Calolzio: 80 anni fa veniva assassinato don Achille Bolis
La parrocchia di Calolzio ha giocato d'anticipo e, per non accavallarsi ai riti di inizio Quaresima, già sabato scorso, in occasione della santa messa prefestiva delle 18, ha onorato la memoria del suo Arciprete martirizzato dalla violenza nazifascista.
"Don Achille Bolis fu condotto nell'ufficio matricola e lì selvaggiamente battuto dal tenente Manlio Melli dell'Ufficio Politico Investigativo e da alcuni graduati tedeschi” ricorderà, invece, Luigi Ceraso, guardia carceraria a sua volta deportato perché scoperto ad aiutare i detenuti. “Era tutto insanguinato e sulle ferite dell'anziano sacerdote con un pennello avevano passato dell'inchiostro. Me lo affidarono perché lo portassi in cella. Cosa che feci, scortato da soldati italiani e tedeschi. Poiché la cella era priva della regolamentare lampadina, mi assentai pochi minuti a prelevarne una. Intanto Don Bolis, il cui viso era tutto insanguinato e gli abiti laceri per le percosse ricevute, aveva cominciato a spogliarsi. Quando da lì a 5 minuti riaprii la porta della cella, Don Bolis era sulla branda, già cadavere" .
Nato a Calolzio il 14 ottobre 1873, già dal gennaio del 1931 don Achille era stato assegnato alla sua parrocchia d’origine. Dal paese venne portato via con don Tommaso Rota parroco del Pascolo, il medico condotto Oscar Zannini e l’impiegato comunale Luigi Ferrario.
Enrica Bolis e Clara Tacchi, in occasione del 70° della scomparsa, gli hanno dedicato il libro "A Milano è morto l'Arciprete".
L'anniversario dell'uccisione di don Achille Bolis, cadrà però il prossimo 23 febbraio. E saranno trascorsi ben 80 anni dal brutale pestaggio patito dall'anziano curato nel carcere di San Vittore a Milano, dove venne condotto, dopo un primo sommario interrogatorio, dopo essere stato prelevato con la forza, insieme ad altri, da una sessantina di uomini armati della Compagnia di Ordine Pubblico di Bergamo, giunti in paese nella notte tra il 21 e il 22. "Un aneurisma" la causa del decesso per le autorità.
"Don Achille Bolis fu condotto nell'ufficio matricola e lì selvaggiamente battuto dal tenente Manlio Melli dell'Ufficio Politico Investigativo e da alcuni graduati tedeschi” ricorderà, invece, Luigi Ceraso, guardia carceraria a sua volta deportato perché scoperto ad aiutare i detenuti. “Era tutto insanguinato e sulle ferite dell'anziano sacerdote con un pennello avevano passato dell'inchiostro. Me lo affidarono perché lo portassi in cella. Cosa che feci, scortato da soldati italiani e tedeschi. Poiché la cella era priva della regolamentare lampadina, mi assentai pochi minuti a prelevarne una. Intanto Don Bolis, il cui viso era tutto insanguinato e gli abiti laceri per le percosse ricevute, aveva cominciato a spogliarsi. Quando da lì a 5 minuti riaprii la porta della cella, Don Bolis era sulla branda, già cadavere" .
Nato a Calolzio il 14 ottobre 1873, già dal gennaio del 1931 don Achille era stato assegnato alla sua parrocchia d’origine. Dal paese venne portato via con don Tommaso Rota parroco del Pascolo, il medico condotto Oscar Zannini e l’impiegato comunale Luigi Ferrario.
Enrica Bolis e Clara Tacchi, in occasione del 70° della scomparsa, gli hanno dedicato il libro "A Milano è morto l'Arciprete".