Schianto tra la sua Audi e la Dacia contromano: il giudice lo assolve dal reato di (duplice) omicidio stradale
Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lecco Nora Lisa Passoni, all'esito del processo celebrato con rito abbreviato e dunque sostanzialmente sulle carte, introducendo le consulenze dei periti, decisive per valutare tecnicamente l'accaduto, lo ha assolto. "Il fatto non costituisce reato". Si è chiuso così - a meno che la Procura non voglia "insistere", appellando la pronuncia odierna, il processo intentato nei confronti dell'automobilista che lo scorso 19 ottobre 2022 guidava l'Audi contro la quale si è schiantata l'utilitaria condotta dalla giovane Maimouna Gueye - 27 anni appena - che, per cause insondabili, stava marciando lungo la ss36 contromano, in galleria tra l'altro, dopo aver utilizzato una piazzola per invertire la rotta.
Omicidio stradale il reato a lui ascritto dalla Procura, con il fascicolo trattato in prima battuta direttamente dal numero uno Ezio Domenico Basso, anche sulla base di una consulenza affidata alla dottoressa Benedetta Arosio che ha evidenziato come la sua Audi, viaggiasse ad una velocità di circa 140km/h, ben superiore al limite, fissato in 90 km/h, portando alla contestazione anche di altre violazioni al codice della strada in relazione (pare) alla posizione del veicolo in carreggiata.
In Aula, assistito dall'avvocato Marcello Perillo del Foro di Lecco e dal collega milanese Filippo Vergani, il seregnese, come anticipato, ha optato per il rito abbreviato, scelta che ha fatto ritirare la richiesta di costituzione di parte civile di uno dei figli di Aida Sene (fratello dunque di Maimouna Gueye), inizialmente rappresentato da un legale meneghino.
Lo scorso 17 gennaio, nel rassegnare le proprio conclusioni, la pubblica accusa, sostenuta in udienza del sostituto Giulia Angeleri, aveva chiesto la condanna dell'imputato a 5 mesi e 10 giorni, in considerazione della concessione delle attenuanti generiche prevalenti e dell'evidente concorso di colpa. Macroscopico, viaggiando per l'appunto la Dacia con a bordo le due vittime nell'opposto senso di marcia rispetto al corretto verso di percorrenza della superstrada.
Quest'oggi la parola è passata ai difensori che, evidentemente, sono riusciti a convincere il giudice, sollevando l'automobilista da ogni responsabilità.
Devastante l'impatto tra le due vetture, ridotte entrambe a un cumulo di lamiere. A Dervio, nell'incidente, sono morte sia la garlatese al volante della piccola Dacia Sandero rossa, sia la madre, Aida Sene, di origini senegalesi, seduta sul sedile passeggeri. Ospedalizzato in codice giallo, invece, il 48enne di Seregno, poi finito a giudizio, avendo riportato traumi e contusioni che hanno richiesto - oltre al ricovero - anche un successivo periodo di riabilitazione.
Omicidio stradale il reato a lui ascritto dalla Procura, con il fascicolo trattato in prima battuta direttamente dal numero uno Ezio Domenico Basso, anche sulla base di una consulenza affidata alla dottoressa Benedetta Arosio che ha evidenziato come la sua Audi, viaggiasse ad una velocità di circa 140km/h, ben superiore al limite, fissato in 90 km/h, portando alla contestazione anche di altre violazioni al codice della strada in relazione (pare) alla posizione del veicolo in carreggiata.
In Aula, assistito dall'avvocato Marcello Perillo del Foro di Lecco e dal collega milanese Filippo Vergani, il seregnese, come anticipato, ha optato per il rito abbreviato, scelta che ha fatto ritirare la richiesta di costituzione di parte civile di uno dei figli di Aida Sene (fratello dunque di Maimouna Gueye), inizialmente rappresentato da un legale meneghino.
Lo scorso 17 gennaio, nel rassegnare le proprio conclusioni, la pubblica accusa, sostenuta in udienza del sostituto Giulia Angeleri, aveva chiesto la condanna dell'imputato a 5 mesi e 10 giorni, in considerazione della concessione delle attenuanti generiche prevalenti e dell'evidente concorso di colpa. Macroscopico, viaggiando per l'appunto la Dacia con a bordo le due vittime nell'opposto senso di marcia rispetto al corretto verso di percorrenza della superstrada.
Quest'oggi la parola è passata ai difensori che, evidentemente, sono riusciti a convincere il giudice, sollevando l'automobilista da ogni responsabilità.
A.M.