Giornata della Memoria: Lecco onora 'persone normali che hanno fatto delle scelte'

«Per tanto tempo, in passato, si ricordavano gli atti eroici della Resistenza in armi. E anche il linguaggio retorico delle lapidi ripete il concetto di eroico. E invece non dobbiamo chiamarli eroi: si trattava di persone normali che hanno fatto delle scelte. Chiamarli eroi è una maniera di giustificarsi per le scelte che non si sono fatte ieri e non si fanno oggi, dicendoci di non averne il coraggio. E’ invece importante essere persone corrette tutti i giorni, tutta la vita».
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E’ il messaggio lanciato dalla vicepresidente provinciale lecchese dell’Anpi Patrizia Milani nella Giornata della memoria che la nostra città celebra ufficialmente lungo la scalinata che conduce al santuario della Madonna di Lourdes, davanti alla casa di Pietro e Lino Ciceri, padre e figlio, operai alla Badoni, antifascisti arrestati e deportati il primo in Germania per morire nel campo di concentramento di Gusen il 4 gennaio 1945 e il secondo a Fossoli per essere fucilato il 12 luglio 1944. A ricordare l’uno e l’altro, sul selciato della scalinata, nel 2019 il Comune ha posato due pietre d’inciampo.
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Irene Riva, Mattia Micheli, Mauro Gattinoni e Patrizia Milani

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Oltre a Milani, alla celebrazione sono intervenuti il sindaco Mauro Gattinoni e il vicepresidente della Provincia Mattia Micheli, dopo l’introduzione di Irene Riva che ha letto la poesia “Scarpette rosse” di Joyce Lussu e con l’accompagnamento musicale di Giuseppe Costa e Ranieri Fumagalli.
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Nei discorsi, inevitabili i richiami al presente, alle guerre in corso e alle stragi di bambini, ma anche al ritorno di manifestazioni fasciste. E’ stato proprio il sindaco Gattinoni a dire come si sia facendo spazio il ventennio più buio della nostra storia, come si tollerino i saluti romani e come alcuni alti esponenti delle istituzioni repubblicane fatichino a definirsi antifascisti. Una messa in guardia, quella del primo cittadino, perché il fascismo ha devastato i paesi e la gente e oggi succede ancora, nelle guerra che ancora si combattono per terrorismo o per ragion di Stato quando, solo poco tempo addietro, «chi avrebbe detto che potessero essere campi di concentramento come quelli in Cina dove sono reclusi gli huiguri? O guardando al Medio Oriente e In Russia. Chi avrebbe detto di poter vedere ancora oggi tanto odio? Chi avrebbe detto che in Germania si dovesse protestare contro un partito il cui piano è quello della deportazione delle persone? Chi l’avrebbe detto che un possibile presidente degli Stati Uniti parlasse degli immigrati come di coloro che avvelenano il sangue della nazione? Non sono cose già sentite? Non sappiamo forse come certe cose siano andate a finire? E allora dobbiamo ricordare per provare ribrezzo per quei fatti accaduti allora, per la prepotenza di pochi nell’indifferenza di molti. Per questo motivo, noi tutti e anche i politici del 2024 devono suonare il campanello d’allarme».
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Anche Micheli ha sottolineato come le istituzioni hanno il dovere di mantenere viva la memoria perché il Giorno della memoria deve essere celebrato tutti i giorni, deve essere un monito per evitare certe derive, un momento di riflessione rivolto alle nuove generazioni affinché non ripetano gli sbagli del passato.
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Infine, l’intervento di Patrizia Milani che ha ricordato gli scioperi del 7 marzo 1944 che portarono all’arresto di 29 persone tra cui appunto Pietro Ciceri. Ma soprattutto parlando di Pietro e Lino Ciceri, Milani ha voluto ricordare anche la famiglia: non solo Francesca Ciceri e Gaetano Invernizzi, anch’essi antifascisti e partigiani sempre in prima linea, ma anche Maria Pozzi, moglie di Pietro e mamma di Lino «perché quando si fanno certe scelte l’intera famiglia è coinvolta. Non era facile essere la moglie e la madre di un antifascista: non c’era quella solidarietà che magari immaginiamo, si facevano invece i conti con un certo isolamento». Ecco quindi il richiamo alle scelte non da eroi ma da persone corrette tutti i giorni: «La storia non si fermerà mai ma non bisogna dimenticare che la storia è fatta anche dalle persone semplici e dalle loro famiglie».
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D.C.
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