Olginate: la forza e l'amore per la vita del Col. Calcagni nella serata a cura di AIDO
Un esempio di forza, determinazione e resilienza, di amore per la vita oltre ogni difficoltà, di forza di volontà e coraggio. È il ritratto - fortemente riduttivo - del Colonnello Carlo Calcagni, ospite nella serata di ieri al teatro Jolly di Olginate in occasione del 50° anniversario del Gruppo AIDO, che lo aveva già invitato nei mesi scorsi ma era poi stato costretto a rinviare l'incontro a causa di alcuni suoi problemi di salute.
Classe 1968, appartenente al Ruolo d'Onore dell'Esercito Italiano e vittima del dovere, il Colonnello è infatti diventato ciò che è oggi dopo essersi gravemente ammalato durante la missione internazionale di pace del 1996 nei Balcani, in Bosnia-Erzegovina, per via della contaminazione da metalli pesanti che lo hanno portato a contrarre una serie di patologie invalidanti e degenerative che hanno compromesso il suo organismo in maniera irreversibile.
Oggi Calcagni necessita di un'alimentazione priva di glutine, zucchero, latte e suoi derivati; ogni giorno deve assumere più di trecento compresse e praticare sette iniezioni di immunoterapia, nonchè effettuare ossigenoterapia per grave ipossia tissutale per diciotto ore e praticare ossigenoterapia in camera iperbarica e sauna a infrarossi per almeno 60 minuti, oltre a mantenere l'ossigenazione notturna con il supporto di un ventilatore polmonare; ha, inoltre, la prescrizione di fare quotidianamente una terapia infusionale e di sottoporsi periodicamente a plasmaferesi, una sorta di fialisi, e trasfusioni ematiche all'occorrenza.
A complicare il suo quadro clinico anche la difficile gestione delle frequentissime infezioni batteriche in ragione di una severa condizione di immunodepressione, le setticemie dovute a uno dei due cateteri venosi centrali che gli consentono di praticare le terapie in fleboclisi e la non rara esigenza di interventi clinici da eseguire in urgenza. Nel 2010 gli è stata anche accertata la necessità urgente di un trapianto allogenico di midollo - ulteriore motivo per cui può essere considerato un autentico testimonial di AIDO - mentre risalgono a tempi più recenti altre importanti diagnosi tra cui la cardiopatia e il Parkinsonismo.
"Abbiamo il dovere di rispettare la vita, sapendo che può cambiare in un solo istante. E che questo succede spesso proprio quando ti senti imbattibile, invincibile" ha esordito il Colonnello dal palco del Jolly, dopo i saluti e i ringraziamenti della presidente del Gruppo AIDO di Olginate e Valgreghentino Ramona Scarpino. "Nella mia esistenza io ho donato - con la convinzione che lo si debba sempre fare senza mai aspettarsi di avere qualcosa in cambio - ma ho anche ricevuto tanto" ha poi aggiunto l'elicotterista, sostenendo che è compito di tutti divulgare il messaggio alla base dell'associazione che ha voluto fortemente invitarlo a Olginate, proprio come lui continua a fare incontrando soprattutto i più giovani, in giro per l'Italia. "Non c'è bisogno di avere una divisa per fare il proprio dovere. Se io parlo così tanto del mio vissuto è anche per devozione a tutti gli ottomila militari che si sono ammalati come me, durante il servizio, e per coloro che purtroppo non ce l'hanno fatta, morendo nel silenzio e nella solitudine".
"Nel corso della missione nei Balcani, dove ero pilota, ho recuperato feriti e salme, cercando di salvare vite" ha proseguito. "Andare in quei teatri di guerra era impossibile senza una fervida fede, indispensabile per affrontare tanto dolore, tante privazioni, tanto disagio. Il pensiero mio e dei miei commilitoni era sempre e solo uno: la pace".
Appassionato di ciclismo fin da giovanissimo e protagonista a livello agonistico di numerose competizioni di importanza nazionale, Calcagni ha trovato la forza di andare avanti proprio nello sport, nelle sue personali sfide e negli allenamenti che svolge tuttora, spesso a casa. Nel 2014, grazie a una convenzione fra il Comitato Italiano Paralimpico e il Ministero della Difesa per il recupero psico-fisico e il reinserimento sociale dei militari che hanno contratto infermità permanente durante il servizio, è inoltre entrato a far parte del corpo di atleti azzurri paralimpici, iniziando a sognare di nuovo con un imperativo chiaro: "Mai arrendersi". Non a caso nel suo palmares figurano medaglie e podi di prestigio internazionale: due ori agli Invictus Games di Orlando in Florida nel 2016 e altrettanti nella Coppa del mondo di paraciclismo.
"Sono un soldato, un uomo e un sognatore. Voglio portare un messaggio di speranza a tutte le persone in difficoltà, essere d'esempio e far vedere che lo sport può regalare una nuova possibilità a tutti coloro che ora si sentono diversi" ha aggiunto il Colonnello di fronte alla platea olginatese, raccontando di aver partecipato a inizio gennaio, unico italiano, alla "7 Days/7 Emirates", una sfida ciclistica attraverso gli Emirati Arabi pensata per promuovere i valori di unità, tolleranza, diversità e sostenibilità.
