Garlate: nel giorno dedicato alla vita, AIDO inaugura la nuova scultura al cimitero

“Fare memoria di una storia, fare presenza di valori, esortare all’adesione ad AIDO”. Questo, in sintesi, il significato del monumento che l’AIDO di Garlate ha voluto donare alla comunità. Realizzata in legno di castagno, la scultura è stata inaugurata questa mattina con una cerimonia nei pressi del cimitero.
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“La nascita della sezione AIDO di Garlate risale a 34 anni fa grazie all’energia e all’entusiasmo di un gruppo di donne. Oggi conta 255 soci, impegnati in una vita di dono e desiderio. Donare gli organi rappresenta un atto di grande generosità perché dà la possibilità ad altre persone di continuare a vivere” ha ricordato Luigi Adelchi Panzeri, storico membro di AIDO nonché vice presidente provinciale di ACLI. L’opera è stata posizionata di fianco al monumento di AVIS.
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Antonina Borgese, presidente AIDO (al microfono Luigi Adelchi Panzeri)
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Il sindaco Giuseppe Conti

“Le due sculture rappresentano il dono di sé in due modi diversi. Quella di AVIS è in marmo e pietra ed è squadrata. Quella di AIDO, invece, è un’opera lignea e figurativa. L’autore, Ludovico Coronati, ha scelto un tronco di castagno giunto ormai alla fine del suo ciclo, lo ha lavorato con passione creativa e gli ha ridato vita, trasformandolo in un coro di braccia levate che portano in alto un pane” ha spiegato Tiziana Rota, critica d’arte e presidente dell’associazione Amici dei Musei di Lecco. “Quest’opera è un segno della memoria collettiva. Credo sia molto importante il fatto di collocarla in un cimitero che, a sua volta, è un giardino della memoria, un museo all’aperto”.
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Tiziana Rota

Un concetto, quest’ultimo, ribadito anche dal sindaco Giuseppe Conti. “Il cimitero è un luogo dove si va a salutare le persone che non ci sono più. Si pensa che qui la vita finisca. Quest’opera, invece, è un inno alla vita, un segno che la vita finisce e ricomincia. Mi auguro che questo monumento, simbolo del dono di sé, della voglia e del bisogno di una comunità, sia di esempio per tanti” ha sottolineato il primo cittadino.
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Ludovico Coronati

Una speranza condivisa anche da Ludovico Coronati, per il quale “la scultura vuole esprimere il sentimento di donare, un gesto che lascia una grande gioia nel tempo”. Dopo la benedizione di don Andrea Mellera, l’ultima a prendere la parola è stata Antonina Borgese, presidente di AIDO Garlate.
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Visibilmente emozionata, Borgese ha ricordato i modi con cui si può dare il consenso alla donazione degli organi, ovvero attraverso l’AIDO o il Comune quando si rinnova la carta d’identità, e ha invitato i soci AIDO presenti a recarsi all’agriturismo il Ronco per il pranzo conviviale con cui si è conclusa la mattinata.
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Don Andrea Mellera
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Don Pietro Raimondi

La giornata, però, non era iniziata al cimitero bensì in chiesa parrocchiale, dove don Pietro Raimondi, sacerdote nativo di Garlate, ha presieduto la Messa in occasione della Festa della vita. “Quando si osserva scrupolosamente la religione, come facevano i farisei, ci si sente un po’ più bravi e si giudica gli altri. Simone giudica con un solo pensiero la donna e Gesù, dicendo che sbagliano in due. Gli altri commensali sussurrano e mormorano. La donna, invece, agisce e non dice niente” ha spiegato il sacerdote dopo aver letto un brano del Vangelo di Luca. Si trattava, in particolare, del momento in cui Gesù, mentre è a casa di un fariseo, riceve la visita di una donna che bagna i suoi piedi con le lacrime, li asciuga con i capelli e li cosparge di profumo.

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“La peccatrice entra nella casa e asciuga i piedi di Gesù con i suoi capelli perché si è accorta che la sua vita è vuota e può riprendere a funzionare solo se segue Gesù” ha concluso il sacerdote. “Questa pagina di Vangelo evidenzia come il problema non sia chiedere perdono ma credere di poter essere perdonati. I commensali non credono che si possa perdonare. Gesù invece perdona e dà alla donna la possibilità di una nuova vita. Chiediamo la forza di ridare la vita agli altri attraverso il perdono. Tutti abbiamo bisogno di essere rialzati, incoraggiati e capiti”.
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A.Bes.
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