizione terrà in merito al resto della somma, per andare poi in consiglio comunale e rettificare un accordo che peserà chiaramente come "un impegno non indifferente per chi si troverà (dopo il 9 giugno ndr) a governare".
A.M.