Oliveto, infortunio mortale nel 2017: nessun 'sospetto' sul muro
Nessuno degli addetti ai lavori ne avrebbe riscontrato la pericolosità, mentre qualcuno non avrebbe neppure notato il muro che sei anni fa ha travolto, uccidendolo, l'operaio 50enne Lirim Djaferi: è quanto emerso questa mattina nell'istruttoria dibattimentale del processo per omicidio colposo apertasi davanti al giudice monocratico del Tribunale di Lecco Paolo Salvatore.
Dipendente di una società che si occupa di manutenzione di aree verdi con sede a Sondrio, la mattina del 19 luglio 2017 l'operaio di origini macedoni e residente in Valtellina stava lavorando nel parco dell'ex casa di riposo dell'ATM di Milano a Oliveto Lario, quando il sostegno di un terrapieno sarebbe collassato, non lasciandogli scampo: a nulla sarebbe servito l'invio in posto dell'elisoccorso con il medico che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell'operaio.
Ora, a distanza di più di sei anni, si trovano in due a rispondere di omicidio colposo aggravato dal mancato rispetto della normativa sulla sicurezza sul lavoro: il datore di lavoro del macedone e l'allora responsabile della sicurezza della società che aveva in gestione l'immobile.
Quest'oggi sono stati sentiti in aula alcuni dipendenti delle due società coinvolte, che all'epoca dei fatti non avrebbero riscontrato alcuna criticità sul muro presente sul terreno, così come altre aziende subappaltatrici che avevano effettuato dei sopralluoghi sul posto per la messa in sicurezza di alcune pareti rocciose. Il procedimento, che non ha visto la costituzione di parte civile da parte dei famigliari della vittima perché già risarciti, proseguirà con l'escussione dei testimoni a discarico il prossimo 27 marzo.
Dipendente di una società che si occupa di manutenzione di aree verdi con sede a Sondrio, la mattina del 19 luglio 2017 l'operaio di origini macedoni e residente in Valtellina stava lavorando nel parco dell'ex casa di riposo dell'ATM di Milano a Oliveto Lario, quando il sostegno di un terrapieno sarebbe collassato, non lasciandogli scampo: a nulla sarebbe servito l'invio in posto dell'elisoccorso con il medico che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell'operaio.
Ora, a distanza di più di sei anni, si trovano in due a rispondere di omicidio colposo aggravato dal mancato rispetto della normativa sulla sicurezza sul lavoro: il datore di lavoro del macedone e l'allora responsabile della sicurezza della società che aveva in gestione l'immobile.
Quest'oggi sono stati sentiti in aula alcuni dipendenti delle due società coinvolte, che all'epoca dei fatti non avrebbero riscontrato alcuna criticità sul muro presente sul terreno, così come altre aziende subappaltatrici che avevano effettuato dei sopralluoghi sul posto per la messa in sicurezza di alcune pareti rocciose. Il procedimento, che non ha visto la costituzione di parte civile da parte dei famigliari della vittima perché già risarciti, proseguirà con l'escussione dei testimoni a discarico il prossimo 27 marzo.
F.F.