Lecco perduta/409: un libro da ricordare “Lecco e lecchesi nel 1859”
Un ben noto quotidiano nazionale nei giorni scorsi, in “terza pagina” ha pubblicato un ampio servizio dal titolo “Rivalutiamo l’impresa dei Mille; è l’atto fondativo dell’Italia unita”. Nel testo del menzionato articolo, di Fulvio Cammarano, si evidenzia “non c’è dubbio che l’11 maggio 1860, quando i Mille sbarcano a Marsala, rappresenta la data realmente fondativa. Ci troviamo, infatti, di fronte all’impresa che più di ogni altra nella storia d’Italia è riuscita … l’inizio dell’avventura garibaldina avrebbe condotto nel giro di cinque mesi all’annessione del Regno delle due Sicilie al Piemonte, ponendo le basi per la nascita di un inatteso, per tempi e dimensioni, Stato italiano”.
Nello spirito di questa profonda indicazione storica vi è un libro che la città di Lecco dovrebbe nuovamente conoscere e, quindi, essere nuovamente pubblicato. E’ stato edito dal Comune di Lecco per le celebrazioni centenarie della seconda guerra di indipendenza nazionale, quella del 1859, ricordata in particolare per le decisive battaglie di Solferino e San Martino. E’ la guerra di indipendenza che libera la Lombardia dalla presenza austriaca e la annette con pieno titolo al regno d’Italia.
Il libro menzionato è “Lecco e lecchesi nel 1859”, dovuto ad Edmondo ed Adele Martini, edito da Fratelli Grassi, con l’impaginazione dell’architetto Bruno Bianchi. Nell’introduzione il sindaco di allora Angelo Bonaiti sottolinea “l’amore di Patria, sincero e generoso, è una delle più limpide tradizioni della nostra città e luminosi, nella sua storia, rifulgono, sopra tutti, gli anni 1848 e 1859. E’ per noi un caro dovere il ricordo di quegli anni eroici, come atto di riconoscenza verso il passato, come atto di fiducia per il futuro”.
Gli autori di “Lecco e lecchesi nel 1859” sono entrambi scomparsi. Edmondo Martini è stato un noto avvocato e personaggio di primo piano della vita civica, impegnato in diverse associazioni. La consorte Adele Sirolli Martini è stata la non dimenticata direttrice della civica biblioteca ancora nella vecchia sede di Palazzo Ghislanzoni, in via Roma, sul finire degli anni ’50 ed all’inizio del ’60 del Novecento. Il primo erede della famiglia Martini è l’avvocato Richard, ora residente a Pescate, noto anche come esperto velista, da diversi anni protagonista della regata autunnale di fine stagione, a novembre, organizzata dalla Canottieri Lecco che nel prossimo autunno toccherà l‘edizione numero 50.
Nelle note di introduzione alla pubblicazione i due autori hanno sottolineato “Abbiamo inteso riferire alcuni avvenimenti dell’anno 1859, così come li videro e li vissero i lecchesi di cento anni fa”.
Il libro menzionato pubblica i documenti relativi alla magnifica giornata del 1859, quella del 29 maggio, quando, alle ore 11, il Consiglio Comunale deliberò di dichiararsi all’adesione del Governo di sua maestà sarda. Era una domenica.
Dal 1859 è facile il passaggio al mitico 1860 della spedizione dei Mille e qui spiccano in tutta la loro grandezza risorgimentale e garibaldina i cinque fratelli Torri Tarelli.
La pubblicazione dedica loro pagine di rievocazione e documentazione. Si sottolinea che ricordare Carlo, Battista, Tommaso, Giovanni e Giuseppe Torri Tarelli significa passare idealmente in rassegna i tanti lecchesi che si sono battuti per l’Unità nazionale.
