Lecco, 25 aprile: in tantissimi alla cerimonia, 'per continuare a credere al futuro'
Voglia di azione o reazione? Fatto sta che un 25 Aprile così partecipato, a Lecco, non lo si vedeva, a memoria di chi non è mai mancato, da tanto tempo, con le fila dei "soliti" noti e degli affezionati alla ricorrenza, rimpolpate anche da numerose famiglie con bambini, a riprova di come il far memoria e la necessità di attualizzare i valori della Resistenza, siano ancora esigenza anche per chi è nipote e pronipote di coloro i quali hanno vissuto, direttamente, i giorni - sempre più lontani - della Liberazione.
Del resto, come affermato nel proprio intervento - l'unico, in qualche modo non politicizzato - dal Prefetto Sergio Pomponio, la Resistenza è stato un fenomeno giovane, di chi "ha lottato per liberare non solo il Paese, ma anche le menti", di chi, per un ventennio, ha patito la mancanza di "parola". Di chi ci ha dunque insegnato che "dobbiamo continuare a credere al futuro, alla capacità di cambiare il mondo".
Al momento dei discorsi ufficiali si è arrivati dopo aver reso omaggio, doverosamente, a tutti i Caduti. Prima nella cripta del Santuario della Vittoria, poi al Monumento di Largo Montenero, raggiunto in corteo, dopo la funzione officiata, ad inizio mattinata, dal Vicario Episcopale.
Monsignor Gianni Cesena, per la propria omelia, ha cercato di rileggere sullo sfondo della festa della Liberazione e "delle vicende che da troppo tempo stiamo vivendo" - con riferimento all'Ucraina e al Medio Oriente, ma non solo - le letture ispirate alla circostanza liturgia odierna (San Marco), ricordando come la pace non sia qualcosa di acquistabile "in pacchetto", ma sia piuttosto un processo di crescita. Se non viene dunque costruita mattoncino su mattoncino rischia di diventare uno slogan o peggio di diventare accomodamento, quel divano insomma su cui ci si siede dimenticandosi il contesto.
"E’ arrivato il momento di farci attori principali di un dialogo di pace che deve andare oltre le polemiche politiche interne e deve erigersi alto oltre ogni confine" ha sostenuto altresì, prendendo la parola nel cortile del municipio in rappresentanza della Provincia, il vicepresidente Mattia Micheli. "79 anni fa la coesione del nostro Paese, insieme all’aiuto di altre Nazioni, fu decisiva per la liberazione e per fare in modo che non prevalessero le logiche del grande contro il piccolo, del più forte contro il più debole. 79 anni di libertà devono insegnarci che la libertà personale e collettiva traccia una linea, in qualsiasi epoca, qualsiasi latitudine, qualsiasi contesto, che demarca in modo chiaro, come ci ha insegnato la storia, che da una parte di essa si è nel giusto, e dall’altra parte si è nell’errore. Come amministratori pubblici - la chiosa - abbiamo il dovere di difendere e tutelare a ogni costo la preziosa eredità ricevuta, di vigilare sull’affermazione del principio dell’uguaglianza e di adoperarci per promuovere questi valori anche nell’azione quotidiana nel nostro operato, così da essere da esempio per le nostre nuove generazioni, perché non smettano mai di cercare la pace nelle parole e nei gesti di tutti i giorni. Solo attraverso un impegno concreto di ognuno di noi, nei rispettivi ambiti di intervento, potremo dare il nostro contributo per l’affermazione della pace, in Italia e nel Mondo".
Ha parlato di pace nel proprio articolato intervento anche Enrico Avagnina, Presidente dell'ANPI di Lecco, sfruttando l'occasione altresì per denunciare il "tentativo in atto di stravolgere due principi cardine" della Costituzione: "l'equilibrio tra i poteri dello Stato e l'idea della democrazia come partecipazione e non come delega ad uomo o una donna sola al comando. Per questo - ha detto al microfono - denunciamo con forza una proposta di modifica della Costituzione che prevede l'elezione diretta del Capo del Governo. Si contrabbandano per maggiore governabilità del Paese i pieni poteri in mano ad una minoranza, l'assenza di controlli, la riduzione della pratica democratica al solo giorno delle elezioni, le denunce penali e la censura nei confronti di giornalisti scomodi e intellettuali antifascisti".
E proprio con la lettura di uno stralcio di un testo "cassato" dalla Rai - quello di Scurati - si è aperto il discorso del sindaco Mauro Gattinoni, indubbiamente apprezzato dalla platea che, in più occasioni ha riservato al primo cittadino sonori applausi (QUI l'intervento integrale).
Immancabile, infine, Bella Ciao, "intonata" dal Corpo Musicale Brivio di Rancio e cantata con convinzione da chi è rimasto fino a chiusura della cerimonia.