Alto Lago: violenze sull'ex compagna, è condannato a sette anni

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Il collegio si è espresso con una pena salatissima: 7 anni di reclusione. Questa la condanna irrogata a un uomo, residente in Alto Lago, per fatti, in danno alla ex, risalenti al  2016 e al 2017. Violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate, spaccio, appropriazione indebita e diffamazione, i reati di cui l'imputato era chiamato a rispondere al cospetto del collegio giudicante del tribunale di Lecco.
Le sevizie, sia fisiche che psicologiche, subite dalla donna (costituitasi parte civile in questo processo) sono state ricostruite in aula nel corso dell'istruttoria dibattimentale, raccogliendo il suo racconto ma anche quello di altre persone, una fra tutte sua madre, “spettatrice” delle condotte di quel compagno riuscito a soggiogare la donna, minacciandola anche, utilizzando una pistola in suo possesso, di prendersela proprio con gli anziani genitori.
Tra le altre cose, l'imputato avrebbe costretto la persona offesa a fare uso di cocaina, per poi intimarle di tenere la bocca chiusa o avrebbe perso il posto di lavoro.
In un'occasione la vittima avrebbe pregato i genitori di raggiungerla a casa, dove, sfinita e col volto insanguinato, avrebbe ammesso: “è tutta la notte che mi picchia”. In quell'occasione, per tenere lontano il fidanzato avrebbe anche chiesto alla madre di recuperarle le chiavi di una stanza per potersi chiudere dentro e riposare un poco, ma, appena rimasta sola, l'uomo avrebbe sfondato la porta e l'avrebbe malmenata nuovamente.
“Era diventata un mucchietto d'ossa, tutta blu dai lividi” aveva testimoniato la madre in Aula. “Quell'uomo aveva plagiato anche i miei nipoti, che quando succedeva qualcosa mi dicevano: “nonna, stanne fuori””. L'anziana aveva anche ricordato di quando aveva ospitato la figlia a casa per un breve periodo e, quando il compagno era venuto a prenderla, aveva trovato nella stanza di lei un vero e proprio testamento: “torno nelle mani del mio aguzzino” avrebbe scritto la donna alla madre, prevedendo per sé un finale tragico. 
Infine nel 2017 la persona offesa, raccogliendo forze e coraggio, sarebbe riuscita a sbattere l'uomo fuori di casa e porre fine alle violenze, salvo poi accorgersi che l'ex le aveva portato via di tutto: dai risparmi messi da parte ad alcune tovaglie e perfino l'automobile a lei intestata, ricevendo successivamente una serie di multe, “come se lo facesse apposta”.
Tre anni la pena chiesta dal pubblico ministero Chiara Di Francesco. Ben più alta quella sentenziata dal collegio presieduto da Bianca Maria Bianchi con a latere Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi.
F.F.
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