In viaggio a tempo indeterminato/316: canta che ti passa

Dopo più di 3000 km, è arrivato il momento di fare un piccolo bilancio.
è la prima volta che facciamo un viaggio così lungo in moto e devo ammettere che non è come lo aspettassi.
All'inizio è stata tosta. 70 km mi sembravano una distanza epica e ci mettevamo quasi tutto il giorno tra pause caffè, pause benzina, pause pipì, pause per sgranchirsi, pause acqua, pause... pause per qualunque cosa pur di alzarci e allontanarci da quella sella scomoda.
Mi ricordo ancora il messaggio su whatsapp che mandammo pochi giorni dopo aver comprato la moto, a due nostri amici che da anni girano il mondo su una due ruote: "Voi siete pazzi!! ma ci si abitua mai al dolore al fondoschiena?"
"Dopo un po' ci si fa il callo. Viaggiare in moto è stupendo!" fu la loro risposta.
e io pensai, "ok, sono pazzi. E’ scomodissimo!"
2930 km dopo devo dire che in realtà avevano ragione.
E hanno ragione anche tutti quelli che si innamorano di questo modo di viaggiare.
nella nostra storia ne abbiamo provati vari di mezzi, dalla macchina al minivan, ma questo ci sta dando grandi soddisfazioni.
E’ vero tutto quello che si dice.
Si vive il paesaggio attorno in un modo quasi esasperato. non ci sono barriere, vetri o lamiere come scudo. e questo vale sia nel bene che nel male.

video: https://youtu.be/9andaxr4pj0

Nel bene perché ti senti costantemente come dentro un film in 4d.
Tutto è estremamente intenso, gli stimoli sono tutti attorno a te e hai costantemente una visione a 360 gradi su ciò che ti circonda.
Per una come me che ama notare i dettagli, anche i più irrilevanti, è una vera goduria.
E’ la parte bella dell'essere passeggero. Sto attenta alla strada ma allo stesso tempo posso distrarmi osservando i piccoli momenti di quotidianità che si incastrano come pezzi di un puzzle a formare nella mia mente un'immagine colorata e dettagliata che corrisponde al Vietnam.
E la parte migliore è che basta accostare e fermarsi un attimo perché quel paesaggio, da sfondo al nostro viaggio, diventi protagonista attivo.
Siamo seduti in due a pochi centimetri di distanza ma l'esperienza che viviamo è diversa. E questa è un'altra cosa che rende unico questo modo di viaggiare.
mentre io noto i dettagli "inutili", paolo è concentrato su quelli utili. Quelli che ci evitano di andare addosso all'altra moto che si immette senza fermarsi allo stop. Quelli che ci permettono di non prendere buche, di non inchiodare malamente davanti alla signora in contromano che trasporta un palo lungo 5 metri sulla sua bicicletta.
Quelli che ci permettono di prevedere che manovra farà quel camion o di capire cosa significa la freccia che quella macchina ha messo dieci minuti prima.
insomma, lui deve stare attento alle cose pratiche io posso concentrarmi su quelle più astratte.
E quando ci raccontiamo quello che abbiamo notato, ne viene fuori l'esperienza completa ed è ancora più bella.
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Altra cosa che facciamo da quando siamo in moto è cantare. Cantiamo canzoni di qualunque tipo, in italiano o in inglese. La maggior parte delle volte cambiamo il testo mettendoci parole vietnamite che abbiamo imparato o frasi che non hanno alcun senso.
Ci aiuta moltissimo a rendere più "leggera" la parte complessa del viaggio in moto.
perché il lato positivo dell'essere immersi completamente nel paesaggio che ti circonda ha anche una controparte negativa e cioè il fatto che non hai protezione dalle condizioni atmosferiche e ambientali.
Percorrendo il Vietnam in moto da sud a nord ci siamo accorti dell'importanza del vento che, nel nostro caso, ha sempre soffiato contro. Vento da nord-est sempre dritto in faccia. E la parte peggiore non è che ti rallenta ma il rumore che fa. E’ un suono forte e costante che ti fa sembrare di andare a 100 all'ora quando in realtà viaggi a malapena a 50.
Il vento, silenzioso quando sei fermo, urla e rantola quando gli vai contro velocemente.
E poi c'è la pioggia, leggera e incessante o intensa e dirompente.
La vedi, la annusi, la tocchi, la vivi intensamente.
Le gocce in faccia fanno male e riempiono velocemente le lenti degli occhiali. le vedi volare impotenti davanti al vento contro.
Provano a infilarsi in ogni modo dentro le coperture in plastica che hai messo per ripararti. si insinuano cercando un valico libero, ma se hai esperienza e lo sai, le previeni chiudendo tutto ermeticamente.
E allora, con la certezza che tanto i vestiti sotto sono asciutti, ti godi anche la pioggia E  canti, canti perché sei in vietnam e nonostante tutto te la stai godendo.
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E alla fine ti ricordi che la chiave di tutto è sempre quella, prendere le cose con lo spirito giusto.
A volte basta una canzone, altre richiedono prima un urlo liberatorio.
Lo so che può suonare strano o folle, ma funziona.
Quando sentiamo che il peso è troppo, urliamo. Urliamo contro il vento, contro la pioggia, contro le buche, contro il mal di fondoschiena.
Sembriamo forse dei pazzi ma in realtà, anche in quei momenti di disagio, siamo felici.
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Angela (e Paolo)
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