Fusione Primaluna - Cortenova: positivo e costruttivo il primo confronto tra amministrazioni e cittadini
Si è tenuta ieri sera, 31 gennaio, presso il Salone Cineteatro di Cortenova, la prima di due serate informative e di confronto relative alla proposta di fusione tra i Comuni di Cortenova e Primaluna. Proposta – quest’ultima - sostenuta a gran voce dalle amministrazioni dei due paesi valsassinesi e che ha registrato il parere positivo anche delle altre figure istituzionali intervenute nel corso della serata. Oltre ai sindaci di Cortenova – Sergio Galperti – e di Primaluna – Mauro Artusi – (presenti con alcuni consiglieri comunali), hanno infatti espresso il proprio pensiero anche Luca Buzzella (sindaco di un comune – quello di Valvarrone - nato sei anni fa proprio da un processo di fusione), Fabio Canepari (presidente della Comunità Montana V.V.V.E.R.) e Alberto Nogara (sindaco di Taceno).In questo pezzo – che vuole riassumere l’incontro di ieri ed essere un’utile “guida informativa” per cittadini e lettori – abbiamo cercato di riprendere i principali temi trattati nel corso della serata, integrando le argomentazioni di sindaci e amministrazioni con le questioni e i dubbi portati dai cittadini e, ancora, con le risposte a questi ultimi.
Cercheremo di muoverci intorno ai tre quesiti principali sorti in seno alla cittadinanza quando si è sentito parlare di “fusione tra Primaluna-Cortenova”.Perché la fusione?
È utile – come operazione preliminare – chiarire il significato del termine “fusione” e spiegare quali implicazioni ha un processo di questo genere. Trattasi della “associazione di due o più comuni contigui, con l’istituzione di un nuove ente”. Una cosa ben diversa dall’unione, che istituisce un nuovo ente “superiore”, senza che i comuni che ne fanno parte perdano il proprio status.
Chiarito questo, è stato Marco Selva – vicesindaco di Cortenova - a illustrare i principali benefici della fusione tra Primaluna e Cortenova. Benefici che vanno nella direzione, innanzitutto, di un risparmio di risorse (in termini soprattutto di spese di gestione e di parte corrente) e di semplificazione amministrativa. Detto in parole povere, “una sola macchina comunale costa meno ed è più efficiente”. Tra parentesi, è stato chiarito che non vi sarò un taglio nel numero di dipendenti comunali (ma un semplice accorpamento degli stessi), mentre verranno diminuite – questo sì - le posizioni amministrative.
Ma non è solo questione di “vile denaro”. Innanzitutto, il risparmio di risorse (che andrebbe a risolvere delle concrete ed esistenti difficoltà finanziarie) non sarà fine a sé stesso: “l’obiettivo è quello di fornire nuovi servizi di interesse pubblico a favore dei cittadini, oltre che di migliorare quelli già esistenti, per favorire il rilancio del territorio, potenziandone l’attrattività per giovani e famiglie” ha dichiarato Mauro Artusi. In secondo luogo, un comune “fuso” avrebbe numeri maggiori (in termini di popolazione, ma non solo), con un conseguente incremento del peso politico sui tavoli istituzionali (provinciali, regionali e anche statali) e del potere contrattuale nei confronti delle aziende appaltatrici di servizi. In questo senso, Fabio Canepari ha confermato che “più si è grandi, più è facile fare sentire la propria voce”. Il presidente di Comunità Montana ha aggiunto anche un altro spunto interessante, sottolineando come un comune più vasto sia in grado di esercitare un maggior potere di attrazione nei confronti di figure specializzate (tecnico, segretario comunale, …), le quali vedono i benefici di un compenso migliore e le opportunità di fare carriera.
Un ulteriore – e sostanziale – incentivo è ancora di tipo economico e riguarda i contributi straordinari statali che verrebbero erogati al nuovo comune fuso: una quota pari al 60% dei trasferimenti statali attribuiti per l’anno 2010 ai comuni oggetti di fusione (sommati tra loro) verrà immessa nel bilancio comunale per ben quindici anni a decorrere dal processo di accorpamento. Parliamo di circa 537.000 euro annui (circa 8 milioni in un decennio e mezzo) di cui godrebbe il nuovo ente (e, va aggiunto, senza vincoli di utilizzo). A questi finanziamenti, si sommerà ovviamente il contributo ordinario, che per il “comuni fuso” sarebbe intorno ai 500.000 euro.