Tra i cinque fratelli spicca Giuseppe che nel 1859, alla notizia dei primi scontri tra gli austriaci ed i piemontesi, affiancati dai francesi, si arruolò volontario. Nel 1860 è stato tra i primi a raggiungere Quarto con il fratello Carlo. Nella battaglia alla periferia di Palermo venne colpito da proiettile ad un braccio. Giuseppe trascurò la ferita limitandosi a sommarie medicazioni. Durante la marcia in Calabria la ferita divenne mortale per una complicazione infettiva che risultava incurabile per la medicina del tempo. Ricoverato nell’ospedale di Catanzaro, città dove era entrato con le avanguardie della compagnia garibaldina guidata del quasi leggendario Nino Bixio, Giuseppe morì per infezione incurabile.
Nell’estate 1991 Giuseppe Pupa, dirigente della Camera di Commercio in Lecco, nativo di Catanzaro, trascorrendo le vacanze nella città nativa, volle ricercare negli archivi comunali il certificato di morte di Giuseppe Torri Tarelli. Venne rintracciato con il determinante contributo dell’ufficiale di stato civile, avvocato Giovanni Siciliano. Il documento menziona che Giuseppe Torri Tarelli, di anni 21, tenente delle truppe garibaldine, è deceduto in Catanzaro il giorno 28 del mese di settembre dell’anno 1860.
Lecco non dimenticò i cinque fratelli Torri Tarelli. Già dopo la morte di Carlo nel 1882, si era progettato un ricordo marmoreo; la proposta tornò attuale dopo la scomparsa di Giovanni Battista, nel 1901. Quasi trent’anni dovevano, però, trascorrere prima dell’inaugurazione della lapide sul lungolago, nella via che ha preso il nome Torri Tarelli, sulla facciata della casa paterna dei cinque fratelli. La cerimonia inaugurale ebbe luogo nel maggio 1930, con l’intervento di Ezio Garibaldi e di due reduci novantenni della spedizione dei Mille: Luigi Bolis di Bergamo ed Enea Ellero di Pordenone. L’altorilievo in bronzo con i cinque fratelli garibaldini è opera dello scultore Angelo Mantegani. L’epigrafe della lapide si deve a noto poeta Giovanni Bertacchi.
La cappella della famiglia Nava-Torri Tarelli si trova nel cimitero monumentale di via Parini, lungo il colonnato sul lato sinistro. Una lapide ricorda i Torri Tarelli presso la casa di famiglia ad Onno che si affaccia sul piccolo porto della frazione del Comune di Oliveto Lario.
La pubblicazione di Edmondo ed Adele Martini pubblica un’eccezionale fotografia dell’anno 1903 con il gruppo dei superstiti garibaldini lecchesi che hanno partecipato campagne risorgimentali.
Nello spirito di questa profonda indicazione storica vi è un libro che la città di Lecco dovrebbe nuovamente conoscere e, quindi, essere nuovamente pubblicato. E’ stato edito dal Comune di Lecco per le celebrazioni centenarie della seconda guerra di indipendenza nazionale, quella del 1859, ricordata in particolare per le decisive battaglie di Solferino e San Martino. E’ la guerra di indipendenza che libera la Lombardia dalla presenza austriaca e la annette con pieno titolo al regno d’Italia.
Il libro menzionato è “Lecco e lecchesi nel 1859”, dovuto ad Edmondo ed Adele Martini, edito da Fratelli Grassi, con l’impaginazione dell’architetto Bruno Bianchi. Nell’introduzione il sindaco di allora Angelo Bonaiti sottolinea “l’amore di Patria, sincero e generoso, è una delle più limpide tradizioni della nostra città e luminosi, nella sua storia, rifulgono, sopra tutti, gli anni 1848 e 1859. E’ per noi un caro dovere il ricordo di quegli anni eroici, come atto di riconoscenza verso il passato, come atto di fiducia per il futuro”.
Gli autori di “Lecco e lecchesi nel 1859” sono entrambi scomparsi. Edmondo Martini è stato un noto avvocato e personaggio di primo piano della vita civica, impegnato in diverse associazioni. La consorte Adele Sirolli Martini è stata la non dimenticata direttrice della civica biblioteca ancora nella vecchia sede di Palazzo Ghislanzoni, in via Roma, sul finire degli anni ’50 ed all’inizio del ’60 del Novecento. Il primo erede della famiglia Martini è l’avvocato Richard, ora residente a Pescate, noto anche come esperto velista, da diversi anni protagonista della regata autunnale di fine stagione, a novembre, organizzata dalla Canottieri Lecco che nel prossimo autunno toccherà l‘edizione numero 50.
