Dal Marco Polo di Colico al CERN di Ginevra: la parabola lavorativa di Riccardo
Dal Marco Polo di Colico al CERN di Ginevra. Questo, in estrema sintesi, il brillante percorso di Riccardo Guzzetti, ex alunno dell’Istituto di Istruzione Superiore dell’Alto lago che da anni continua a sfornare talenti in molti settori. Guzzetti, che appena due anni fa ha conseguito il diploma in “meccanica, meccatronica ed energia”, ha iniziato il suo percorso professionale come manutentore meccanico presso una fonderia di alluminio nel bergamasco - il ragazzo è originario di Ponte San Pietro - nella quale seguiva personalmente tutti i processi di produzione delle macchine.
La svolta nella sua carriera lavorativa è arrivata pochi mesi dopo: il giovane sanpietrino è giunto fino alla prestigiosa Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN) il 4 gennaio dello scorso anno, al termine di un percorso irto di ostacoli: una folta e agguerrita concorrenza, degli esami scritti e infine due colloqui, in seguito ai quali è stato assunto.
A distanza di 12 mesi, il professor Salvatore Di Stefano, docente dell’IIS MarcoPolo di Colico, ha intervistato l’ex alunno, per farsi raccontare la sua esperienza oltre confine.
“Buongiorno a lei e grazie per avermi dato l’opportunità di raccontare la mia storia, che spero possa essere d’ispirazione per altri giovani. Il CERN in generale si occupa di ricerca nucleare. Possiede il più grande acceleratore di particelle al mondo, un macchinario a forma di ciambella situato a circa 100 metri di profondità il quale, sfruttando le cariche magnetiche delle particelle, le accelera fino ad una velocità prossima a quella della luce e poi le fa collidere. Queste corpuscoli, scontrandosi, possono avere interazioni diverse, formare energia o, addirittura, trasformarsi in altra materia creando particelle più elementari, come il famoso bosone di Higgs.
La mia sezione si occupa nello specifico della manutenzione dei magneti di LHC, l'acceleratore di 27 km di diametro nel quale avviene ciò che le ho appena spiegato: assembliamo schede madri, eseguiamo cablaggi nei tunnel e nelle stazioni di test e altro ancora. Ovviamente tutti i dati raccolti nei punti di collisione devono essere trasmessi ed elaborati tanto che, per i nuovi aggiornamenti sui magneti, abbiamo dovuto ideare nuove tecnologie di trasferimento dati”.
A proposito, per quanto ci consta hai contribuito a tutto questo elaborando un prototipo che state effettivamente utilizzando
“Esattamente. Ho contribuito anch’io, progettando e realizzando un nuovo prototipo di connettore che ci permette un trasferimento più rapido e sicuro. A breve la mia invenzione verrà installata in tutto l’acceleratore”.
La scuola superiore ha sicuramente contribuito al tuo successo professionale: in che modo hai tratto giovamento dalle competenze acquisite al Marco Polo nel tuo percorso? Hai qualche aneddoto particolare da raccontarci?
“La scuola mi ha sicuramente aiutato in questo mio percorso. Come primissima cosa mi ha insegnato ad utilizzare i macchinari per le lavorazioni meccaniche e a saper leggere e creare disegni meccanici anche complessi, sia in 2D che in 3D. Ma la competenza a mio avviso più importante è un'altra: il “Polo” mi ha fornito la capacità di capire i processi che stanno dietro ad ogni cosa. Giusto per farle un esempio, sono entrato al CERN il 4 gennaio 2023 e da lì affiancato immediatamente ad un collega. Dopo nemmeno un mese ero già in grado di comprendere i principali processi che stavano dietro all'elaborazione dati dei componenti che assembliamo, imparando con rapidità a lavorare autonomamente. Penso sia questa flessibilità mentale ad avermi aiutato. Ovviamente conta molto la personalità di ognuno di noi, ma sono convinto che questa scintilla sia nata tra i banchi di scuola”.