A Olginate, come in altre occasioni analoghe, Carlo Calcagni ha poi presentato il suo docu-film dal titolo "Io sono il Colonnello", insieme al libro "Pedalando su un filo d'acciaio". Una serata dunque intensa, che l'AIDO ha davvero fatto sua per trasmettere un forte messaggio di eroismo, solidarietà e amore per il prossimo, lo stesso che diffonde con tanta sensibilità e passione da ormai cinquant'anni.
Classe 1968, appartenente al Ruolo d'Onore dell'Esercito Italiano e vittima del dovere, il Colonnello è infatti diventato ciò che è oggi dopo essersi gravemente ammalato durante la missione internazionale di pace del 1996 nei Balcani, in Bosnia-Erzegovina, per via della contaminazione da metalli pesanti che lo hanno portato a contrarre una serie di patologie invalidanti e degenerative che hanno compromesso il suo organismo in maniera irreversibile.
Oggi Calcagni necessita di un'alimentazione priva di glutine, zucchero, latte e suoi derivati; ogni giorno deve assumere più di trecento compresse e praticare sette iniezioni di immunoterapia, nonchè effettuare ossigenoterapia per grave ipossia tissutale per diciotto ore e praticare ossigenoterapia in camera iperbarica e sauna a infrarossi per almeno 60 minuti, oltre a mantenere l'ossigenazione notturna con il supporto di un ventilatore polmonare; ha, inoltre, la prescrizione di fare quotidianamente una terapia infusionale e di sottoporsi periodicamente a plasmaferesi, una sorta di fialisi, e trasfusioni ematiche all'occorrenza.
A complicare il suo quadro clinico anche la difficile gestione delle frequentissime infezioni batteriche in ragione di una severa condizione di immunodepressione, le setticemie dovute a uno dei due cateteri venosi centrali che gli consentono di praticare le terapie in fleboclisi e la non rara esigenza di interventi clinici da eseguire in urgenza. Nel 2010 gli è stata anche accertata la necessità urgente di un trapianto allogenico di midollo - ulteriore motivo per cui può essere considerato un autentico testimonial di AIDO - mentre risalgono a tempi più recenti altre importanti diagnosi tra cui la cardiopatia e il Parkinsonismo.
"Abbiamo il dovere di rispettare la vita, sapendo che può cambiare in un solo istante. E che questo succede spesso proprio quando ti senti imbattibile, invincibile" ha esordito il Colonnello dal palco del Jolly, dopo i saluti e i ringraziamenti della presidente del Gruppo AIDO di Olginate e Valgreghentino Ramona Scarpino. "Nella mia esistenza io ho donato - con la convinzione che lo si debba sempre fare senza mai aspettarsi di avere qualcosa in cambio - ma ho anche ricevuto tanto" ha poi aggiunto l'elicotterista, sostenendo che è compito di tutti divulgare il messaggio alla base dell'associazione che ha voluto fortemente invitarlo a Olginate, proprio come lui continua a fare incontrando soprattutto i più giovani, in giro per l'Italia. "Non c'è bisogno di avere una divisa per fare il proprio dovere. Se io parlo così tanto del mio vissuto è anche per devozione a tutti gli ottomila militari che si sono ammalati come me, durante il servizio, e per coloro che purtroppo non ce l'hanno fatta, morendo nel silenzio e nella solitudine".
"Nel corso della missione nei Balcani, dove ero pilota, ho recuperato feriti e salme, cercando di salvare vite" ha proseguito. "Andare in quei teatri di guerra era impossibile senza una fervida fede, indispensabile per affrontare tanto dolore, tante privazioni, tanto disagio. Il pensiero mio e dei miei commilitoni era sempre e solo uno: la pace".
Appassionato di ciclismo fin da giovanissimo e protagonista a livello agonistico di numerose competizioni di importanza nazionale, Calcagni ha trovato la forza di andare avanti proprio nello sport, nelle sue personali sfide e negli allenamenti che svolge tuttora, spesso a casa. Nel 2014, grazie a una convenzione fra il Comitato Italiano Paralimpico e il Ministero della Difesa per il recupero psico-fisico e il reinserimento sociale dei militari che hanno contratto infermità permanente durante il servizio, è inoltre entrato a far parte del corpo di atleti azzurri paralimpici, iniziando a sognare di nuovo con un imperativo chiaro: "Mai arrendersi". Non a caso nel suo palmares figurano medaglie e podi di prestigio internazionale: due ori agli Invictus Games di Orlando in Florida nel 2016 e altrettanti nella Coppa del mondo di paraciclismo.
"Sono un soldato, un uomo e un sognatore. Voglio portare un messaggio di speranza a tutte le persone in difficoltà, essere d'esempio e far vedere che lo sport può regalare una nuova possibilità a tutti coloro che ora si sentono diversi" ha aggiunto il Colonnello di fronte alla platea olginatese, raccontando di aver partecipato a inizio gennaio, unico italiano, alla "7 Days/7 Emirates", una sfida ciclistica attraverso gli Emirati Arabi pensata per promuovere i valori di unità, tolleranza, diversità e sostenibilità.
A Olginate, come in altre occasioni analoghe, Carlo Calcagni ha poi presentato il suo docu-film dal titolo "Io sono il Colonnello", insieme al libro "Pedalando su un filo d'acciaio". Una serata dunque intensa, che l'AIDO ha davvero fatto sua per trasmettere un forte messaggio di eroismo, solidarietà e amore per il prossimo, lo stesso che diffonde con tanta sensibilità e passione da ormai cinquant'anni.
B.P.