Cremeno: installazione degli studenti per il giorno della memoria
Anche quest’anno scolastico, in occasione della Giornata della Memoria, l’ICS di Cremeno ha aderito all’iniziativa di creare un prodotto artistico/didattico/educativo.
L’installazione intitolata “Le Verità Nascoste“ è una sorta di viaggio che conduce per mano i giovani spettatori e li immerge in una realtà “distante“.
La proposta artistica, collocata nello spazio condiviso durante l’intervallo, è l’occasione per gli studenti di incontrare materiali tuttora presenti nei campi di sterminio: legno, foglie e filo spinato. È un lavoro semplice, ma ricco di significati; questi lentamente si schiudono dando forma a messaggi che portano a riflettere sull’importanza della vita di ogni essere umano.
Il lavoro parte dalla riflessione che “la vita dovrebbe essere come un albero che si spoglia lentamente perdendo foglie ricche di memoria che danzano nel vento “. Questa è la vita che ognuno di noi vorrebbe: una vita serena, ricca di esperienze che si spegne nella pace. Nei campi di concentramento questo non è accaduto poiché sono stati violati tutti i diritti dell’umanità.
Dato che le guerre iniziano per volere degli uomini, devono essere loro a difendere la pace e a promuovere il cambiamento. Ecco perché l’opera educativa allude anche ad un futuro di speranza partendo dai desideri e dall’immaginazione di ognuno di noi. Infatti, quelle che si possono vedere nella parte centrale dell’installazione sono foglie cadute e poi raccolte dagli studenti che non sono MAI state calpestate. Ogni foglia è la metafora di una vita rispettata fino all’ultimo.
Nel 1940 il “Viale della libertà”, così chiamato dai prigionieri, era delimitato da due file di pioppi disposti lungo la strada principale del campo di concentramento di Dachau: la Lagerstrasse. Esso metteva in comunicazione tutte le baracche con la piazza dell’appello e la domenica ospitava, per qualche ora, i detenuti che godevano rari momenti di tranquillità. L’installazione propone una ricostruzione di una piccola parte del viale.
Negli angoli della natura è scritta la storia del mondo: gli anelli degli alberi, per esempio, raccontano di imperi caduti, di guerre e di grandi scoperte. Il passato, dunque, vive silenziosamente sotto le cortecce degli alberi. Nell’installazione la natura denuncia l’atroce operato dell’uomo rivelando una cruda verità nascosta: da otto tronchi tagliati affiorano macchie nere che invadono dodici cerchi concentrici (corrispondenti agli anni in cui è stato operativo il DZ di Dachau). Del filo spinato arrugginito delimita e contiene ogni macchia .
L’installazione è completata da un video suggestivo che mostra immagini del campo, con momenti di vita strazianti, e termina con il desiderio di riavvolgere il nastro delle vite annientate dalla Storia.
Si guardano gli eventi storici sempre con il filtro della vita che si sta vivendo, quindi ricercare un modo per spiegare ai ragazzi la drammatica esperienza vissuta negli anni ‘40 non è mai semplice, ma l’arte contemporanea rende tutto più immediato e fruibile.
L’installazione intitolata “Le Verità Nascoste“ è una sorta di viaggio che conduce per mano i giovani spettatori e li immerge in una realtà “distante“.
La proposta artistica, collocata nello spazio condiviso durante l’intervallo, è l’occasione per gli studenti di incontrare materiali tuttora presenti nei campi di sterminio: legno, foglie e filo spinato. È un lavoro semplice, ma ricco di significati; questi lentamente si schiudono dando forma a messaggi che portano a riflettere sull’importanza della vita di ogni essere umano.
Il lavoro parte dalla riflessione che “la vita dovrebbe essere come un albero che si spoglia lentamente perdendo foglie ricche di memoria che danzano nel vento “. Questa è la vita che ognuno di noi vorrebbe: una vita serena, ricca di esperienze che si spegne nella pace. Nei campi di concentramento questo non è accaduto poiché sono stati violati tutti i diritti dell’umanità.
Dato che le guerre iniziano per volere degli uomini, devono essere loro a difendere la pace e a promuovere il cambiamento. Ecco perché l’opera educativa allude anche ad un futuro di speranza partendo dai desideri e dall’immaginazione di ognuno di noi. Infatti, quelle che si possono vedere nella parte centrale dell’installazione sono foglie cadute e poi raccolte dagli studenti che non sono MAI state calpestate. Ogni foglia è la metafora di una vita rispettata fino all’ultimo.
Nel 1940 il “Viale della libertà”, così chiamato dai prigionieri, era delimitato da due file di pioppi disposti lungo la strada principale del campo di concentramento di Dachau: la Lagerstrasse. Esso metteva in comunicazione tutte le baracche con la piazza dell’appello e la domenica ospitava, per qualche ora, i detenuti che godevano rari momenti di tranquillità. L’installazione propone una ricostruzione di una piccola parte del viale.
Negli angoli della natura è scritta la storia del mondo: gli anelli degli alberi, per esempio, raccontano di imperi caduti, di guerre e di grandi scoperte. Il passato, dunque, vive silenziosamente sotto le cortecce degli alberi. Nell’installazione la natura denuncia l’atroce operato dell’uomo rivelando una cruda verità nascosta: da otto tronchi tagliati affiorano macchie nere che invadono dodici cerchi concentrici (corrispondenti agli anni in cui è stato operativo il DZ di Dachau). Del filo spinato arrugginito delimita e contiene ogni macchia .
L’installazione è completata da un video suggestivo che mostra immagini del campo, con momenti di vita strazianti, e termina con il desiderio di riavvolgere il nastro delle vite annientate dalla Storia.
Si guardano gli eventi storici sempre con il filtro della vita che si sta vivendo, quindi ricercare un modo per spiegare ai ragazzi la drammatica esperienza vissuta negli anni ‘40 non è mai semplice, ma l’arte contemporanea rende tutto più immediato e fruibile.