Quali sono le sfide più significative che hai affrontato nel passaggio dalla provincia al contesto internazionale?
“Il primissimo ostacolo è stato la lingua. Non ho mai dato il giusto peso allo studio dell’inglese, nonostante avessi buoni voti non mi sono mai interessato ad approfondire ciò che studiavo. Qui al CERN l'inglese è la lingua base insieme al francese, quindi mi sono dovuto rimboccare le maniche e fare dei corsi, oltre naturalmente ad esercitare di più il mio inglese con i colleghi.
La seconda difficoltà è stata andarsene da casa. Per quanto mi reputi un ragazzo più maturo sotto alcuni aspetti rispetto ai miei coetanei, la famiglia per me rimane un punto di riferimento. Sembra quasi scontato, ma una volta che ti allontani e inizi a camminare con le tue gambe senti enormemente la mancanza dei tuoi cari”.
Quali consigli ti senti di dare agli attuali studenti dell’indirizzo meccanica - meccatronica? Penso in particolare agli alunni di quinta - che fra pochi mesi affronteranno l’esame di maturità - e a quelli di prima, che hanno appena iniziato questo percorso.
“Ai ragazzi di quinta non mi sento di dire nulla di speciale. Il loro percorso di studi è quasi terminato, ora si inizia a ballare, si deve crescere. Nel mondo del lavoro non ci sono voti o sospensioni ma bisogna essere responsabili, non solo per un dovere verso l'azienda per la quale si collabora ma anche per un dovere personale, per non farsi del male. Nonostante ciò il mondo del lavoro è affascinante, quindi dico ai ragazzi che stanno per ottenere il diploma di non smettere mai di essere curiosi. Il primo lavoro non sarà mai quello dei sogni e proprio per questo bisogna dare sempre il 120%, così da poter un giorno arrivare a realizzare tutti gli obiettivi che ci poniamo.
Ai ragazzi di prima invece dico: coraggio. La scuola può sembrare noiosa e monotona, a tratti si può non cogliere la piena utilità delle attività svolte, ma ogni singola virgola può fare la differenza per poter raggiungere tutto ciò che desideriamo”.
La svolta nella sua carriera lavorativa è arrivata pochi mesi dopo: il giovane sanpietrino è giunto fino alla prestigiosa Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN) il 4 gennaio dello scorso anno, al termine di un percorso irto di ostacoli: una folta e agguerrita concorrenza, degli esami scritti e infine due colloqui, in seguito ai quali è stato assunto.
A distanza di 12 mesi, il professor Salvatore Di Stefano, docente dell’IIS MarcoPolo di Colico, ha intervistato l’ex alunno, per farsi raccontare la sua esperienza oltre confine.
Buongiorno Riccardo e grazie per aver trovato il tempo per concederci quest’intervista, nonostante un lavoro entusiasmante ma al tempo stesso impegnativo. La prima domanda è pressoché obbligatoria: l’immagine che ai più viene in mente pensando al CERN è quella di un laboratorio ultratecnologico, che ha come base solida la ricerca scientifica. Puoi spiegarci in poche parole di cosa vi occupate effettivamente?
“Buongiorno a lei e grazie per avermi dato l’opportunità di raccontare la mia storia, che spero possa essere d’ispirazione per altri giovani. Il CERN in generale si occupa di ricerca nucleare. Possiede il più grande acceleratore di particelle al mondo, un macchinario a forma di ciambella situato a circa 100 metri di profondità il quale, sfruttando le cariche magnetiche delle particelle, le accelera fino ad una velocità prossima a quella della luce e poi le fa collidere. Queste corpuscoli, scontrandosi, possono avere interazioni diverse, formare energia o, addirittura, trasformarsi in altra materia creando particelle più elementari, come il famoso bosone di Higgs.
