Lecco, avvocato a giudizio per corruzione: rimane il nodo del collega 'incapace'

L'istruttoria entrerà nel vivo solo il prossimo mese di settembre. Ma a Palazzo di Giustizia già le prime battute del processo stanno suscitando "interesse". Del resto non capita tutti i giorni di vedere un collega avvocato, del Foro, tra l'altro, nei panni dell'imputato. Succede a M.R., legale lecchese, chiamata a doversi difendere dalla pesante accusa di corruzione, in concorso con C.F., privato cittadino che - in base a quanto trapelato fino ad ora, secondo una tesi accusatoria chiaramente ancora tutta da dimostrare - sarebbe stato avvantaggiato quale partecipante ad una delle aste indette nell'ambito del concordato liquidatorio della società Pietro Carsana.
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Lo scorso 2 marzo, il difensore partenopeo di M.R., per dimostrare l'innocenza dell'assistita ha chiesto anche l'escussione di M.S., altro avvocato del Foro di Lecco, ormai non più in attività, originale co-imputato quale commissario giudiziale, uscito però di scena in udienza preliminare a seguito di perizia che lo ha dichiarato non in grado di stare in giudizio in considerazione delle sue condizioni psico-fisiche.
Dinnanzi alle perplessità del collegio circa la possibilità di averlo in Aula quale testimone, il legale di M.R., aveva fatto appello... ai social. "Posta scritti incompatibili con l'incapacità" aveva dunque sostenuto, ottenendo dunque dalla presidente Bianca Maria Bianchi di far convocare per quest'oggi il penalista meneghino che ha assistito M.S. in udienza preliminare, così da acquisire notizie di prima mano sullo stato di salute dello stesso.
Questa mattina in Aula è intervenuto un sostituto (che ha prodotto ai giudici certificati medici aggiornati) accompagnato anche dalla sorella di M.S., quale suo amministratore di sostegno. La donna ha così "presentato" sinteticamente il fratello - vittima di un brutto incidente sportivo nel febbraio 2020 - al collegio, oggi in formazione differente rispetto all'udienza del mese scorso, con a latere dunque il dottor Gianluca Piantadosi e la dottoressa Maria Chiara Arrighi, tornata ad essere provvisoriamente applicata al penale dopo essere stata destinata al civile, parlando di difficoltà nell'esprimersi verbalmente sopratutto in un contesto di pressione e di buchi di memoria. Ha anche "ribattuto" alle considerazioni del legale di M.R. circa i post pubblicati sul profilo Facebook di M.S., puntualizzando come gli stessi siano effettivamente da attribuire al fratello che per l'effetto combinato di una patologia presistente e delle conseguenze dell'incidente, alternerebbe momenti di "impeto" a momenti di profondo sconforto. Un quadro che non sembrerebbe aver sciolto del tutto il nodo sulla possibilità o meno di introdurre l'ex commissario della Pietro Carsana nel procedimenti in corso quale testimone. Se ne riparlerà a fine istruttoria. Rinviata infatti a quel momento ogni decisione circa la necessità (o meno, chiaramente) di farlo intervenire in Aula.
Nel mentre quest'oggi è stato conferito l'incarico peritale per la trascrizione delle intercettazioni, telefoniche e ambientali, operate nel corso delle indagini. Vista la mole e la complessità del lavoro, sono stati chiesti 90 giorni, da fine mese, per il deposito del materiale. La causa, come detto, è dunque stata aggiornata al rientro delle vacanze estive, quando verranno sentiti i testimoni citati dalla pubblica accusa, oggi sostenuta dal PM Chiara Di Francesco, erede del fascicolo.
A.M.
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