115 anni fa la tragedia delle filandiere annegate
La tragedia delle filandiere di Pescate annegate nelle acque del fiume Adda vicino a Lecco, commosse tutta la nazione italiana che non si era ancora ripresa dallo sgomento del catastrofico terremoto di Messina e di Reggio Calabria, avvenuto poco più di un mese prima. Sono trascorsi 115 anni da quella sera di domenica 31 gennaio 1909; l’orologio al polso di una delle vittime venne trovato fermo alle ore 18.40. Le persone annegate furono 18: 16 erano filandiere, gli altri 2 barcaioli. Erano tutti reduci da una gita festiva a San Girolamo a Somasca, sopra Vercurago, dopo aver lasciato al mattino la sponda delle Torrette ed aver attraversato il lago.
Era da poco iniziata la navigazione di rientro quando la barca si rovesciò, probabilmente per un moto ondoso improvviso dovuto al vento forte o ad un brusco movimento di qualche occupante. Il mancato rientro della comitiva destò subito preoccupazione al primo calar delle tenebre tra i parenti di Pescate. Le ricerche ebbero inizio con una vasta mobilitazione di pescatori, di barcaioli, di volontari vari provenienti da Olginate e per tutta la riva dell’Adda sino al lago di Lecco e Malgrate. La barca rovesciata con due cadaveri venne individuata solo alle tre di notte, proprio davanti alla riva di Vercurago da un natante che aveva il faro ad acetilene con due giovani delle Torrette: Paolo Gnecchi e Roberto Riva.
La gita aveva visto la partecipazione di giovani lavoratrici del filatoio Longoni, in località Torrette Superiore. Pescate era allora un Comune di sparse ed isolate frazioni, senza continuità urbana, come, invece, è divenuto nella seconda metà del Novecento. Dieci vittime erano della frazione Torrette, cinque della Raviola, una della Cà Nuova ed una di Insirano.
Nel 2009 l’allora sindaco, Enrico Valsecchi, organizzò una cerimonia di commemorazione del tragico evento; erano trascorsi cento anni. Venne ricordata l’opera coraggiosa e generosa di tanti soccorritori volontari giunti nella notte sulle rive dell’Adda.
La tragedia di Pescate ebbe una risonanza nazionale con la pagina a colori della Domenica del Corriere, supplemento festivo del noto quotidiano milanese. Nella storia del Novecento è ricordata come una delle ultime vicende che i cantastorie, con popolari rime, portavano nelle piazze dei paesi o nelle osterie, cantando al suono della fisarmonica. Una tradizione popolare cancellata poi dai nuovi mezzi di comunicazione.
In località Torrette, poco più a valle dell’antica chiesetta di San Giuseppe, un’edicola sacra ricorda le vittime di quella tragedia. Nell’anniversario del tragico evento non mancheranno gli omaggi floreali della gente di Pescate ed una silenziosa preghiera in ricordo di giovani vite spezzate nel lago agitato dal vento impetuoso nel tardo pomeriggio di una fredda giornata di gennaio.
Era da poco iniziata la navigazione di rientro quando la barca si rovesciò, probabilmente per un moto ondoso improvviso dovuto al vento forte o ad un brusco movimento di qualche occupante. Il mancato rientro della comitiva destò subito preoccupazione al primo calar delle tenebre tra i parenti di Pescate. Le ricerche ebbero inizio con una vasta mobilitazione di pescatori, di barcaioli, di volontari vari provenienti da Olginate e per tutta la riva dell’Adda sino al lago di Lecco e Malgrate. La barca rovesciata con due cadaveri venne individuata solo alle tre di notte, proprio davanti alla riva di Vercurago da un natante che aveva il faro ad acetilene con due giovani delle Torrette: Paolo Gnecchi e Roberto Riva.
La gita aveva visto la partecipazione di giovani lavoratrici del filatoio Longoni, in località Torrette Superiore. Pescate era allora un Comune di sparse ed isolate frazioni, senza continuità urbana, come, invece, è divenuto nella seconda metà del Novecento. Dieci vittime erano della frazione Torrette, cinque della Raviola, una della Cà Nuova ed una di Insirano.
Nel 2009 l’allora sindaco, Enrico Valsecchi, organizzò una cerimonia di commemorazione del tragico evento; erano trascorsi cento anni. Venne ricordata l’opera coraggiosa e generosa di tanti soccorritori volontari giunti nella notte sulle rive dell’Adda.
La tragedia di Pescate ebbe una risonanza nazionale con la pagina a colori della Domenica del Corriere, supplemento festivo del noto quotidiano milanese. Nella storia del Novecento è ricordata come una delle ultime vicende che i cantastorie, con popolari rime, portavano nelle piazze dei paesi o nelle osterie, cantando al suono della fisarmonica. Una tradizione popolare cancellata poi dai nuovi mezzi di comunicazione.
In località Torrette, poco più a valle dell’antica chiesetta di San Giuseppe, un’edicola sacra ricorda le vittime di quella tragedia. Nell’anniversario del tragico evento non mancheranno gli omaggi floreali della gente di Pescate ed una silenziosa preghiera in ricordo di giovani vite spezzate nel lago agitato dal vento impetuoso nel tardo pomeriggio di una fredda giornata di gennaio.
A.B.