In viaggio a tempo indeterminato/318: Paese che vai, passaporto che trovi
I confini non li ho mai sopportati.
Sono delle linee nette tracciate per dividere, separare, tenere lontano o, peggio ancora, chiudere in gabbia.
Ho sempre pensato che chi ama le frontiere è, in genere, chi sta dalla parte potente della riga o chi ha un passaporto così forte da poterle attraversare senza pensieri.
Tra l'altro, piccolo inciso, il passaporto italiano è da poco stato classificato come uno tra i più potenti del mondo. La "potenza" si misura in base al numero di Paesi in cui si può entrare senza visto o con un visto da fare velocemente e facilmente all'arrivo.
Fino a qualche anno fa il passaporto più potente del mondo era quello giapponese. Mi ricordo perfettamente quando, in uno dei luoghi più umidi e sperduti dell'India, avevamo incontrato un ragazzo giapponese che si vantava, appunto, di aver ricevuto in modo rapido un visto indiano dalla durata lunghissima.
Nel 2024, però, il primato è condiviso tra più Paesi e sullo stesso gradino del podio del Giappone, si trovano anche Singapore, Francia, Germania, Spagna e Italia.
194 sono i Paesi in cui si può entrare senza un visto ( o con visto all'arrivo) se si possiede uno dei passaporti delle nazionalità sopra elencate, quindi... non ci sono più scuse per non viaggiare!
Ah, è vero, fare un passaporto in Italia, se non sbaglio, richiede ancora mesi e mesi di interminabile attesa quindi probabilmente si fa prima a fare il giro del mondo che non a ottenere il rinnovo...ma questo è un piccolo intoppo che sicuramente presto verrà risolto.
Anche perché, parliamoci chiaro, tutta sta fortuna nell'essere nati nel Paese giusto va proprio sfruttata anche per chi non può nemmeno lasciare il suo quartiere senza un permesso.
194 Paesi sulle 227 destinazioni che vengono prese in considerazione per valutare la potenza del passaporto, è un numero enorme. Non credo nemmeno di poterli nominare così tanti Paesi.
È come se noi italiani avessimo in tasca uno di quei passepartout che permettono di aprire tutte le porte del mondo. Per chi ama viaggiare è come aver vinto al SuperEnalotto senza nemmeno aver giocato. Perché, dobbiamo essere sinceri, non è che abbiamo fatto chissà che per meritarci 'sto primo posto. È stato solo il destino, il fato, Dio, Allah, la cicogna o chi per loro, a decidere che noi nascessimo in Italia anziché in Iraq, in Siria o in Afghanistan che sono proprio le nazionalità con i passaporti peggiori.
Ok, doveva essere solo un piccolo inciso ma alla fine mi sono lasciata prendere dalla foga della notizia spettacolare.
Ero però partita dalla "questione confini", verso la quale non ho comunque cambiato opinione, nonostante la lieta novella del primo posto conquistato dal passaporto italico.
Nel corso dei nostri sei anni in viaggio abbiamo visto diverse frontiere. Alcune le abbiamo attraversate via terra, altre le abbiamo raggiunte in aereo e alcune ci siamo limitati ad osservarle.
Poche si sono rivelate complesse, ad una siamo persino finiti a cantare le canzoni della Pausini con l'ufficiale di frontiera (sì Messico, parlo di te).
Ma nei giorni scorsi ci siamo imbattuti in una frontiera diversa, particolare, stravagante, rarissima.
Si chiama Ban Gioc e, per rimanere in tema di numeri e classifiche, è la quarta cascata di frontiera più grande del mondo.
Si posiziona dopo le cascate di Iguazu al confine tra Argentina e Brasile, dopo le cascate Victoria tra Zambia e Zimbabwe, e dopo le cascate del Niagara tra Usa e Canada.
Le cascate di Ban Gioc segnano, invece, il confine tra Vietnam e Cina.
Fino a qualche anno fa per visitarle era necessario richiedere un permesso speciale, data la delicata posizione che occupano. Oggi, invece, con un semplice biglietto da meno di 2€ si può riuscire ad ammirarle da vicino.
L'acqua delle cascate è di un verde smeraldo così bello da non farti di certo pensare che lì ci sia una linea di demarcazione.
Che poi, questa la linea esattamente dove sta?
La frontiera attraverso quale foglia, muschio o sasso passa?
Me lo chiedevo mentre guardavo le bandiere sulle due sponde, da un lato quella rossa con la stella del Vietnam, dall'altro quella rossa con le stelle della Cina.
Questa domanda sulla divisione esatta della cascata non sono solo io ad essermela fatta. Nel corso della storia, infatti, varie volte i due Paesi hanno discusso sulla reale posizione del confine.
Ci hanno provato anche i francesi nel periodo coloniale a sistemare la questione, tanto che fu messa una pietra per delineare il confine, con tanto di scritta in lingua cinese e francese.
Ma lo spostamento della pietra e le imprecisioni nei documenti e nelle mappe dei secoli scorsi, fanno sì che ancora oggi ci si "contenda" questa meraviglia della natura.
Tutti la vorrebbero Ban Gioc, non solo perché è spettacolare ma soprattutto per il turismo, e quindi il guadagno, che attira.
Ne deve ancora passare di acqua sotto i ponti, o attraverso le cascate, prima che l'umanità impari qualcosa sulla follia di una divisione netta che nemmeno Madre Natura si è presa la briga di fare.
