Lecco: il 12 la libreria Parole nel tempo ospita Riccardo Chiaberge
Venerdì 12 gennaio 2024, alle ore 18.00, lo scrittore e giornalista Riccardo Chiaberge, già direttore delle pagine culturali del Corriere della Sera e del supplemento domenicale del Sole 24 ore, presenterà alla libreria Parole nel tempo (Via Partigiani 19, Lecco) il suo recentissimo volume "La formula della longevità. Vite che hanno allungato la nostra" (Vicenza, Neri Pozza Editore, 2023)
Già direttore delle pagine culturali del Corriere della Sera, del supplemento domenicale del Sole 24 Ore, e per più breve tempo dell’inserto culturale de Il Fatto Quotidiano, direttore scientifico presso l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana del Libro dell'anno, biografo di Marconi (Wireless, Milano, Garzanti, 2013), Chiaberge sviluppa da anni una indagine fra scienza, tecnologia e società, della quale è espressione il volume 1918. La grande epidemia (Torino, Utet, 2016) sull'influenza spagnola, che pochi anni dopo sarebbe apparsa quasi profetica.
L’allungamento della vita umana è stato la vera, grande rivoluzione degli ultimi due secoli. Come è potuta avvenire? Chi e che cosa l’ha resa possibile? Tra le innovazioni tecniche (il frigorifero, la cintura di sicurezza, etc.) e le scoperte scientifiche (l’individuazione di virus e batteri devastanti, etc.) che Chiaberge ha sviluppato nel suo libro, ci piace citare – con le sue parole - una scoperta di Giovanni Battista Grassi, la cui memoria, grazie all’intitolazione del locale Liceo Scientifico, suona come particolarmente legata alla città di Lecco.
Il signore delle zanzare
Alla fine dell’Ottocento nelle campagne italiane si moriva di malaria. La chiamavano febbre palustre poiché era diffusa soprattutto nelle zone umide e acquitrinose. I casi erano circa due milioni all’anno con dieci o quindicimila vittime, per lo più bambini. La causa era ignota e i medici brancolavano nel buio. L’unico rimedio sembrava essere il chinino, estratto dalla corteccia di una pianta andina, ed era efficace solo se dato per tempo, nelle prime fasi della malattia. Un giorno, finalmente, arrivò Giovanni Battista Grassi, uno studioso lombardo radicato a Roma che scopre che il responsabile di quella epidemia è una zanzara di nome Anofele. Si tratta di una zanzara particolare che, pungendo l’epidermide delle vittime, inocula nel loro sangue un parassita che trasmette la malattia. Più o meno negli stessi anni, giunge alle medesime conclusioni anche un medico inglese, Ronald Ross, che però non arriva a identificare la zanzara come responsabile della trasmissione della malattia. Eppure, nel 1902, l’Accademia di Stoccolma consegna il Nobel per la medicina a Ross e non a Grassi, forse per pregiudizio anti italiano. Grassi non accetterà mai questa umiliazione e i due continueranno a litigare per tutta la vita. Ma se da settant’anni in Italia è scomparsa la malaria dobbiamo dire grazie soprattutto a Grassi.
Già direttore delle pagine culturali del Corriere della Sera, del supplemento domenicale del Sole 24 Ore, e per più breve tempo dell’inserto culturale de Il Fatto Quotidiano, direttore scientifico presso l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana del Libro dell'anno, biografo di Marconi (Wireless, Milano, Garzanti, 2013), Chiaberge sviluppa da anni una indagine fra scienza, tecnologia e società, della quale è espressione il volume 1918. La grande epidemia (Torino, Utet, 2016) sull'influenza spagnola, che pochi anni dopo sarebbe apparsa quasi profetica.
L’allungamento della vita umana è stato la vera, grande rivoluzione degli ultimi due secoli. Come è potuta avvenire? Chi e che cosa l’ha resa possibile? Tra le innovazioni tecniche (il frigorifero, la cintura di sicurezza, etc.) e le scoperte scientifiche (l’individuazione di virus e batteri devastanti, etc.) che Chiaberge ha sviluppato nel suo libro, ci piace citare – con le sue parole - una scoperta di Giovanni Battista Grassi, la cui memoria, grazie all’intitolazione del locale Liceo Scientifico, suona come particolarmente legata alla città di Lecco.
Il signore delle zanzare
Alla fine dell’Ottocento nelle campagne italiane si moriva di malaria. La chiamavano febbre palustre poiché era diffusa soprattutto nelle zone umide e acquitrinose. I casi erano circa due milioni all’anno con dieci o quindicimila vittime, per lo più bambini. La causa era ignota e i medici brancolavano nel buio. L’unico rimedio sembrava essere il chinino, estratto dalla corteccia di una pianta andina, ed era efficace solo se dato per tempo, nelle prime fasi della malattia. Un giorno, finalmente, arrivò Giovanni Battista Grassi, uno studioso lombardo radicato a Roma che scopre che il responsabile di quella epidemia è una zanzara di nome Anofele. Si tratta di una zanzara particolare che, pungendo l’epidermide delle vittime, inocula nel loro sangue un parassita che trasmette la malattia. Più o meno negli stessi anni, giunge alle medesime conclusioni anche un medico inglese, Ronald Ross, che però non arriva a identificare la zanzara come responsabile della trasmissione della malattia. Eppure, nel 1902, l’Accademia di Stoccolma consegna il Nobel per la medicina a Ross e non a Grassi, forse per pregiudizio anti italiano. Grassi non accetterà mai questa umiliazione e i due continueranno a litigare per tutta la vita. Ma se da settant’anni in Italia è scomparsa la malaria dobbiamo dire grazie soprattutto a Grassi.
Date evento
venerdì, 12 gennaio 2024