Lecco: lesioni ai danni di 'Zampe'? L'imputato ammette solo lo sputo
Ha preferito non sottoporsi ad esame, ma rendere spontanee dichiarazioni R.R., l'uomo accusato, e per questo a processo davanti al giudice di pace lecchese Antonella Signorile, di lesioni ai danni del Consigliere Regionale Giacomo Zamperini. Il gesto era poi stato rivendicato da un gruppo anarchico locale online.
Quest'oggi l'imputato si è presentato accanto al proprio difensore, l'avvocato Stefano Mandelli del foro di Lecco, per raccontare la propria versione dei fatti accaduti il 16 dicembre 2019 in un bar di Germanedo: “ero seduto ad un tavolino e stavo consultando il mio pc” ha incominciato R.R., raccontando poi di aver visto entrare un uomo, che si è messo a chiacchierare con i gestori del locale. “Ho riconosciuto che potesse essere lui perché l'hanno chiamato amichevolmente “Zampe””.
Dopodichè l'imputato si sarebbe trattenuto ancora qualche minuto, per poi recarsi a lasciare il computer in macchina, tornare all'interno del bar e rivolgersi all'esponente di Fratelli d'Italia per sincerarsi che si trattasse realmente di Giacomo Zamperini: “mi ha risposto di sì, porgendomi la mano, ed io gli ho sputato in faccia”.
Fino a qui la versione dell'imputato coincide con quella resa nella scorsa udienza dalla persona offesa, costituitasi parte civile tramite l'avvocato Enrico Bergonzi del foro di Milano, ma a differenza di quanto riportato in aula da Zamperini (secondo cui l'uomo gli si sarebbe scagliato contro), R.R. ha raccontato di essersene voluto andare dopo aver sputato addosso al politico, ma che quest'ultimo l'avrebbe trattenuto strattonandolo per un braccio: “divincolandomi abbiamo perso l'equilibrio e siamo caduti su un tavolino, poi a terra è proseguita per un po' di tempo una colluttazione”. I sue sarebbero stati quindi separati dal gestore della struttura e l'imputato si sarebbe subito allontanato.
In conclusione l'uomo ha aggiunto: “Prima di sputargli in faccia gli ho riferito che gli articoli ed in generale quello che scriveva comportavano delle conseguenze”.
A nulla è servito un ultimo tentativo del giudice di percorrere la strada della conciliazione: se già la parte lesa si era dimostrata aperta all'idea di rimettere la querela qualora il proprio “aggressore” avesse fatto pervenire delle scuse (mai formulate), quest'oggi la dottoressa Signorile ha provato ad “abbassare l'asticella” ulteriormente e chiedere alla difesa se il proprio assistito fosse disponibile perlomeno a ripudiare la violenza come metodo per risolvere le divergenze.
Nulla di fatto: l'imputato è rimasto fermo sulla propria posizione.
L'istruttoria proseguirà quindi in autunno, con l'escussione di uno dei gestori del locale. A quel punto si passerà alle conclusioni delle parti.
Quest'oggi l'imputato si è presentato accanto al proprio difensore, l'avvocato Stefano Mandelli del foro di Lecco, per raccontare la propria versione dei fatti accaduti il 16 dicembre 2019 in un bar di Germanedo: “ero seduto ad un tavolino e stavo consultando il mio pc” ha incominciato R.R., raccontando poi di aver visto entrare un uomo, che si è messo a chiacchierare con i gestori del locale. “Ho riconosciuto che potesse essere lui perché l'hanno chiamato amichevolmente “Zampe””.
Dopodichè l'imputato si sarebbe trattenuto ancora qualche minuto, per poi recarsi a lasciare il computer in macchina, tornare all'interno del bar e rivolgersi all'esponente di Fratelli d'Italia per sincerarsi che si trattasse realmente di Giacomo Zamperini: “mi ha risposto di sì, porgendomi la mano, ed io gli ho sputato in faccia”.
Fino a qui la versione dell'imputato coincide con quella resa nella scorsa udienza dalla persona offesa, costituitasi parte civile tramite l'avvocato Enrico Bergonzi del foro di Milano, ma a differenza di quanto riportato in aula da Zamperini (secondo cui l'uomo gli si sarebbe scagliato contro), R.R. ha raccontato di essersene voluto andare dopo aver sputato addosso al politico, ma che quest'ultimo l'avrebbe trattenuto strattonandolo per un braccio: “divincolandomi abbiamo perso l'equilibrio e siamo caduti su un tavolino, poi a terra è proseguita per un po' di tempo una colluttazione”. I sue sarebbero stati quindi separati dal gestore della struttura e l'imputato si sarebbe subito allontanato.
In conclusione l'uomo ha aggiunto: “Prima di sputargli in faccia gli ho riferito che gli articoli ed in generale quello che scriveva comportavano delle conseguenze”.
A nulla è servito un ultimo tentativo del giudice di percorrere la strada della conciliazione: se già la parte lesa si era dimostrata aperta all'idea di rimettere la querela qualora il proprio “aggressore” avesse fatto pervenire delle scuse (mai formulate), quest'oggi la dottoressa Signorile ha provato ad “abbassare l'asticella” ulteriormente e chiedere alla difesa se il proprio assistito fosse disponibile perlomeno a ripudiare la violenza come metodo per risolvere le divergenze.
Nulla di fatto: l'imputato è rimasto fermo sulla propria posizione.
L'istruttoria proseguirà quindi in autunno, con l'escussione di uno dei gestori del locale. A quel punto si passerà alle conclusioni delle parti.
F.F.