Lecco: Gino Buscaglia pubblica '10 passi d'avventura'
“10 passi d’avventura”, dieci racconti scritti in prima battuta una vita fa e ora rivisti, rimpolpati e pubblicati con l’editore Porto Seguro. E’ il libro di Gino Buscaglia, giornalista e critico cinematografico, presentato al circolo Arci-Promessi Sposi di Germanedo a Lecco, con l’intervento dello stesso autore e della editor di Porto Seguro Linda Volentieri e un’introduzione musicale di Lello Colombo. L’appuntamento è stato organizzato dallo stesso circolo in collaborazione con il Crams.
«Il libro – ha spiegato Buscaglia – è nato per caso tanto tempo fa. Per colpa o merito di mia moglie: tanto tempo fa insegnavamo alle scuole elementari di Barzago. Eravamo diventati di ruolo da poco. Un giorno, lei mi chiese come fare per far capire ai suoi allievi di terza la preistoria. Mi chiese di scriverle un racconto. Lo scrissi, unendo alla trama fantastica nozioni di storia».
L’esperimento funzionò: «Perché non provare a pubblicarlo? Lo inviai al “Corriere dei Piccoli”. Mi risposero che non rientrava nei loro piani e mi indirizzarono al giornale giovanile dell’Università Cattolica, dove tra l’altro studiavo».
Lo spazio dei racconti, era appannaggio di Mino Milani, allora autore per ragazzi tra i più affermati. Ma proprio in quel periodo, Milani s’era preso un anno sabbatico. E così, Buscaglia cominciò a pubblicare: prima il racconto sulla preistoria e poi altri, in tutto nove: ambientati nel medioevo, Rinascimento e nel Risorgimento, nell’America della guerra di secessione o dell’epopea del far west. Con il rientro di Milani, la collaborazione si interruppe e i racconti finirono in un cassetto.
«Un giorno – ha continuato Buscaglia – mi sono ritrovato in mano le copie, copie fatte in carta carbone come si usava un tempo con la macchina per scrivere. Mi sono detto che non erano poi male e ho deciso di rimetterci mano e di rimpolparli: per pubblicarli sul giornale della Cattolica erano stati un po’ sacrificati, gli spazi erano strettissimi. Poi, è anche successo che una volta mentre ero in auto mi è venuto in mente un racconto di fantascienza. Adoro la fantascienza. Arrivato a casa mi sono subito messo a scrivere in penna su un bloc-notes. Ne è uscito un racconto lunghissimo che è diventato il decimo racconto, la logica conclusione della raccolta, un racconto che attraverso una riflessione sul “perché” lega tutti gli altri. Sono racconti rivolti ai ragazzi perché si facciano delle domande. I personaggi sono eroi per caso, eroi magari controvoglia».
Tra i dieci racconti anche un ricordo personale, legato al periodo in cui da maestro supplente aveva insegnato per un mese alla casa circondariale di Pescarenico, «un’esperienza che mi ha segnato, tra le più forti della mia vita»: il protagonista è uno degli allievi reclusi, condannato per un furto commesso per disperazione. Al maestro chiedeva se, una volta uscito, avrebbe potuto avere un futuro. Certo, gli assicurava Buscaglia che un giorno l’avrebbe ritrovato cameriere in un frequentatissimo bar lecchese. Un’esperienza durata poco: il titolare, saputo che era stato in prigione, avrebbe infatti deciso di licenziarlo: «In quel bar non misi più piede».
«Il libro – ha spiegato Buscaglia – è nato per caso tanto tempo fa. Per colpa o merito di mia moglie: tanto tempo fa insegnavamo alle scuole elementari di Barzago. Eravamo diventati di ruolo da poco. Un giorno, lei mi chiese come fare per far capire ai suoi allievi di terza la preistoria. Mi chiese di scriverle un racconto. Lo scrissi, unendo alla trama fantastica nozioni di storia».
L’esperimento funzionò: «Perché non provare a pubblicarlo? Lo inviai al “Corriere dei Piccoli”. Mi risposero che non rientrava nei loro piani e mi indirizzarono al giornale giovanile dell’Università Cattolica, dove tra l’altro studiavo».
Lo spazio dei racconti, era appannaggio di Mino Milani, allora autore per ragazzi tra i più affermati. Ma proprio in quel periodo, Milani s’era preso un anno sabbatico. E così, Buscaglia cominciò a pubblicare: prima il racconto sulla preistoria e poi altri, in tutto nove: ambientati nel medioevo, Rinascimento e nel Risorgimento, nell’America della guerra di secessione o dell’epopea del far west. Con il rientro di Milani, la collaborazione si interruppe e i racconti finirono in un cassetto.
«Un giorno – ha continuato Buscaglia – mi sono ritrovato in mano le copie, copie fatte in carta carbone come si usava un tempo con la macchina per scrivere. Mi sono detto che non erano poi male e ho deciso di rimetterci mano e di rimpolparli: per pubblicarli sul giornale della Cattolica erano stati un po’ sacrificati, gli spazi erano strettissimi. Poi, è anche successo che una volta mentre ero in auto mi è venuto in mente un racconto di fantascienza. Adoro la fantascienza. Arrivato a casa mi sono subito messo a scrivere in penna su un bloc-notes. Ne è uscito un racconto lunghissimo che è diventato il decimo racconto, la logica conclusione della raccolta, un racconto che attraverso una riflessione sul “perché” lega tutti gli altri. Sono racconti rivolti ai ragazzi perché si facciano delle domande. I personaggi sono eroi per caso, eroi magari controvoglia».
Tra i dieci racconti anche un ricordo personale, legato al periodo in cui da maestro supplente aveva insegnato per un mese alla casa circondariale di Pescarenico, «un’esperienza che mi ha segnato, tra le più forti della mia vita»: il protagonista è uno degli allievi reclusi, condannato per un furto commesso per disperazione. Al maestro chiedeva se, una volta uscito, avrebbe potuto avere un futuro. Certo, gli assicurava Buscaglia che un giorno l’avrebbe ritrovato cameriere in un frequentatissimo bar lecchese. Un’esperienza durata poco: il titolare, saputo che era stato in prigione, avrebbe infatti deciso di licenziarlo: «In quel bar non misi più piede».
D.C.