Lecco: piattaforma integrata Comune - medici di base per gli anziani
Una maggiore integrazione tra i medici di base e i servizi sociali del Comune di Lecco. E’ il progetto sperimentale “Servizi integrati per la domiciliarità” illustrato ieri sera alla commissione consiliare Servizi sociali che la presidente Stefania Valsecchi ha convocato alla Casa della solidarietà in corso Monte Santo a San Giovanni, uno dei punti di riferimento per il supporto alla cosiddetta terza età.
Sono intervenuti l’assessore Emanuele Manzoni, la responsabile del settore Desirée Bonacina e Marco Magri, presidente della cooperativa Cosma che raccoglie la gran parte dei medici di base della città. Ed è appunto dalla collaborazione tra Comune e Cosma che è stato avviato il progetto nato quasi per caso dall’esperienza di alcuni giovani medici «che si parlavano tra loro», ha detto Magri. Da quella prima forma di collaborazione è scaturita così l’idea di dare vita a una piattaforma per lo scambio di informazioni e di bisogni. Non certo una soluzione definitiva al problema dell’assistenza agli anziani che è appunto anche sociale e non solo sanitaria, «ma un progetto che ci consentirà di fare molto».
Bonacina, oltre a fornire una serie di dati sulle famiglie che fanno riferimento ai Servizi sociali comunali per gli aspetti relativi all’età avanzata, ha indicato i bisogni emergenti in una società che fa i conti con l’invecchiamento della popolazione, l’allungamento della vita e quindi l’aumento delle malattie croniche. In primo piano vi sono l’aumento degli anziani soli per i quali la rete di supporto non è ancora sufficiente, l’aumento delle persone fragili in età adulta, la crescita del disagio psichico, un bisogno maggiore di tutela giuridica con il ricorso agli amministratori di sostegno, la compresenza in molti soggetti di una fragilità sociale e di patologie ormai croniche per affrontare le quali è appunto necessaria une rete nella quale glim operatori dialoghino maggiormente.
La collaborazione tra municipio e medici – appunto attraverso una piattaforma comune – consentirà di scambiare informazioni e segnalazioni sui singoli casi, oltre che effettuare una vera e propria mappa dei bisogni.
Alla discussione sono intervenuti i consiglieri Andrea Frigerio (Fattore Lecco), Renzo Vassena (Cambia Lecco), Paolo Galli (Ambientalmente), Gianni Caravia (Lecco merita di più), Antonio Pattarini (Partito democratico) e Stefano Parolari (Lega Nord).
Di là dalla richiesta di alcuni tra precisazioni e dettagli tecnici, il dibattito ha posto l’accento su alcune grosse questioni: le pecche del servizio sanitario regionale dai molti buchi con l’allungarsi insostenibile delle liste d’attesa per una visita specialista o per un esame clinico; il problema della gestione domestica con il ricorso alle badanti, a volte anche più di una, con costi che molte famiglie hanno difficoltà a coprire; la necessità di potenziare il servizio geriatrico della sanità pubblica; la burocratizzazione del lavoro del medico di base che ormai esce a domicilio solo per casi più che gravi. Non ultimo, inoltre, il problema della solitudine che non è solo legata alla condizione del vivere da soli ma spesso anche a povertà di relazioni o a quelle che in gergo vengono definite relazioni disfunzionali all’interno delle famiglie con difficoltà di rapporti tra le persone generate dai motivi più svariati. Una solitudine che da un lato genera ricadute di carattere psicologico e dall’altro complessità nella gestione sanitaria. Del resto, come ha concluso Manzoni, in città vi sono 22mila nuclei famigliari e di questi ben 8mila sono persone singole. Certo, non tutte sono anziani e non tutte hanno patologie o fragilità di una qualche natura, ma non è certo incoraggiante la prospettiva di un aumento dell’età generale e nel contempo i costi proibitivi per una casa in città che costringono i giovani a trasferirsi in altri Comuni.
Sono intervenuti l’assessore Emanuele Manzoni, la responsabile del settore Desirée Bonacina e Marco Magri, presidente della cooperativa Cosma che raccoglie la gran parte dei medici di base della città. Ed è appunto dalla collaborazione tra Comune e Cosma che è stato avviato il progetto nato quasi per caso dall’esperienza di alcuni giovani medici «che si parlavano tra loro», ha detto Magri. Da quella prima forma di collaborazione è scaturita così l’idea di dare vita a una piattaforma per lo scambio di informazioni e di bisogni. Non certo una soluzione definitiva al problema dell’assistenza agli anziani che è appunto anche sociale e non solo sanitaria, «ma un progetto che ci consentirà di fare molto».
