Lecco: al via il processo per il rogo della chiesa di S.Pio

A quasi due anni di distanza da quel rogo, divampato all’improvviso in una sera di primavera inoltata, la chiesa di San Padre Pio – situata a pochi passi dalle Meridiane – risulta ancora inagibile. Lo ha confermato stamani il prevosto lecchese don Davide Milani, chiamato a testimoniare nel procedimento a carico di un soggetto, ritenuto il responsabile dell’incendio che causò all’edificio religioso danni strutturali di una certa entità.
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I vigili del fuoco presenti ancora all'esterno della chiesetta la mattina successiva al rogo
Ad accendere il fuoco sarebbe stato C.F. (queste le sue iniziali), già noto all’epoca dei fatti alle forze dell’ordine poiché insieme ad altri senza tetto era solito stazionare nei pressi della chiesa. Difeso dall’avvocato Cristallo del foro di Milano, l’imputato – che si trova attualmente in comunità per un percorso terapeutico - deve ora rispondere del reato di danneggiamento a seguito di incendio (secondo l’articolo 424 del codice penale).
A lui gli uomini della Polizia di Stato sarebbero arrivati dopo aver raccolto le testimonianze di alcuni presenti e visionato i filmati della videosorveglianza. A queste prove si aggiungerebbe poi una telefonata inoltrata alla Questura da un soggetto noto, che avrebbe indicato l’imputato quale responsabile di quel rogo. Le fiamme, dopo aver attinto alcuni indumenti ed un materasso, avevano in pochi istanti raggiunto il portone e le facciate della chiesa, cagionando danni importanti. Il prevosto ha infatti confermato l’impossibilità di utilizzare l’edificio perché, oltre a quanto già detto, anche l’impianto elettrico è rimasto compromesso dal fumo e dalle fiamme. ‘’Ho sporto denuncia nei giorni successivi anche ai fini assicurativi e la procedura è ancora in corso’’ ha detto il religioso, riportando il disagio della comunità per il mancato utilizzo della chiesa, frequentata da diversi gruppi religiosi, oltre che scenario di funzioni ordinarie.
Don Davide ha altresì confermato la frequente presenza di soggetti senza fissa dimora che erano soliti stazionare all’esterno dell’edificio. ‘’Ne trovavamo spesso le tracce’’ ha riferito, spiegando che qualche tempo prima rispetto al rogo era stato posizionato anche un cancello per evitare accessi impropri ed eventuali danni. Un’azione che tuttavia non è servita, a giudicare da quanto accaduto.
Nel corso dell’udienza gli operanti della Squadra Mobile  e delle Volanti della Questura hanno raccontato l’attività svolta nell’immediatezza dei fatti e nei giorni successivi: dal primo intervento alle indagini che avrebbero consentito di risalire all’imputato quale presunto autore del rogo. Quest’ultimo sarebbe infatti presente nei filmati della videosorveglianza, immortalato durante una vivace discussione con altri soggetti e poi a pochi passi dalla chiesa negli istanti in cui si era verificato l’incendio. Quando l’indomani le forze dell’ordine lo avevano fermato, egli indossava ancora gli abiti della sera precedente; una circostanza che aveva contribuito a favorirne l’identificazione.
Chiusa l’udienza odierna una volta escussi i testi citati dal pubblico ministero, si torna in aula il prossimo 23 aprile per il prosieguo dell’istruttoria.
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G.C.
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