“Perché così tardi?” è la domanda che qualcuno ha rilanciato ieri sera, ricordando gli incontri che quattro anni e mezzo fa avevano visto i cinque comuni del centro Valle (Introbio, Primaluna, Cortenova, Taceno e Parlasco) discutere di un imminente progetto di fusione. I tempi sembrano dunque più che maturi, visti anche i due seguenti aspetti: in primis, le restrizioni finanziare “in vista”; in secondo luogo, non è da escludere che in un futuro non troppo lontano la scelta potrebbe diventare obbligata e priva degli attuali incentivi.
E la nostra identità?
Il tema identitario è certamente uno dei più sentiti dalla popolazione. L’amministrazione ha assicurato che la storia, le tradizioni e la toponomastica resteranno perfettamente intatte. Ciò che cambierà sarà semplicemente la denominazione dell’ente, mentre gli aggiustamenti burocratici (relativi alle posizioni INPS, INAIL, come anche alle utenze di acqua, gas e luce) saranno presi in carico totalmente dal comune.
Luca Buzzella – sindaco di Valvarrone – ha portato l’esperienza di fusione del comune che guida (nato ufficialmente nel 2018), per cercare di contribuire alla discussione. Il suo parere è stato certamente favorevole al processo di accorpamento, con il sindaco che ha citato - tra gli aspetti positivi - il miglioramento in termini di organico e dunque di efficienza degli uffici comunali e altri importanti risparmi e vantaggi di tipo economico. Buzzella ha poi rassicurato i cittadini sul fatto che “l’identità non verrà toccata”.A questo punto, menzioniamo le tre proposte che le amministrazioni hanno avanzato a proposito del nome dell’eventuale nuovo comune (invitando comunque la cittadinanza a fornire ulteriori idee o suggerimenti): Valsassina Centro, Borgo Grigna e Borgo Valsassina le opzioni attualmente sul tavolo.
Denominazioni che, dunque, non contengono alcun riferimento ai nomi degli (eventuali) ex comuni. E il motivo c’è. Il progetto futuro – ne abbiamo già accennato in precedenza – è infatti quello di creare un unico ente in Valsassina, che unisca Introbio, Primaluna, Cortenova, Taceno e Parlasco. “Siamo partiti dai due comuni geograficamente posti al centro, sperando – in caso di buona riuscita – di innescare un “processo virtuoso” di accorpamento intorno a questo primo nucleo” hanno spiegato nuovamente i sindaci. I pareri favorevoli al progetto arrivano ancora da Canepari, che individua nella fusione “la prospettiva che devono avere i comuni valsassinesi”, oltre che Alberto Nogara – sindaco di Taceno – che si dice favorevole ad un accorpamento futuro.
Le ultime – e utili – informazioni sono quelle relative all’iter per la fusione. La parola verrà data chiaramente ai cittadini, che in un referendum consultivo (l’idea è di comunicarne l’indizione prima delle elezioni dell’8-9 giugno) si esprimeranno sul proprio assenso alla fusione, oltre che sul nome da dare al nuovo ente. A dispetto dell’aggettivo “consultivo”, Regione Lombardia farà completo riferimento all’esito del referendum per decidere se procedere o meno all’avvio formale dell’iter di fusione. Va chiarito che, nella pratica, si svolgeranno due consultazioni distinte, una per Cortenova e una per Primaluna. Solo un esito positivo da entrambi le parti (il quorum è fissato al 25% e la maggioranza al 50% + 1) consentirà di proceder alla fusione tra i due comuni, mentre un riscontro negativo (anche solo in uno dei due paesi) comprometterà il processo, oltre a precludere ai due enti nuovi tentativi di fusione per ben sette anni. In caso di risposta affermativa da parte della cittadinanza, Regione procederà ad istituire il nuovo ente e si terranno le elezioni. In attesa dell’entrata in vigore del neonato comune (prevista per il 1° gennaio dell’anno successivo a quello di conclusione dell’iter), l’ente sarà soggetto a commissariamento.
