Lecco: per il Tribunale ci fu ''circonvenzione''. Tre anni e otto mesi a una 48enne

Tre anni e otto mesi. E' la condanna inflitta stamani in tribunale a Lecco a Simona B., classe 1976, finita a processo per circonvenzione di incapace (art.643 cp). Secondo la Procura infatti, la donna avrebbe ''spillato'' ad un anziano conoscente - avvalendosi anche di violenza verbale e minacce - una cifra pari a 170mila euro circa, facendosi altresì nominare unica erede del testamento. La vicenda risale a qualche anno - fra il 2015 e il 2017 - fa quando le condizioni della parte civile (nel frattempo deceduta negli scorsi mesi) avevano iniziato a destare preoccupazione fra conoscenti e vicini di casa. Una persona descritta come ''fragile'', rimasta sola dopo la perdita dei genitori e che si sarebbe in qualche modo avvicinata all'imputata, spinta forse dalla solitudine.
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Era però venuto a galla un quadro preoccupante, dato appunto dalle continue cessioni di denaro emerse e infine dall'indicazione della donna quale unica erede del testamento del lecchese. Una proposta avanzata dalla stessa parte offesa, secondo la tesi dell'imputata che nel corso dell'istruttoria svoltasi dinnanzi al giudice in ruolo monocratico Martina Beggio, ha tentato di smontare il quadro accusatorio, parlando appunto di un legame stretto di amicizia nato con quell'uomo al quale erano rimasti solo pochi parenti.
Ben diversa invece, la posizione della parte civile - rappresentata dall'avvocato Sergio Colombo, oggi in aula per conto degli eredi - secondo il quale la presunta ''circonvenzione'' si sarebbe di fatto verificata ai danni del proprio assisttito.
Se già la Procura (nella persona del vpo Caterina Scarselli) aveva ipotizzato una condanna nei confronti della 48enne a quattro anni di reclusione, stamani la sentenza del giudice Beggio si è avvicinata parecchio alla richiesta. Simona B. - ristretta in carcere per altra causa e difesa da una penalista milanese - è stata condannata alla pena di tre anni e otto mesi, oltre al pagamento di una multa di 1000 euro e delle spese processuali. Disposta altresì una provvisionale nei confronti degli eredi pari a 2900 euro, con risarcimento danni da quantificare in sede civile. Cinque anni infine, la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici. 
Per la donna si trattava del secondo processo affrontato nel giro di un anno. Nell'assolverla dall'accusa di tentata estorsione (nei confronti della stessa persona), il giudice Paolo Salvatore nel 2023 aveva infatti restituito gli atti alla Procura, per valutare appunto la possibilità di procedere eventualmente a suo carico, per l'accusa di circonvenzione di incapace ai danni del lecchese. Oggi la conclusione del primo grado di giudizio con la condanna.
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G.C.
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