Caso Gilardi, diffamazione a danno dell'avv. Barra: in aula il badante e la Iena Bizzarri

Nuova udienza per la vicenda legata alla presunta diffamazione a danno dell'avvocato Elena Barra, amministratore di sostegno del professor Carlo Gilardi, morto lo scorso anno, che vede come imputati il badante Brahim El Mazoury e le due Iene autrici di diversi servizi televisivi, Carlotta Bizzarri e Nina Palmieri.
telecamereaulatribunale.jpg (194 KB)
Le telecamere presenti in Aula per riprendere la seduta

Primo questa mattina a tornare sulla vicenda, davanti al giudice Gianluca Piantadosi e al pubblico ministero Chiara Stoppioni, è stato il collega di studio della parte civile, avvocato Andrea Fumagalli, all’epoca dei fatti praticante forense.

Il legale ha ricordato il primo incontro avuto di persona con l’anziano professore di Airuno, presso la casa del badante El Mazoury a Brivio, il 27 ottobre 2020 per comunicargli la necessità di recarsi in ospedale per delle visite.

Presenti l’avvocato Barra, due carabinieri, un operatore del soccorso, un medico di famiglia, il badante e naturalmente l’anziano che, dopo una strenua opposizione, tesa a ribadire la contrarietà alla amministrazione di sostegno che “lo aveva privato della sua libertà”, si è fatto più mansueto acconsentendo al trasporto in ospedale.

Una vicenda che, una decina di giorni dopo, aveva assunto un rilievo mediatico con l’arrivo in Brianza delle Iene e la messa in onda del primo servizio sulle reti nazionali.

Clamore che aveva letteralmente travolto la vita personale e lavorativa dell’avvocato Barra, come ha tratteggiato il collega Fumagalli che con lei aveva anche dovuto recuperare il veicolo dell’anziano, in uso al badante e spontaneamente riconsegnato.

“Quando l'avvocato Barra mi aveva detto che sarebbero arrivate le Iene per il caso, l'avevo messa in guardia che il loro modo di operare non era chiedere informazioni ma fare appostamenti e agguati in strada. E infatti così è stato. Dopo il primo servizio hanno iniziato ad arrivare molte mail sia all’avvocato Barra che sull’indirizzo dello studio dai toni minacciosi e intimidatori. C’erano insulti, minacce, auspici alla radiazione dall’albo e poi in generale anche richieste di chiarimento da parte di persone, amici, conoscenti. Nella cassetta della posta, invece, l’avvocato Natali aveva fisicamente trovato una busta con un messaggio anonimo dove si diceva che se non avrebbe sistemato la questione di Gilardi, qualcuno le avrebbe tagliato la gola. Le telefonate arrivate sulle due linee dello studio erano state centinaia e la situazione si era protratta per mesi. Il sito internet era stato sommerso di visualizzazioni e di insulti nei commenti e per diversi mesi era stato disattivato”.

Sulle condizioni dell’avvocato Barra, a seguito degli appostamenti e del clamore che ne era conseguito, il collega Fumagalli ha spiegato che “era scossa e impaurita. Si faceva accompagnare all’auto e solo recentemente ha smesso. Era stata attivata una forma di protezione e dopo la lettera la Digos era venuta in ufficio. Per  diversi mesi tutta  l’attività e l’impegno dell’avvocato Barra erano stati assorbiti dal caso Gilardi”.


Al termine della deposizione dell’avvocato Fumagalli, dopo una breve pausa il primo degli imputati a rendere testimonianza è stato l’ex badante Brahim El Mazoury.


Assistito dall’avvocato Pistollato ha ripercorso il suo rapporto con l’anziano professore, che aveva uno zio a Tripoli con una azienda e per questo era venuto in contatto  con la sua famiglia. In Italia nel 1988 era arrivato il papà di El Mazoury e nel 1991 gli aveva dato aiuti e una casa per ospitare i figli, tra i quali l’imputato allora giovanissimo che necessitava di una operazione delicata al cuore, a cui era stato sottoposto nel 1993. Incalzato dalle domande di pubblico ministero e avvocati, l’uomo residente a Brivio, classe 1984, ha  raccontato il suo legame affettivo con l’anziano, sfociato in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, durato 9 mesi  fino al licenziamento su disposizione dell’amministratore di sostegno, avvenuto dopo il “prelievo” del 27 ottobre dalla casa di Brivio e il trasporto in ospedale e successivamente in RSA. 

Una data che fa da spartiacque tra tutta l’esistenza precedente di Carlo e i  suoi rapporti con i marocchini e gli ultimi anni trascorsi alla RSA “Airoldi e Muzzi” di Lecco.

