Calolzio: ri-beccato con 20 palline di coca, arrestato un pusher
19 palline di cocaina le aveva addosso. La ventesima l'aveva consegnata poco prima a due occupanti di una utilitaria che, furtivamente, ma evidentemente non troppo, lo avevano raggiunto nel parcheggio a ridosso dell'Adda, al confine tra Calolziocorte e Olginate.
Un giovane marocchino, Z.O. le iniziali, classe 2000, irregolare sul territorio italiano ma ospite di un connazionale con cui ha dichiarato di collaborare anche quale inserviente per i mercati, è così stato nuovamente arrestato dai Carabinieri della stazione del capoluogo della Val San Martino.
Già nel 2021 il 23enne era stato processato e condannato poi a 6 mesi, sempre per spaccio, godendo della sospensione condizionale della pena. A suo carico risulta anche un secondo procedimento per false dichiarazioni: congelato dal Gup stante la sua irreperibilità, riprenderà con ogni probabilità nei prossimi mesi proprio in conseguenza del nuovo fermo, operato ieri in serata e dunque dell'evidente avvenuto rintraccio.
Su Z.O. i riflettori degli uomini del maresciallo Giuseppe Cito, comandate facente funzioni della caserma calolziese, si erano accesi già da tempo, avendo anche "collezionato" dichiarazioni di diversi acquirenti che lo hanno indicato quale loro pusher di riferimento. Da qui la decisione di organizzare un mirato servizio di controllo con l'impiego di personale in borghese e militari in divisa. Notata la cessione, sono scattati dunque i fermi. Bloccati i due acquirenti (con la passeggera che ha poi consegnato spontaneamente la dose appena ricevuta, riconoscendo poi nel 23enne il venditore) e il magrebino, oggi condotto in tribunale per la convalida.
Oltre alle 19 dosi di cocaina confezionate singolarmente, l'arrestato aveva con sé anche 600 euro e due cellulari. Difeso dall'avvocato Veronica Panzera del foro di Bergamo ha optato per avvalersi della facoltà di non rispondere prendendo però la parola per chiedere scusa e annunciare l'intenzione di non commettere più errori.
La Procura, nella persona del viceprocuratore onorario Mattia Mascaro, ha chiesto, con la convalida del fermo, l'applicazione a carico dello straniero del divieto di dimora a Lecco e provincia. Il giudice Paolo Salvatore si è allineato, rimettendolo in libertà.
Il processo è stato poi differito su richiesta del difensore che ha già anche preannunciato l'intenzione di avvalersi poi di riti alternativi. Si torna in Aula il 7 marzo.
Un giovane marocchino, Z.O. le iniziali, classe 2000, irregolare sul territorio italiano ma ospite di un connazionale con cui ha dichiarato di collaborare anche quale inserviente per i mercati, è così stato nuovamente arrestato dai Carabinieri della stazione del capoluogo della Val San Martino.
Già nel 2021 il 23enne era stato processato e condannato poi a 6 mesi, sempre per spaccio, godendo della sospensione condizionale della pena. A suo carico risulta anche un secondo procedimento per false dichiarazioni: congelato dal Gup stante la sua irreperibilità, riprenderà con ogni probabilità nei prossimi mesi proprio in conseguenza del nuovo fermo, operato ieri in serata e dunque dell'evidente avvenuto rintraccio.
Su Z.O. i riflettori degli uomini del maresciallo Giuseppe Cito, comandate facente funzioni della caserma calolziese, si erano accesi già da tempo, avendo anche "collezionato" dichiarazioni di diversi acquirenti che lo hanno indicato quale loro pusher di riferimento. Da qui la decisione di organizzare un mirato servizio di controllo con l'impiego di personale in borghese e militari in divisa. Notata la cessione, sono scattati dunque i fermi. Bloccati i due acquirenti (con la passeggera che ha poi consegnato spontaneamente la dose appena ricevuta, riconoscendo poi nel 23enne il venditore) e il magrebino, oggi condotto in tribunale per la convalida.
Oltre alle 19 dosi di cocaina confezionate singolarmente, l'arrestato aveva con sé anche 600 euro e due cellulari. Difeso dall'avvocato Veronica Panzera del foro di Bergamo ha optato per avvalersi della facoltà di non rispondere prendendo però la parola per chiedere scusa e annunciare l'intenzione di non commettere più errori.
La Procura, nella persona del viceprocuratore onorario Mattia Mascaro, ha chiesto, con la convalida del fermo, l'applicazione a carico dello straniero del divieto di dimora a Lecco e provincia. Il giudice Paolo Salvatore si è allineato, rimettendolo in libertà.
Il processo è stato poi differito su richiesta del difensore che ha già anche preannunciato l'intenzione di avvalersi poi di riti alternativi. Si torna in Aula il 7 marzo.
A.M.