La mia sezione si occupa nello specifico della manutenzione dei magneti di LHC, l'acceleratore di 27 km di diametro nel quale avviene ciò che le ho appena spiegato: assembliamo schede madri, eseguiamo cablaggi nei tunnel e nelle stazioni di test e altro ancora. Ovviamente tutti i dati raccolti nei punti di collisione devono essere trasmessi ed elaborati tanto che, per i nuovi aggiornamenti sui magneti, abbiamo dovuto ideare nuove tecnologie di trasferimento dati”.
A proposito, per quanto ci consta hai contribuito a tutto questo elaborando un prototipo che state effettivamente utilizzando
“Esattamente. Ho contribuito anch’io, progettando e realizzando un nuovo prototipo di connettore che ci permette un trasferimento più rapido e sicuro. A breve la mia invenzione verrà installata in tutto l’acceleratore”.
La scuola superiore ha sicuramente contribuito al tuo successo professionale: in che modo hai tratto giovamento dalle competenze acquisite al Marco Polo nel tuo percorso? Hai qualche aneddoto particolare da raccontarci?
“La scuola mi ha sicuramente aiutato in questo mio percorso. Come primissima cosa mi ha insegnato ad utilizzare i macchinari per le lavorazioni meccaniche e a saper leggere e creare disegni meccanici anche complessi, sia in 2D che in 3D. Ma la competenza a mio avviso più importante è un'altra: il “Polo” mi ha fornito la capacità di capire i processi che stanno dietro ad ogni cosa. Giusto per farle un esempio, sono entrato al CERN il 4 gennaio 2023 e da lì affiancato immediatamente ad un collega. Dopo nemmeno un mese ero già in grado di comprendere i principali processi che stavano dietro all'elaborazione dati dei componenti che assembliamo, imparando con rapidità a lavorare autonomamente. Penso sia questa flessibilità mentale ad avermi aiutato. Ovviamente conta molto la personalità di ognuno di noi, ma sono convinto che questa scintilla sia nata tra i banchi di scuola”.
Quali sono le sfide più significative che hai affrontato nel passaggio dalla provincia al contesto internazionale?
“Il primissimo ostacolo è stato la lingua. Non ho mai dato il giusto peso allo studio dell’inglese, nonostante avessi buoni voti non mi sono mai interessato ad approfondire ciò che studiavo. Qui al CERN l'inglese è la lingua base insieme al francese, quindi mi sono dovuto rimboccare le maniche e fare dei corsi, oltre naturalmente ad esercitare di più il mio inglese con i colleghi.
La seconda difficoltà è stata andarsene da casa. Per quanto mi reputi un ragazzo più maturo sotto alcuni aspetti rispetto ai miei coetanei, la famiglia per me rimane un punto di riferimento. Sembra quasi scontato, ma una volta che ti allontani e inizi a camminare con le tue gambe senti enormemente la mancanza dei tuoi cari”.
Quali consigli ti senti di dare agli attuali studenti dell’indirizzo meccanica - meccatronica? Penso in particolare agli alunni di quinta - che fra pochi mesi affronteranno l’esame di maturità - e a quelli di prima, che hanno appena iniziato questo percorso.
“Ai ragazzi di quinta non mi sento di dire nulla di speciale. Il loro percorso di studi è quasi terminato, ora si inizia a ballare, si deve crescere. Nel mondo del lavoro non ci sono voti o sospensioni ma bisogna essere responsabili, non solo per un dovere verso l'azienda per la quale si collabora ma anche per un dovere personale, per non farsi del male. Nonostante ciò il mondo del lavoro è affascinante, quindi dico ai ragazzi che stanno per ottenere il diploma di non smettere mai di essere curiosi. Il primo lavoro non sarà mai quello dei sogni e proprio per questo bisogna dare sempre il 120%, così da poter un giorno arrivare a realizzare tutti gli obiettivi che ci poniamo.
Ai ragazzi di prima invece dico: coraggio. La scuola può sembrare noiosa e monotona, a tratti si può non cogliere la piena utilità delle attività svolte, ma ogni singola virgola può fare la differenza per poter raggiungere tutto ciò che desideriamo”.