Al termine della serata, Galperti, si è definito “soddisfatto dell’esito dell’incontro”, sottolineando che “l’informazione, il confronto e il dialogo aperto sono indispensabili affinché la scelta che ciascuno di noi sarà chiamato a fare possa essere il più possibile consapevole e ragionata” e ricordando infine il prossimo appuntamento, fissato per martedì 6 febbraio alle 20.30. presso il Cineteatro di Primaluna.
Cercheremo di muoverci intorno ai tre quesiti principali sorti in seno alla cittadinanza quando si è sentito parlare di “fusione tra Primaluna-Cortenova”.Perché la fusione?
È utile – come operazione preliminare – chiarire il significato del termine “fusione” e spiegare quali implicazioni ha un processo di questo genere. Trattasi della “associazione di due o più comuni contigui, con l’istituzione di un nuove ente”. Una cosa ben diversa dall’unione, che istituisce un nuovo ente “superiore”, senza che i comuni che ne fanno parte perdano il proprio status.
Chiarito questo, è stato Marco Selva – vicesindaco di Cortenova - a illustrare i principali benefici della fusione tra Primaluna e Cortenova. Benefici che vanno nella direzione, innanzitutto, di un risparmio di risorse (in termini soprattutto di spese di gestione e di parte corrente) e di semplificazione amministrativa. Detto in parole povere, “una sola macchina comunale costa meno ed è più efficiente”. Tra parentesi, è stato chiarito che non vi sarò un taglio nel numero di dipendenti comunali (ma un semplice accorpamento degli stessi), mentre verranno diminuite – questo sì - le posizioni amministrative.
Ma non è solo questione di “vile denaro”. Innanzitutto, il risparmio di risorse (che andrebbe a risolvere delle concrete ed esistenti difficoltà finanziarie) non sarà fine a sé stesso: “l’obiettivo è quello di fornire nuovi servizi di interesse pubblico a favore dei cittadini, oltre che di migliorare quelli già esistenti, per favorire il rilancio del territorio, potenziandone l’attrattività per giovani e famiglie” ha dichiarato Mauro Artusi. In secondo luogo, un comune “fuso” avrebbe numeri maggiori (in termini di popolazione, ma non solo), con un conseguente incremento del peso politico sui tavoli istituzionali (provinciali, regionali e anche statali) e del potere contrattuale nei confronti delle aziende appaltatrici di servizi. In questo senso, Fabio Canepari ha confermato che “più si è grandi, più è facile fare sentire la propria voce”. Il presidente di Comunità Montana ha aggiunto anche un altro spunto interessante, sottolineando come un comune più vasto sia in grado di esercitare un maggior potere di attrazione nei confronti di figure specializzate (tecnico, segretario comunale, …), le quali vedono i benefici di un compenso migliore e le opportunità di fare carriera.
Un ulteriore – e sostanziale – incentivo è ancora di tipo economico e riguarda i contributi straordinari statali che verrebbero erogati al nuovo comune fuso: una quota pari al 60% dei trasferimenti statali attribuiti per l’anno 2010 ai comuni oggetti di fusione (sommati tra loro) verrà immessa nel bilancio comunale per ben quindici anni a decorrere dal processo di accorpamento. Parliamo di circa 537.000 euro annui (circa 8 milioni in un decennio e mezzo) di cui godrebbe il nuovo ente (e, va aggiunto, senza vincoli di utilizzo). A questi finanziamenti, si sommerà ovviamente il contributo ordinario, che per il “comuni fuso” sarebbe intorno ai 500.000 euro.
Perché adesso?
“Perché così tardi?” è la domanda che qualcuno ha rilanciato ieri sera, ricordando gli incontri che quattro anni e mezzo fa avevano visto i cinque comuni del centro Valle (Introbio, Primaluna, Cortenova, Taceno e Parlasco) discutere di un imminente progetto di fusione. I tempi sembrano dunque più che maturi, visti anche i due seguenti aspetti: in primis, le restrizioni finanziare “in vista”; in secondo luogo, non è da escludere che in un futuro non troppo lontano la scelta potrebbe diventare obbligata e priva degli attuali incentivi.