Sono delle linee nette tracciate per dividere, separare, tenere lontano o, peggio ancora, chiudere in gabbia.
Ho sempre pensato che chi ama le frontiere è, in genere, chi sta dalla parte potente della riga o chi ha un passaporto così forte da poterle attraversare senza pensieri.
Tra l'altro, piccolo inciso, il passaporto italiano è da poco stato classificato come uno tra i più potenti del mondo. La "potenza" si misura in base al numero di Paesi in cui si può entrare senza visto o con un visto da fare velocemente e facilmente all'arrivo.
Fino a qualche anno fa il passaporto più potente del mondo era quello giapponese. Mi ricordo perfettamente quando, in uno dei luoghi più umidi e sperduti dell'India, avevamo incontrato un ragazzo giapponese che si vantava, appunto, di aver ricevuto in modo rapido un visto indiano dalla durata lunghissima.
Nel 2024, però, il primato è condiviso tra più Paesi e sullo stesso gradino del podio del Giappone, si trovano anche Singapore, Francia, Germania, Spagna e Italia.
194 sono i Paesi in cui si può entrare senza un visto ( o con visto all'arrivo) se si possiede uno dei passaporti delle nazionalità sopra elencate, quindi... non ci sono più scuse per non viaggiare!
Ah, è vero, fare un passaporto in Italia, se non sbaglio, richiede ancora mesi e mesi di interminabile attesa quindi probabilmente si fa prima a fare il giro del mondo che non a ottenere il rinnovo...ma questo è un piccolo intoppo che sicuramente presto verrà risolto.
Anche perché, parliamoci chiaro, tutta sta fortuna nell'essere nati nel Paese giusto va proprio sfruttata anche per chi non può nemmeno lasciare il suo quartiere senza un permesso.
194 Paesi sulle 227 destinazioni che vengono prese in considerazione per valutare la potenza del passaporto, è un numero enorme. Non credo nemmeno di poterli nominare così tanti Paesi.
È come se noi italiani avessimo in tasca uno di quei passepartout che permettono di aprire tutte le porte del mondo. Per chi ama viaggiare è come aver vinto al SuperEnalotto senza nemmeno aver giocato. Perché, dobbiamo essere sinceri, non è che abbiamo fatto chissà che per meritarci 'sto primo posto. È stato solo il destino, il fato, Dio, Allah, la cicogna o chi per loro, a decidere che noi nascessimo in Italia anziché in Iraq, in Siria o in Afghanistan che sono proprio le nazionalità con i passaporti peggiori.
Ok, doveva essere solo un piccolo inciso ma alla fine mi sono lasciata prendere dalla foga della notizia spettacolare.
Ero però partita dalla "questione confini", verso la quale non ho comunque cambiato opinione, nonostante la lieta novella del primo posto conquistato dal passaporto italico.
Nel corso dei nostri sei anni in viaggio abbiamo visto diverse frontiere. Alcune le abbiamo attraversate via terra, altre le abbiamo raggiunte in aereo e alcune ci siamo limitati ad osservarle.
Poche si sono rivelate complesse, ad una siamo persino finiti a cantare le canzoni della Pausini con l'ufficiale di frontiera (sì Messico, parlo di te).
Ma nei giorni scorsi ci siamo imbattuti in una frontiera diversa, particolare, stravagante, rarissima.
Si chiama Ban Gioc e, per rimanere in tema di numeri e classifiche, è la quarta cascata di frontiera più grande del mondo.
Si posiziona dopo le cascate di Iguazu al confine tra Argentina e Brasile, dopo le cascate Victoria tra Zambia e Zimbabwe, e dopo le cascate del Niagara tra Usa e Canada.
Le cascate di Ban Gioc segnano, invece, il confine tra Vietnam e Cina.
Fino a qualche anno fa per visitarle era necessario richiedere un permesso speciale, data la delicata posizione che occupano. Oggi, invece, con un semplice biglietto da meno di 2€ si può riuscire ad ammirarle da vicino.
L'acqua delle cascate è di un verde smeraldo così bello da non farti di certo pensare che lì ci sia una linea di demarcazione.
Che poi, questa la linea esattamente dove sta?
La frontiera attraverso quale foglia, muschio o sasso passa?
Me lo chiedevo mentre guardavo le bandiere sulle due sponde, da un lato quella rossa con la stella del Vietnam, dall'altro quella rossa con le stelle della Cina.
Questa domanda sulla divisione esatta della cascata non sono solo io ad essermela fatta. Nel corso della storia, infatti, varie volte i due Paesi hanno discusso sulla reale posizione del confine.
Ci hanno provato anche i francesi nel periodo coloniale a sistemare la questione, tanto che fu messa una pietra per delineare il confine, con tanto di scritta in lingua cinese e francese.
Ma lo spostamento della pietra e le imprecisioni nei documenti e nelle mappe dei secoli scorsi, fanno sì che ancora oggi ci si "contenda" questa meraviglia della natura.
Tutti la vorrebbero Ban Gioc, non solo perché è spettacolare ma soprattutto per il turismo, e quindi il guadagno, che attira.
Ne deve ancora passare di acqua sotto i ponti, o attraverso le cascate, prima che l'umanità impari qualcosa sulla follia di una divisione netta che nemmeno Madre Natura si è presa la briga di fare.
Angela (e Paolo)