Lago di Olginate: dopo 14 anni, forse è la volta buona per avviare il progetto di risanamento

Dopo quattordici anni di attese e polemiche, è forse arrivato il momento di sistemare il letto del fiume tra la diga e il lago di Olginate, con un intervento di recupero ambientale la cui spesa prevista si aggira sul milione di euro. Il fatto che la Regione si sia finalmente fatta carico del problema «ci dice che si andrà avanti»: queste le parole della presidente del Parco Adda Nord, Francesca Rota.
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Luciano Redaelli

La “svolta” è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa tenutasi in biblioteca su iniziativa del comitato costituitosi ufficialmente nel 2014 con il nome di “Salviamo il lago di Olginate” e con lo scopo di sollecitare le azioni delle istituzioni. All’incontro, oltre ai rappresentanti del comitato (Luciano Redaelli e il già sindaco olginatese Italo Bruseghini) sono intervenuti anche la stessa presidente Rota, i primi cittadini di Olginate (Marco Passoni) e di Calolziocorte (Marco Ghezzi), e l’ingegner Daniele Giuffré, incaricato con la collega Raffaella Begnis, di mettere a punto il progetto.
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Il problema, come si ricorderà. Risale appunto a 14 anni fa. Era il 2010, infatti, quando prendeva corpo un progetto di navigabilità turistica dell’Adda per realizzare il quale era stata avviata l’asportazione di ghiaia e sabbia facendo scendere il livello del lago di una quarantina di centimetri. Proprio per gli scompensi ambientali, l’attività venne interrotta. In tutti questi anni, mentre l’impresa che aveva eseguito i lavori è fallita, il progetto di navigabilità è praticamente naufragato, ma l’ipotesi di avviare un ripristino ambientale è rimasta al palo: «Tante chiacchiere per tanto tempo», la sintesi di Bruseghini.
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Daniele Giuffré

Ora sembra che si sia arrivati a una intesa tra il Parco Adda Nord e la Regione Lombardia. Lo scorso mese di gennaio si è tenuta una riunione operativa nella quale sono state definite le prossime tappe: l’avvio degli studi necessari, la predisposizione di un progetto di massima per la valutazione dei costi indicando quindi il possibile fabbisogno finanziario (circa un milione di euro) e un programma delle opere da eseguire. Prossimamente, in una nuova riunione, si farà il punto sulla fattibilità delle opere affinché la Regione possa inserire la spesa già nel prossimo bilancio preventivo.
L’intervento complessivo, con la realizzazione di una o più briglie, dovrà comunque essere effettuato con estrema cautela. Non è assolutamente plausibile ipotizzare di rialzare improvvisamente il livello del lago dei quaranta centimetri persi quasi tre lustri fa, perché nel frattempo si è ricreato un habitat ambientale che l’innalzamento repentino dell’acqua andrebbe a distruggere. Sarà quindi necessario procedere gradualmente. Così ha spiegato l’ingegner Giuffré: «Abbiamo affrontato il lago come fosse un malato, lasciando da parte tutto il suo trascorso per decidere come intervenire nell’immediato. La fase di studio è molto delicata, perché quando si interviene su un malato bisogna avere tutte le accortezze necessarie per non peggiorare la situazione». Ciò ha una ricaduta sulle previsioni dei tempi: nel 2015 e cioè l’anno prossimo, potrebbe essere completato un primo lotto di lavori – l’installazione di una briglia al Lavello - dopo di che sarà necessario un periodo di un anno o due per verificarne gli effetti e solo successivamente prevedere eventuali altre eventuali opere.
Tra l’altro, la necessità di correre ai ripari si fa urgente anche perché l’abbassamento dei livelli dell’acqua ha comportato anche conseguenze anche su uno dei piloni di sostegno del ponte stradale che collega Calolziocorte e Olginate a pochi metri dalla diga del Consorzio dell’Adda, anch’esso coinvolto nel piano di rimessa in sesto dello specchio d’acqua olginatese.addaconferenza__6_.JPG (123 KB)
Italo Bruseghini

Nel suo intervento, Bruseghini ha ripercorso l’intera vicenda, «da quella mattina in cui fummo chiamati all’improvviso per vedere quello che stavano facendo le ruspe» ed era appunto il 2010. Dopo di che, arenatosi il sogno della navigabilità turistica, è cominciata la mobilitazione: «Non abbiamo fatto nessuna denuncia, magari sbagliando. E infatti i primi anni sono stati solo di chiacchiere»
Ciò che ormai chiaro è che di navigabilità non si parla più. Lo dice lo stesso Bruseghini («Non dipende solo dalle persone, ma anche dall’acqua che arriva») e lo dicono anche i sindaci Ghezzi e Passoni. 
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Marco Ghezzi
«Dobbiamo ragionare non rispetto a oggi – le parole di Ghezzi – ma a ciò che sarà fra cinque anni. Se la siccità continuerà, avremo problemi con i livelli dell’acqua. Il progetto di navigabilità forse aveva un suo senso, ma a questo punto non è più plausibile a meno che non vi sia un progetto che ne contemperi le necessità con quelle ambientali, che non credo possibile. Semmai si può guardare alla possibile produzione di energia».
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Marco Passoni
Un’ipotesi, quella energetica, per la quale arriva una messa in guardia da parte del collega olginatese Passoni: «Ben venga, ma attenti a non commettere gli stessi errori compiuti a proposito della navigabilità perché altrimenti si finisce con il creare un nuovo problema ambientale. Del resto, lo sviluppo turistico del lago, uno sviluppo di turismo “lento”, si è avuto anche senza la navigabilità. Il problema reale è che sono molti gli enti e le istituzioni chiamati in causa per il lago e ciascuno fa il proprio pezzetto. Occorre un coordinamento».
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Francesca Rota
Da parte sua, la presidente Rota ha spiegato come il percorso per arrivare all’intesa sia stato particolarmente faticoso, ma ora che la Regione, il Parco e i Comuni hanno definitivamente abbandonato il progetto di navigabilità si è potuti arrivare alle prime conclusioni, superando anche talune difficoltà di natura burocratica a proposito delle competenze in carico a questo o a quell’ufficio regionale. E ora, il fatto che la Regione si sia fatta carico del problema, appunto, «ci dice che si andrà avanti».
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D.C.
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