Lecco perduta/412: storia del campanile di San Nicolò, inagurato nel 1904
I lecchesi sono affezionati al campanile della basilica di San Nicolò. La costruzione è una componente tipica del paesaggio cittadino, non meno del lago e dei monti. Una ricompensa al duro lavoro tecnico, artistico, finanziario al quale si sobbarcarono i nostri avi per portare a termine un’aspirazione che era nata al prevosto Antonio Mascari intorno al 1860: quella di dotare di un nuovo campanile la prepositurale, un campanile alto e lanciato verso il cielo.
I lavori ebbero inizio con il successore di don Mascari, il prevosto don Pietro Galli, e furono lunghi e difficili. Il 24 gennaio 1873 don Galli acquistava dai fratelli Antonio, Giovanni e Bernardo Bertarelli (della famiglia della storica casa produttrice di candele), l’avanzo di un antico torrione della cinta difensiva del borgo, posto vicino al coro della chiesa. Il massiccio avanzo delle fortificazioni militari doveva servire come base per far sorgere la nuova torre campanaria.
Il 18 luglio 1884 il priore della fabbriceria della prepositurale inviava, in esame, alla commissione comunale di pubblico ornato il progetto redatto dal lecchese ing. Enrico Gattinoni per ottenere la debita approvazione. Nella seduta del 10 agosto 1884 la commissione esprimeva parere favorevole al progetto sino al cornicione superiore all’orologio, mentre per il tratto restante venivano richiesti maggiori dettagli.
Il progetto Gattinoni prevedeva un campanile veramente ardito: 96 metri di altezza, 400 gradini per arrivare all’ultima terrazza belvedere. Quei 96 metri sorpresero ed entusiasmarono nel contempo i lecchesi che pensarono ad una … meraviglia del mondo sulle rive del Lario.
Nei pressi della prepositurale iniziarono ad arrivare i primi massi di pietra, già squadrati e numerati, destinati all’opera. Il lavoro era stato affidato all’impresa di Martino Todeschini, un capomastro di esperienze notevoli.
Il campanile iniziò a salire, pietra su pietra, molto lentamente, perché non vi erano le macchine ed i mezzi attuali. Si lavorava su ponteggi non molto sicuri, con la cazzuola ed i secchi di malta, e per portare i massi in alto bisognava affidarsi alla carrucola.
Giunti all’altezza dell’orologio, intorno agli 80 metri, nel 1894, i lavori furono sospesi per mancanza di mezzi finanziari. Le sottoscrizioni pubbliche e la pesca di beneficenza pasquale non erano più sufficienti a raccogliere i fondi necessari. Tra l’altro erano sorti pareri divergenti sul progetto Gattinoni nella parte terminale.
Alcuni avevano chiesto una modifica della cupola, che appariva schiacciata, in senso più snello. Venne così alla ribalta l’architetto Giovanni Ceruti di Milano: modificò il progetto Gattinoni, come possiamo ammirare oggi, con la piramide terminale.
Il 4 maggio 1901 un gruppo di fabbricieri chiedeva al sindaco, Achille Gattinoni, di poter proseguire i lavori, secondo la modifica Ceruti, essendo stati reperiti, con lasciti e sottoscrizioni, i fondi necessari. I fabbricieri ricordavano anche nella loro missiva al primo cittadino, che l’opinione pubblica non mancava di sollevare critiche severe circa il mancato completamento del campanile.
L’amministrazione comunale voleva, però, avere le spalle al muro, prima di concedere il permesso. Dopo un suggerimento della direzione dell’ufficio regionale per la conservazione dei monumenti della Lombardia, pretese un ulteriore controllo (il primo era già stato fatto nel 1884) alle condizioni del terreno circostante la base del campanile ed una verifica alla solidità del torrione rotondo che reggeva tutto il carico della costruzione. Con lettera del 3 aprile 1902 il direttore dell’ufficio regionale per la conservazione dei monumenti, architetto Gaetano Moretti, esprimeva il suo compiacimento per il progetto Ceruti, solo avvertendo che “allo scopo di non ingenerare equivoco in coloro che si interessano di memorie cittadine, sopprimerei la merlatura con la quale l’ing. Ceruti ha decorato la sommità dell’antico torrione”: il consiglio venne subito accolto.
I lavori ripresero con ritmo intenso, il campanile si andava completando anche se don Galli, ricordato come il “prevostone” per i suoi modi energici di buon brianzolo di Annone e la sua robusta corporatura, non vide l’opera ultimata perché scomparve nel gennaio 1902.
Nell’autunno 1904 i lavori erano ormai completati e vennero sistemate le nuove campane per un peso totale di 96 quintali. E’ stata un’impresa portarle nella cella campanaria, in modo particolare il “campanone” con i suoi 28 quintali.
Nel luglio 1903 il Consiglio Comunale di Lecco aveva deliberato l’acquisto dell’orologio per il campanile della prepositurale. Vi furono poi conflitti di competenza, per la cura del medesimo, fra autorità civile ed ecclesiastica La manutenzione dell’orologio si rivelò, infatti, più complessa del previsto: con il vento, ad esempio. il quadrante verso nord iniziava a camminare, e non poche volte a correre, per conto proprio.
L’inaugurazione del campanile avvenne la notte dal 24 al 25 dicembre 1904, la notte di Natale, con i cittadini in trepida attesa della festosa eco dei “sacri bronzi”.