E la nostra identità?
Il tema identitario è certamente uno dei più sentiti dalla popolazione. L’amministrazione ha assicurato che la storia, le tradizioni e la toponomastica resteranno perfettamente intatte. Ciò che cambierà sarà semplicemente la denominazione dell’ente, mentre gli aggiustamenti burocratici (relativi alle posizioni INPS, INAIL, come anche alle utenze di acqua, gas e luce) saranno presi in carico totalmente dal comune.
Luca Buzzella – sindaco di Valvarrone – ha portato l’esperienza di fusione del comune che guida (nato ufficialmente nel 2018), per cercare di contribuire alla discussione. Il suo parere è stato certamente favorevole al processo di accorpamento, con il sindaco che ha citato - tra gli aspetti positivi - il miglioramento in termini di organico e dunque di efficienza degli uffici comunali e altri importanti risparmi e vantaggi di tipo economico. Buzzella ha poi rassicurato i cittadini sul fatto che “l’identità non verrà toccata”.A questo punto, menzioniamo le tre proposte che le amministrazioni hanno avanzato a proposito del nome dell’eventuale nuovo comune (invitando comunque la cittadinanza a fornire ulteriori idee o suggerimenti): Valsassina Centro, Borgo Grigna e Borgo Valsassina le opzioni attualmente sul tavolo.
Denominazioni che, dunque, non contengono alcun riferimento ai nomi degli (eventuali) ex comuni. E il motivo c’è. Il progetto futuro – ne abbiamo già accennato in precedenza – è infatti quello di creare un unico ente in Valsassina, che unisca Introbio, Primaluna, Cortenova, Taceno e Parlasco. “Siamo partiti dai due comuni geograficamente posti al centro, sperando – in caso di buona riuscita – di innescare un “processo virtuoso” di accorpamento intorno a questo primo nucleo” hanno spiegato nuovamente i sindaci. I pareri favorevoli al progetto arrivano ancora da Canepari, che individua nella fusione “la prospettiva che devono avere i comuni valsassinesi”, oltre che Alberto Nogara – sindaco di Taceno – che si dice favorevole ad un accorpamento futuro.
Le ultime – e utili – informazioni sono quelle relative all’iter per la fusione. La parola verrà data chiaramente ai cittadini, che in un referendum consultivo (l’idea è di comunicarne l’indizione prima delle elezioni dell’8-9 giugno) si esprimeranno sul proprio assenso alla fusione, oltre che sul nome da dare al nuovo ente. A dispetto dell’aggettivo “consultivo”, Regione Lombardia farà completo riferimento all’esito del referendum per decidere se procedere o meno all’avvio formale dell’iter di fusione. Va chiarito che, nella pratica, si svolgeranno due consultazioni distinte, una per Cortenova e una per Primaluna. Solo un esito positivo da entrambi le parti (il quorum è fissato al 25% e la maggioranza al 50% + 1) consentirà di proceder alla fusione tra i due comuni, mentre un riscontro negativo (anche solo in uno dei due paesi) comprometterà il processo, oltre a precludere ai due enti nuovi tentativi di fusione per ben sette anni. In caso di risposta affermativa da parte della cittadinanza, Regione procederà ad istituire il nuovo ente e si terranno le elezioni. In attesa dell’entrata in vigore del neonato comune (prevista per il 1° gennaio dell’anno successivo a quello di conclusione dell’iter), l’ente sarà soggetto a commissariamento.
Al termine della serata, Galperti, si è definito “soddisfatto dell’esito dell’incontro”, sottolineando che “l’informazione, il confronto e il dialogo aperto sono indispensabili affinché la scelta che ciascuno di noi sarà chiamato a fare possa essere il più possibile consapevole e ragionata” e ricordando infine il prossimo appuntamento, fissato per martedì 6 febbraio alle 20.30. presso il Cineteatro di Primaluna.
Alessandro Tenderini