Introducendo la riunione, l’assessore Manzoni ha indicato come orizzonte temporale l’apertura della Casa di comunità in via Digione prevista per la fine dell’anno. I lavori per l’approntamento dovrebbero cominciare la prossima settimana e concludersi per ottobre, dopo di che è appunto prevista l’avvio del servizio a dicembre. Per quella data dovrà essere già a pieno regime il progetto “domiciliarità”, una rete di servizi per garantire un’assistenza ad ampio spettro degli anziani a casa propria. Ed è, il progetto, il primo a partire in Lombardia diventando così anche un possibile volano per analoghe iniziative regionali.
Bonacina, oltre a fornire una serie di dati sulle famiglie che fanno riferimento ai Servizi sociali comunali per gli aspetti relativi all’età avanzata, ha indicato i bisogni emergenti in una società che fa i conti con l’invecchiamento della popolazione, l’allungamento della vita e quindi l’aumento delle malattie croniche. In primo piano vi sono l’aumento degli anziani soli per i quali la rete di supporto non è ancora sufficiente, l’aumento delle persone fragili in età adulta, la crescita del disagio psichico, un bisogno maggiore di tutela giuridica con il ricorso agli amministratori di sostegno, la compresenza in molti soggetti di una fragilità sociale e di patologie ormai croniche per affrontare le quali è appunto necessaria une rete nella quale glim operatori dialoghino maggiormente.
Da parte sua, Magri ha sottolineato come il 78% dei pazienti al di sopra dei 65 anni e l’82% degli ultraottantenni sia affetto da malattie croniche. A Lecco città operano 30 medici di base, ciascuno con un bacino di circa 1800 pazienti da seguire, il 35% dei quali è appunto costituito da anziani. Ogni giorno un medico deve gestire tra gli 80 e i 100 contatti che significa tra le 80 e le 100 decisioni da prendere. Dei 30 medici, 27 hanno aderito al progetto. Ora partirà un periodo di formazione. «Le risorse non sono sufficienti – la chiosa – ma mettendoci assieme si può fare qualcosa».
La collaborazione tra municipio e medici – appunto attraverso una piattaforma comune – consentirà di scambiare informazioni e segnalazioni sui singoli casi, oltre che effettuare una vera e propria mappa dei bisogni.
Alla discussione sono intervenuti i consiglieri Andrea Frigerio (Fattore Lecco), Renzo Vassena (Cambia Lecco), Paolo Galli (Ambientalmente), Gianni Caravia (Lecco merita di più), Antonio Pattarini (Partito democratico) e Stefano Parolari (Lega Nord).
Di là dalla richiesta di alcuni tra precisazioni e dettagli tecnici, il dibattito ha posto l’accento su alcune grosse questioni: le pecche del servizio sanitario regionale dai molti buchi con l’allungarsi insostenibile delle liste d’attesa per una visita specialista o per un esame clinico; il problema della gestione domestica con il ricorso alle badanti, a volte anche più di una, con costi che molte famiglie hanno difficoltà a coprire; la necessità di potenziare il servizio geriatrico della sanità pubblica; la burocratizzazione del lavoro del medico di base che ormai esce a domicilio solo per casi più che gravi. Non ultimo, inoltre, il problema della solitudine che non è solo legata alla condizione del vivere da soli ma spesso anche a povertà di relazioni o a quelle che in gergo vengono definite relazioni disfunzionali all’interno delle famiglie con difficoltà di rapporti tra le persone generate dai motivi più svariati. Una solitudine che da un lato genera ricadute di carattere psicologico e dall’altro complessità nella gestione sanitaria. Del resto, come ha concluso Manzoni, in città vi sono 22mila nuclei famigliari e di questi ben 8mila sono persone singole. Certo, non tutte sono anziani e non tutte hanno patologie o fragilità di una qualche natura, ma non è certo incoraggiante la prospettiva di un aumento dell’età generale e nel contempo i costi proibitivi per una casa in città che costringono i giovani a trasferirsi in altri Comuni.
D.C.