Per diversi decenni i ragazzi che sostavano sul sagrato, quelli che affollavano i cortili del glorioso oratorio San Luigi, gli accoliti della prepositurale (costituiti ufficialmente in gruppo nel 1909), fecero a gara per entrare nel torrione visconteo e dar vita al concerto di campane. Ora è in funzione, dall’inizio anni ’60 del Novecento, un impianto elettronico e le campane suonano senza bisogno di appendersi alle corde: basta premere un pulsante.
I lavori ebbero inizio con il successore di don Mascari, il prevosto don Pietro Galli, e furono lunghi e difficili. Il 24 gennaio 1873 don Galli acquistava dai fratelli Antonio, Giovanni e Bernardo Bertarelli (della famiglia della storica casa produttrice di candele), l’avanzo di un antico torrione della cinta difensiva del borgo, posto vicino al coro della chiesa. Il massiccio avanzo delle fortificazioni militari doveva servire come base per far sorgere la nuova torre campanaria.
Il 18 luglio 1884 il priore della fabbriceria della prepositurale inviava, in esame, alla commissione comunale di pubblico ornato il progetto redatto dal lecchese ing. Enrico Gattinoni per ottenere la debita approvazione. Nella seduta del 10 agosto 1884 la commissione esprimeva parere favorevole al progetto sino al cornicione superiore all’orologio, mentre per il tratto restante venivano richiesti maggiori dettagli.
Il progetto Gattinoni prevedeva un campanile veramente ardito: 96 metri di altezza, 400 gradini per arrivare all’ultima terrazza belvedere. Quei 96 metri sorpresero ed entusiasmarono nel contempo i lecchesi che pensarono ad una … meraviglia del mondo sulle rive del Lario.
Nei pressi della prepositurale iniziarono ad arrivare i primi massi di pietra, già squadrati e numerati, destinati all’opera. Il lavoro era stato affidato all’impresa di Martino Todeschini, un capomastro di esperienze notevoli.
Il campanile iniziò a salire, pietra su pietra, molto lentamente, perché non vi erano le macchine ed i mezzi attuali. Si lavorava su ponteggi non molto sicuri, con la cazzuola ed i secchi di malta, e per portare i massi in alto bisognava affidarsi alla carrucola.
Giunti all’altezza dell’orologio, intorno agli 80 metri, nel 1894, i lavori furono sospesi per mancanza di mezzi finanziari. Le sottoscrizioni pubbliche e la pesca di beneficenza pasquale non erano più sufficienti a raccogliere i fondi necessari. Tra l’altro erano sorti pareri divergenti sul progetto Gattinoni nella parte terminale.
Alcuni avevano chiesto una modifica della cupola, che appariva schiacciata, in senso più snello. Venne così alla ribalta l’architetto Giovanni Ceruti di Milano: modificò il progetto Gattinoni, come possiamo ammirare oggi, con la piramide terminale.
Il 4 maggio 1901 un gruppo di fabbricieri chiedeva al sindaco, Achille Gattinoni, di poter proseguire i lavori, secondo la modifica Ceruti, essendo stati reperiti, con lasciti e sottoscrizioni, i fondi necessari. I fabbricieri ricordavano anche nella loro missiva al primo cittadino, che l’opinione pubblica non mancava di sollevare critiche severe circa il mancato completamento del campanile.
L’amministrazione comunale voleva, però, avere le spalle al muro, prima di concedere il permesso. Dopo un suggerimento della direzione dell’ufficio regionale per la conservazione dei monumenti della Lombardia, pretese un ulteriore controllo (il primo era già stato fatto nel 1884) alle condizioni del terreno circostante la base del campanile ed una verifica alla solidità del torrione rotondo che reggeva tutto il carico della costruzione. Con lettera del 3 aprile 1902 il direttore dell’ufficio regionale per la conservazione dei monumenti, architetto Gaetano Moretti, esprimeva il suo compiacimento per il progetto Ceruti, solo avvertendo che “allo scopo di non ingenerare equivoco in coloro che si interessano di memorie cittadine, sopprimerei la merlatura con la quale l’ing. Ceruti ha decorato la sommità dell’antico torrione”: il consiglio venne subito accolto.
I lavori ripresero con ritmo intenso, il campanile si andava completando anche se don Galli, ricordato come il “prevostone” per i suoi modi energici di buon brianzolo di Annone e la sua robusta corporatura, non vide l’opera ultimata perché scomparve nel gennaio 1902.
Nell’autunno 1904 i lavori erano ormai completati e vennero sistemate le nuove campane per un peso totale di 96 quintali. E’ stata un’impresa portarle nella cella campanaria, in modo particolare il “campanone” con i suoi 28 quintali.
Nel luglio 1903 il Consiglio Comunale di Lecco aveva deliberato l’acquisto dell’orologio per il campanile della prepositurale. Vi furono poi conflitti di competenza, per la cura del medesimo, fra autorità civile ed ecclesiastica La manutenzione dell’orologio si rivelò, infatti, più complessa del previsto: con il vento, ad esempio. il quadrante verso nord iniziava a camminare, e non poche volte a correre, per conto proprio.
L’inaugurazione del campanile avvenne la notte dal 24 al 25 dicembre 1904, la notte di Natale, con i cittadini in trepida attesa della festosa eco dei “sacri bronzi”.
Per diversi decenni i ragazzi che sostavano sul sagrato, quelli che affollavano i cortili del glorioso oratorio San Luigi, gli accoliti della prepositurale (costituiti ufficialmente in gruppo nel 1909), fecero a gara per entrare nel torrione visconteo e dar vita al concerto di campane. Ora è in funzione, dall’inizio anni ’60 del Novecento, un impianto elettronico e le campane suonano senza bisogno di appendersi alle corde: basta premere un pulsante.
A.B.