“Da quel giorno non l’ho più visto, mi ha chiamato una volta una signora al telefono e me lo ha passato” ha raccontato al giudice Gianluca Piantadosi “Lo abbiamo cercato in alcune case di risposo ma non eravamo riusciti a trovarlo”.

In merito al materiale in possesso delle Iene e mandato in onda per raccontare la vicenda l’imputato ha detto di avere effettuato  personalmente le registrazioni audio il giorno del “prelievo” di Gilardi dalla casa di Brivio e poi nello studio dell'ex amministratore di sostegno e  di averle poi consegnate  all’avvocato Silvia Agazzi per fare da ponte con la trasmissione televisiva e portare alla ribalta quanto stava accadendo nella piccola comunità di Airuno a danno di un uomo “molto ricco, molto anziano e molto generoso”.

L'imputato, confermando poi come le interviste rilasciate alle due Iene, Carlotta Bizzarri e Nina Palmieri, fossero andate in onda in forma integrale, ha dimostrato di bene conoscere le abitazioni di Gilardi, riconoscendo i luoghi ritratti in un album fotografico che gli è stato sottoposto in aula, per concludere infine la sua deposizione con “sono demoralizzato di non avere potuto vedere più il professor Gilardi né da vivo né da morto”.

Terminata l'audizione, davanti al giudice è comparsa Carlotta Bizzarri, sottoposta solamente alle domande del pubblico ministero, data ormai l'ora tarda che ha costretto il giudice a indicare le 17 il termine tassativo per chiudere la giornata di oggi.

La giornalista, iscritta all'albo dei professionisti dal 2016 e da 10 anni facente parte della squadra delle Iene, dopo avere spiegato i ruoli nella produzione di un servizio televisivo si è soffermata su come la vicenda di Gilardi sia stata portata a sua conoscenza.

Il badante Brahim, lo psichiatra dottor Tancredi e l'avvocato Silvia Agazzi sono state le prime persone con cui si è messa in contatto per avere una panoramica del “caso”.

“Ci è stato descritto Gilardi come una persona anziana, molto ricca e generosa, senza particolari patologie e lucida, portata in Rsa contro la sua volontà” ha raccontato “Quello che però ha attirato la nostra attenzione e che è stata un po' la prova regina è stata la registrazione di 8 minuti, poi andata in onda nel primo servizio, con il professore che urlava e sbraitava contro le costrizioni alla sua libertà, ribadendo l'intenzione a non essere rinchiuso da nessuna parte”.

Registrazione effettuata da Brahim durante la giornata del 27 ottobre a Brivio con l'avvocato Barra e i carabinieri, nella casa del badante, cui ne era seguita una seconda e poi una terza molto più lunga (50 minuti).

A corroborare la tesi della Iena di avere tra le mani una storia meritevole di essere portata alla luce sono state le impressioni raccolte direttamente ad Airuno, con una serie di interviste a persone indicate da El Mazoury e dall'avvocato Agazzi.

Dopo il primo servizio andato in onda, la mail creata appositamente per il caso Gilardi ha ricevuto migliaia di segnalazioni e hanno iniziato a giungere altre indiscrezioni. Ma soprattutto si è scoperto dove era stato ricoverato Gilardi, luogo sino a quel momento sconosciuto.

“Io so dove è Carlo perchè ci lavoro” aveva annunciato una mail inviata da una persona in servizio all'Airoldi e Muzzi. Segnalazione che, una volta verificata e venuta alla luce, aveva messo sotto i riflettori anche la casa di riposo lecchese. Nelle mani delle Iene era giunto poi altro materiale: foto della cartella clinica dell'anziano con i suoi dati e le sue condizioni aggiornate in tempo reale, copia della carta del ricovero e della domanda di inserimento in struttura a firma dell'avvocato Barra, elenco delle consegne del personale succedutosi alla cura dell'ospite, lettere scritte di pugno dall'anziano.
Insomma una storia che aveva fatto gola e che era stata raccontata con dovizia di particolari sugli schermi e che ora sta occupando le aule del tribunale e lo farà per almeno altre cinque udienze per i prossimi mesi. 

I servizi mandati in onda a più riprese, stando al capo d'imputazione, avrebbero leso l'immagine dell'avvocato Barra, già presidente dell'Ordine delle toghe lecchesi, “screditandone il comportamento ed alludendo alla commissione di abusi ed irregolarità nello svolgimento dell'incarico, compiuti anche per appropriarsi del patrimonio di Gilardi”.
S.V.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.