Civate: le paure dei bambini al rogo assieme alla gibiana

“Guerre”, “malattie” ma anche “compiti” e “note”. Queste sono solo alcune delle parole che i piccoli bambini di Civate hanno scritto sui bigliettini lanciati nel rogo della Gibiana ieri sera. Alcuni erano semplici spauracchi, annunciati ridendo di fronte ai cittadini radunati nel cortile dell’oratorio. Altre, invece, erano paure vere, sincere come solo i bambini possono essere.

Tutti i pensieri si sono dissolti assieme al fantoccio di paglia e stracci che raffigurava la vecchia strega. “Organizziamo il rogo della gibiana da così tanti anni che ormai abbiamo perso il conto. Ringrazio la parrocchia che ci ospita. Credo che le cose semplici, il fatto stare attorno al fuoco e fare baccano per le vie della città, attirino ancora, soprattutto i più piccoli. Credo che il fascino di questo evento stia tutto in questo aspetto qui” ha commentato Grazia Galimberti, presidente di quell’associazione Vivi Civate che ha organizzato la serata.
In poche parole: la potenza di un rito comunitario. Un rito che sopravvivere allo scorrere del tempo perché costruisce e consolida la comunità, regalando ai più piccoli un’esperienza originale da condividere con i loro amici. Sono stati proprio i bambini, del resto, a porsi in testa al corteo che ha attraverso il centro del paese, dal comune all’oratorio, accompagnando la gibiana al rogo con un gran fracasso fatto di fischietti e tamburelli.

Sono stati sempre loro a festeggiare lo sviluppo delle fiamme con i medesimi strumenti e a osservare le scintille disperdersi nel buio della notte. Emozioni che nessuna maratona di più ore di fronte a un videogioco e alla tv può generare. Alla fine, quando ormai il fuoco era spento e le paure bruciate, non poteva mancare un gustoso piatto di risotto con la salsiccia, preparato con cura dalle volontarie di Vivicivate. Per i più grandi, intenti ad osservare da lontano i loro figli giocare, c'era anche del buon vin brulè.