Lecco: a processo per rapina per una pallina di cocaina, assolto
L'avvocato Caterina Busellu, suo legale d'ufficio, due settimana fa, rassegnando le proprie conclusioni, aveva chiesto l'assoluzione quantomeno per mancanza della prova. Ed assoluzione effettivamente è stata, nonostante per la Procura - nella persona del pm Giulia Angeleri - nel corso dell'istruttoria dibattimentale fossero emersi elementi tali da attribuire all'imputato la penale responsabilità della rapina (impropria) a lui ascritta. 3 anni e 4 mesi la richiesta di pena avanzata dalla pubblica accusa al collegio giudicante presieduto dal dottor Paolo Salvatore (a latere i colleghi Martina Beggio e Gianluca Piantadosi). Il tutto per... una pallina di cocaina.
Un lecchese ha trascinato infatti a giudizio un giovane marocchino - classe 2003, residente a Carenno ma irrintracciabile e dunque nemmeno comparso in Aula nel corso del (veloce) processo - asserendo che lo straniero, con la forza, avrebbe trattenuto una dose di stupefacente da lui acquistata da altro pusher.
La vicenda risale alla notte del 7 agosto 2022: rincasando dopo il lavoro, il denunciante - classe 1987 - all'incrocio tra via Ghislanzoni e via Amendola, all'angolo dunque tra la Piccola e la ex Maternità, sarebbe dapprima stato agganciato da uno sconosciuto in maglia rossa, poi raggiunto da un secondo soggetto, anch'egli nordafricano, di scuro vestito. I due - invitandolo a seguirli - gli avrebbero proposto l'acquisto di una dose, sentendosi rispondere dall'uomo destinato di lì a poco a diventare vittima della presunta rapina impropria, di essere già in possesso di una pallina appena acquistata. Al "vediamo un po' cosa vendono di buono gli altri", pronunciato da uno dei due stranieri offrendo a sua volta un "assaggio" della sua polvere bianca, il lecchese avrebbe estratto di tasca la sua cocaina, passandola al ragazzo in maglia nera che si sarebbe poi rifiutato di restituire l'involucro, con il "complice" che avrebbe così immobilizzato il denunciante, minacciandolo, poi, sostenendo di avere una pistola nel borsello, prima di dileguarsi.
Che l'incontro ci sia stato è documentato dai filmati estrapolati dalla Polizia dal circuito di videsorveglianza comunale. Che sia andato proprio come descritto dalla persona offesa è stato messo in dubbio dal difensore dell'imputato, unico dei due presunti rapinatori ad essere stato mandato a processo dopo essere stato riconosciuto, in giro per Lecco, dallo stesso 37enne a qualche giorno di distanza dal "fattaccio" di via Ghislanzoni. Ma evidentemente i giudici – complice anche una ricostruzione dell'accaduto non propriamente lineare resa in Aula, con la versione ritoccata in più momenti – hanno ritenuto non sufficienti gli elementi emersi, mandando dunque assolto il magrebino.
Un lecchese ha trascinato infatti a giudizio un giovane marocchino - classe 2003, residente a Carenno ma irrintracciabile e dunque nemmeno comparso in Aula nel corso del (veloce) processo - asserendo che lo straniero, con la forza, avrebbe trattenuto una dose di stupefacente da lui acquistata da altro pusher.
La vicenda risale alla notte del 7 agosto 2022: rincasando dopo il lavoro, il denunciante - classe 1987 - all'incrocio tra via Ghislanzoni e via Amendola, all'angolo dunque tra la Piccola e la ex Maternità, sarebbe dapprima stato agganciato da uno sconosciuto in maglia rossa, poi raggiunto da un secondo soggetto, anch'egli nordafricano, di scuro vestito. I due - invitandolo a seguirli - gli avrebbero proposto l'acquisto di una dose, sentendosi rispondere dall'uomo destinato di lì a poco a diventare vittima della presunta rapina impropria, di essere già in possesso di una pallina appena acquistata. Al "vediamo un po' cosa vendono di buono gli altri", pronunciato da uno dei due stranieri offrendo a sua volta un "assaggio" della sua polvere bianca, il lecchese avrebbe estratto di tasca la sua cocaina, passandola al ragazzo in maglia nera che si sarebbe poi rifiutato di restituire l'involucro, con il "complice" che avrebbe così immobilizzato il denunciante, minacciandolo, poi, sostenendo di avere una pistola nel borsello, prima di dileguarsi.
Che l'incontro ci sia stato è documentato dai filmati estrapolati dalla Polizia dal circuito di videsorveglianza comunale. Che sia andato proprio come descritto dalla persona offesa è stato messo in dubbio dal difensore dell'imputato, unico dei due presunti rapinatori ad essere stato mandato a processo dopo essere stato riconosciuto, in giro per Lecco, dallo stesso 37enne a qualche giorno di distanza dal "fattaccio" di via Ghislanzoni. Ma evidentemente i giudici – complice anche una ricostruzione dell'accaduto non propriamente lineare resa in Aula, con la versione ritoccata in più momenti – hanno ritenuto non sufficienti gli elementi emersi, mandando dunque assolto il magrebino.
A.M.