Nelle note di introduzione alla pubblicazione i due autori hanno sottolineato “Abbiamo inteso riferire alcuni avvenimenti dell’anno 1859, così come li videro e li vissero i lecchesi di cento anni fa”.
Il libro menzionato pubblica i documenti relativi alla magnifica giornata del 1859, quella del 29 maggio, quando, alle ore 11, il Consiglio Comunale deliberò di dichiararsi all’adesione del Governo di sua maestà sarda. Era una domenica.
Dal 1859 è facile il passaggio al mitico 1860 della spedizione dei Mille e qui spiccano in tutta la loro grandezza risorgimentale e garibaldina i cinque fratelli Torri Tarelli.
La pubblicazione dedica loro pagine di rievocazione e documentazione. Si sottolinea che ricordare Carlo, Battista, Tommaso, Giovanni e Giuseppe Torri Tarelli significa passare idealmente in rassegna i tanti lecchesi che si sono battuti per l’Unità nazionale.
Tra i cinque fratelli spicca Giuseppe che nel 1859, alla notizia dei primi scontri tra gli austriaci ed i piemontesi, affiancati dai francesi, si arruolò volontario. Nel 1860 è stato tra i primi a raggiungere Quarto con il fratello Carlo. Nella battaglia alla periferia di Palermo venne colpito da proiettile ad un braccio. Giuseppe trascurò la ferita limitandosi a sommarie medicazioni. Durante la marcia in Calabria la ferita divenne mortale per una complicazione infettiva che risultava incurabile per la medicina del tempo. Ricoverato nell’ospedale di Catanzaro, città dove era entrato con le avanguardie della compagnia garibaldina guidata del quasi leggendario Nino Bixio, Giuseppe morì per infezione incurabile.
Nell’estate 1991 Giuseppe Pupa, dirigente della Camera di Commercio in Lecco, nativo di Catanzaro, trascorrendo le vacanze nella città nativa, volle ricercare negli archivi comunali il certificato di morte di Giuseppe Torri Tarelli. Venne rintracciato con il determinante contributo dell’ufficiale di stato civile, avvocato Giovanni Siciliano. Il documento menziona che Giuseppe Torri Tarelli, di anni 21, tenente delle truppe garibaldine, è deceduto in Catanzaro il giorno 28 del mese di settembre dell’anno 1860.
Lecco non dimenticò i cinque fratelli Torri Tarelli. Già dopo la morte di Carlo nel 1882, si era progettato un ricordo marmoreo; la proposta tornò attuale dopo la scomparsa di Giovanni Battista, nel 1901. Quasi trent’anni dovevano, però, trascorrere prima dell’inaugurazione della lapide sul lungolago, nella via che ha preso il nome Torri Tarelli, sulla facciata della casa paterna dei cinque fratelli. La cerimonia inaugurale ebbe luogo nel maggio 1930, con l’intervento di Ezio Garibaldi e di due reduci novantenni della spedizione dei Mille: Luigi Bolis di Bergamo ed Enea Ellero di Pordenone. L’altorilievo in bronzo con i cinque fratelli garibaldini è opera dello scultore Angelo Mantegani. L’epigrafe della lapide si deve a noto poeta Giovanni Bertacchi.
La cappella della famiglia Nava-Torri Tarelli si trova nel cimitero monumentale di via Parini, lungo il colonnato sul lato sinistro. Una lapide ricorda i Torri Tarelli presso la casa di famiglia ad Onno che si affaccia sul piccolo porto della frazione del Comune di Oliveto Lario.
La pubblicazione di Edmondo ed Adele Martini pubblica un’eccezionale fotografia dell’anno 1903 con il gruppo dei superstiti garibaldini lecchesi che hanno partecipato campagne risorgimentali.
A.B.