Galbiate: "Per noi la diversità è ricchezza". Una mostra - concerto per fare memoria

“Possiamo fare memoria anche con un sorriso tra le labbra”. È un modo di ricordare diverso quello proposto ieri sera da Natalya Chesnova e Nicola Portonato ai cittadini di Galbiate giunti presso l’auditorium di Piazza Golfari. Poggia sulla forza congiunta di più arti.
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Da un lato i disegni di un trio di giornalisti russi dell’epoca bellica, noti come “Kukriniksy”. Vignette satiriche diffuse nella Russia sovietica per dileggiare Hitler e la sua propaganda espansionista. Caricature di personaggi, dallo stesso Führer a Goebbels, responsabili di milioni di morti e di momenti, a partire dalla campagna condotta in Unione Sovietica dai nazisti, che hanno segnato profondamente la coscienza collettiva di interi popoli.
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All’epoca, lo scopo di quei disegni, recuperati da Natalya Chesnova e Minsk, era rendere meno temibile il nemico. Oggi, la loro funzione è quella di far riflettere. “Quando vengono a vedere la nostra mostra, le persone rimangono stupite perché si aspettano delle immagini tristi. Invece io credo che possiamo fare memoria anche con un sorriso tra le labbra. All’epoca, l’umorismo ha aiutato tante persone a rimanere vive. Non bisogna mai perdere l’umorismo” ha aggiunto l’artista.
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Nicola Portonato con il sindaco Piergiovanni Montanelli

Poi c’è la musica, “un linguaggio universale che consente la crescita dei popoli” come ha ricordato il sindaco Piergiovanni Montanelli nel suo saluto iniziale. Le canzoni proposte dagli artisti sono state di due tipi: in primo luogo una selezione di brani di vita quotidiana delle comunità ebraiche e Rom dell’est Europa dal tono leggero e spensierato; in seguito, canzoni e testimonianze delle deportazioni e della vita nei campi di concentramento.
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Natalya Chesnova

“Molte di queste canzoni hanno parole semplici. Il vissuto su cui esse si fondano, però, è completamente diverso dal nostro. La musica è il linguaggio dei sentimenti” ha ricordato Chesnova. Tra canzoni d’amore e melodie Rom, i due artisti hanno condotto i presenti in un viaggio in quell’Europa multiculturale e multietnica che rappresentava il male assoluto per chi si autodefinì “ariano”.
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“Le teorie che hanno portato alla discriminazione raziale e alla deportazione nascono dal cosiddetto “determinismo biologico”, ovvero dall’idea che, se un individuo occupa un certo posto nella scala sociale è perché la natura lo ha messo lì. Questa cultura errata e manipolatoria è un germe che continua ancora a strisciare nella nostra società. Noi siamo qui perché crediamo che la diversità sia invece una ricchezza” ha sottolineato Nicola Portonato, il quale poi ha aggiunto “La soluzione finale ha interessato 12 milioni di persone solo per quanto riguarda gli ebrei. Numeri assurdi”. Già, numeri assurdi. Intere comunità ebraiche, come quella di Vilnius, completamente azzerate. Famiglie rinchiuse nei lager e rese numeri.
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“Il poeta cileno Victor Jara, poco prima di essere ammazzato nel 1973, ha detto: “Come è difficile cantare quando devo cantare l’orrore”. Questo ci ricorda che tutta la bellezza e la creatività umana non potrà mai rendere a pieno l’oscenità di certi gesti” ha aggiunto Portonato. Accanto al fascino della musica e alla potenza dell’arte, infatti, è necessario porre la conoscenza, affinché quanto accaduto non si ripeta mai più.
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“Fare memoria è coltivare le speranze lasciate da chi ha combattuto e da chi è tornato dai campi di sterminio così che noi oggi possiamo non rimanere più indifferenti di fronte all’odio e alla ferocia. Oltre alle bombe un’altra grossa minaccia è l’ignoranza” ha concluso Montanelli alla fine della serata, accolto dagli applausi del pubblico presente.
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A.Bes.
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