Dervio: mamma e figlia morte nella Dacia contromano in ss36, per la Procura è da condannare l'autista della Audi centrata
Alla prossima udienza, fissata per il 27 marzo, i difensori si batteranno - strenuamente - per l'assoluzione dell'imputato, convinti debba uscire "pulito" da questa vicenda, drammatica da qualsiasi lato la si voglia guardare. Nel mentre quest'oggi, al cospetto del giudice per le udienze preliminari Nora Lisa Passoni, la Procura - questa mattina rappresentata dal sostituto procuratore Giulia Angeleri, dopo l'apertura del fascicolo su iniziativa del capo Ezio Domenico Basso - ha rassegnato le proprie conclusioni chiedendo la condanna dell'imputato a 5 mesi e 10 giorni, in considerazione della concessione delle attenuanti generiche prevalenti e dell'evidente concorso di colpa. Macroscopico, visto che a giudizio si trova l'automobilista che lo scorso 19 ottobre 2022 guidava l'Audi contro la quale si è schiantata l'utilitaria condotta dalla giovane Maimouna Gueye - 27 anni appena - che, per cause insondabili, stava marciando lungo la ss36 contromano, in galleria tra l'altro, dopo aver utilizzato una piazzola per invertire la rotta.
Omicidio stradale il reato a lui ascritto, anche sulla base di una consulenza affidata alla dottoressa Benedetta Arosio che ha evidenziato come la sua Audi, viaggiasse ad una velocità di circa 140km/h, ben superiore al limite, fissato in 90 km/h, portando alla contestazione anche di altre violazioni al codice della strada in relazione (pare) alla posizione del veicolo in carreggiata. In Aula, assistito dall'avvocato Marcello Perillo del Foro di Lecco e dal collega lariano Filippo Vergani, il seregnese ha optato per il rito abbreviato, scelta che ha fatto ritirare la richiesta di costituzione di parte civile di uno dei figli di Aida Sene (fratello dunque di Maimouna Gueye), inizialmente rappresentato da un legale meneghino, riservandosi dunque di procedere poi eventualmente in sede civile.
Veloce l'udienza odierna, riservata alle sole conclusioni della Procura, cui seguiranno, alla prossima, le argomentazioni, chiaramente in senso contrario, dei difensori, convinti di come la condotta del loro assistito sia da ritenersi irrilevanti rispetto al drammatico esito dell'incidente, imputabile alla circostanza - imprevedibile per il loro cliente - di essersi visto arrivare contro una vettura, nel palese senso contrario di marcia. Al giudice poi l'ultima parola.
Devastante l'impatto tra le due vetture, ridotte entrambe a un cumulo di lamiere. A Dervio, nell'incidente, sono morte sia la garlatese al volante della piccola Dacia Sandero rossa, sia la madre, Aida Sene, di origini senegalesi seduta sul sedile passeggeri. Ospedalizzato in codice giallo, invece, il 48enne di Seregno, ora a giudizio, avendo riportato traumi e contusioni che hanno richiesto - oltre al ricovero - anche un successivo periodo di riabilitazione.
Omicidio stradale il reato a lui ascritto, anche sulla base di una consulenza affidata alla dottoressa Benedetta Arosio che ha evidenziato come la sua Audi, viaggiasse ad una velocità di circa 140km/h, ben superiore al limite, fissato in 90 km/h, portando alla contestazione anche di altre violazioni al codice della strada in relazione (pare) alla posizione del veicolo in carreggiata. In Aula, assistito dall'avvocato Marcello Perillo del Foro di Lecco e dal collega lariano Filippo Vergani, il seregnese ha optato per il rito abbreviato, scelta che ha fatto ritirare la richiesta di costituzione di parte civile di uno dei figli di Aida Sene (fratello dunque di Maimouna Gueye), inizialmente rappresentato da un legale meneghino, riservandosi dunque di procedere poi eventualmente in sede civile.
Veloce l'udienza odierna, riservata alle sole conclusioni della Procura, cui seguiranno, alla prossima, le argomentazioni, chiaramente in senso contrario, dei difensori, convinti di come la condotta del loro assistito sia da ritenersi irrilevanti rispetto al drammatico esito dell'incidente, imputabile alla circostanza - imprevedibile per il loro cliente - di essersi visto arrivare contro una vettura, nel palese senso contrario di marcia. Al giudice poi l'ultima parola.
A.M.