Lecco: inaugurata una mostra 'difficile', sulla pittura informale
Inaugurata ieri a Palazzo delle paure di Lecco la mostra dedicata alla pittura informale, un genere diffuso in Italia negli anni Cinquanta del Novecento, penultima tappa della serie di esposizioni che in questi periodi ha presentato un viaggio nell’arte del nostro Paese dall’Ottocento agli anni Sessanta del secolo scorso: l’ultima sarà quella della prossima estate concentrata appunto sulle avanguardie.
All’inaugurazione sono intervenuti, accanto alla curatrice Simona Bartolena, anche Simona Piazza, assessore alla Cultura; Daniele Cassinelli, direttore del settore Cultura del Comune; Fabio Sanvito della società Vidi, alla quale è stata appaltata l’organizzazione delle rassegne; Diana Vaccaro, responsabile del patrimonio artistico e archivistico di Banca Bpm Milano.
Si tratta – ha detto Bartolena – della mostra più difficile. «Forse quella meno popolare – parole di Sanvito -, ma un’occasione per capire di più questo periodo. E penso che possa raccogliere molti consensi». Ha aggiunto Vaccaro: «Questa è un’arte di difficile lettura, non adatta a un consumo superficiale, ed è anche poco raccontata, va guardata con occhi e mente aperta, senza preconcetto».
Una mostra difficile, dunque: «Difficile da immaginare – ha continuato Bartolena – e per il fatto che è stato complicato trovare un filo narrativo. Quella sull’informale sta in mezzo a due esposizioni differenti: quella dedicata al Novecento con il ritorno all’ordine e alla figura e quella sul boom degli anni Sessanta con le avanguardie più cerebrali. Racconta di una generazione ferita, uscita dalla Seconda guerra mondiale, dal periodo delle dittature, dell’Olocausto. L’informale non è un linguaggio né un movimento, non ci sono persone che lo guidano, non ha una linea e gli artisti sono differenti tra loro. La stessa definizione di informale dice tutto e niente; è un inno alla liberta di espressione, realizzata da persone che hanno rifiutato la linea impostasi dopo la caduta del Fascismo e cioè il realismo sociale di Guttuso».
All’interno del percorso informale – ha aggiunto ancora Bartolena – sono state aperte due parentesi che in qualche modo vi si contrappongono: una dedicata al realismo esistenziale, l’altra al gruppo Mac (Movimento arte concreta): «Ho cercato di rappresentare un po’ tutto. La mostra inizia con un quadro di Afro, che è l’artista che chiudeva la precedente sul Novecento e finisce con Lucio Fontana (due disegni e due ceramiche) che sarà al centro della prossima sugli anni Sessanta».
La rassegna resterà aperta fino al 30 giugno. Orari: il martedì dalle 10 alle 14; da mercoledì a domenica dalle 10 alle 18. Ingresso, 10 euro (biglietti ridotti tra 4 e 8 euro). Info: www.vidicultural.com.
All’inaugurazione sono intervenuti, accanto alla curatrice Simona Bartolena, anche Simona Piazza, assessore alla Cultura; Daniele Cassinelli, direttore del settore Cultura del Comune; Fabio Sanvito della società Vidi, alla quale è stata appaltata l’organizzazione delle rassegne; Diana Vaccaro, responsabile del patrimonio artistico e archivistico di Banca Bpm Milano.
Si tratta – ha detto Bartolena – della mostra più difficile. «Forse quella meno popolare – parole di Sanvito -, ma un’occasione per capire di più questo periodo. E penso che possa raccogliere molti consensi». Ha aggiunto Vaccaro: «Questa è un’arte di difficile lettura, non adatta a un consumo superficiale, ed è anche poco raccontata, va guardata con occhi e mente aperta, senza preconcetto».
Una mostra difficile, dunque: «Difficile da immaginare – ha continuato Bartolena – e per il fatto che è stato complicato trovare un filo narrativo. Quella sull’informale sta in mezzo a due esposizioni differenti: quella dedicata al Novecento con il ritorno all’ordine e alla figura e quella sul boom degli anni Sessanta con le avanguardie più cerebrali. Racconta di una generazione ferita, uscita dalla Seconda guerra mondiale, dal periodo delle dittature, dell’Olocausto. L’informale non è un linguaggio né un movimento, non ci sono persone che lo guidano, non ha una linea e gli artisti sono differenti tra loro. La stessa definizione di informale dice tutto e niente; è un inno alla liberta di espressione, realizzata da persone che hanno rifiutato la linea impostasi dopo la caduta del Fascismo e cioè il realismo sociale di Guttuso».
All’interno del percorso informale – ha aggiunto ancora Bartolena – sono state aperte due parentesi che in qualche modo vi si contrappongono: una dedicata al realismo esistenziale, l’altra al gruppo Mac (Movimento arte concreta): «Ho cercato di rappresentare un po’ tutto. La mostra inizia con un quadro di Afro, che è l’artista che chiudeva la precedente sul Novecento e finisce con Lucio Fontana (due disegni e due ceramiche) che sarà al centro della prossima sugli anni Sessanta».
La rassegna resterà aperta fino al 30 giugno. Orari: il martedì dalle 10 alle 14; da mercoledì a domenica dalle 10 alle 18. Ingresso, 10 euro (biglietti ridotti tra 4 e 8 euro). Info: www.vidicultural.com.
D.C.