Premana: tanti bambini per “Cascià uie gineer” e la festa di Don Bosco

Il 31 gennaio a Premana non è semplicemente il giorno che chiude il primo mese dell'anno. Al contrario, questa data è decisamente simbolica, per due motivi: innanzitutto si celebra e si ricorda la figura – molto “sentita” nel paese dell’Alta Valvarrone - di San Giovanni Bosco (scomparso proprio il 31 gennaio del 1888), il "padre e maestro della gioventù", oltre che protettore di maestri, insegnanti, scolari, apprendisti, editori e giovani; in secondo luogo, la data del 31/01 rappresenta anche un punto di svolta per la comunità.
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Collocata circa a metà della stagione invernale, segna infatti simbolicamente la fine dei mesi più freddi (il lungo ed "estenuante" gennaio, in particolare), e il momento in cui iniziare a guardare verso la primavera che verrà, rivolgendo la mente (forse) già ai mesi estivi. Per "Cascià uie Gineer" (letteralmente, "scacciare gennaio"), moltissimi piccoli premanesi si sono riuniti ieri sera presso la chiesa parrocchiale, "armati" di pentole e campanacci, latte e altre utensili, oltre che del tradizionale fantoccio (il Gineer appunto) – realizzato con carta e stoffa e grazie al prezioso aiuto di mamma e nonna - portato a spalla.
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Don Matteo Albani

I bambini hanno preso parte alla messa delle ore 18.00 - veramente molto partecipata dalla comunità nel suo complesso - celebrata da don Matteo Albani e animata dai canti dei giovani della parrocchia.
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Nel corso della funzione, è stata narrata la vita di Don Bosco e sono state riprese alcune tra le frasi più significative pronunciate dal santo: “siate allegri, ma non fate peccato”, “state con i ragazzi, prevenite il peccato con ragione, religione e amorevolezza”, “diventate santi, educatori di santi: i nostri ragazzi si accorgano di essere amati”, “vogliatevi bene come fratelli, fate del bene a tutti, del male a nessuno”. Affermazioni che sono di esempio e di monito per tutti coloro che fanno parte della comunità educante.
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Don Matteo Albani, riprendendo un passo del Vangelo (“ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”) ha tracciato uno stretto parallelo tra la figura di Gesù e quella di Don Bosco, aggiungendo che “questo santo ha tirato fuori le cose più importanti della vita, che provengono dal Vangelo”. Da qui l’esortazione a “imparare da Gesù e da santi come Don Bosco per fare lo stesso. Ciascuno di noi può riuscirci, a partire dalle piccole cose”.
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In conclusione, don Matteo ha ribadito che “l’arte più importante che ci ha insegnato San Giovanni Bosco è quella della carità e dell’amore sincero, vero e bello. È quello che chiediamo oggi al Signore, attraverso l’intercessione di San Giovanni Bosco”.

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Al termine della messa, i tantissimi bimbi presenti hanno dato il via alla tradizionale sfilata lungo le vie del paese, generando un frastuono così forte che gennaio se ne sarà probabilmente scappato a gambe levate! Dopo un breve itinerario per il centro storico, il corteo ha raggiunto la piazzetta adiacente al Barin, dove l’accensione del falò – “alimentato a gineer” – ha riscaldato l’atmosfera, allontanando definitivamente il cupo mese di gennaio.
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A.Te.
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